Primo obbiettivo: rientrare subito nel giro Champions. Secondo obbiettivo: coinvincere i campioni a tornare alla Juve. E nell’immediato? “Essere bravi a gestire le partite, sopratutto quelle meno diffcili sulla carta”. Ma il rinnovo di contratto? “Restano dei dettagli da sistemare ma coi dirigenti ci siamo già stretti le mani e per me vale come una firma”.
Questa ed altre cose interessanti nel’intervista qui di seguito al Chiello.
Chiellini, tra la Juve e la Nazionale, lei è al centro di due programmi di rinascita. Quale si realizzerà prima?
«Bisogna vedere a che livello si punta. Credo che per entrambe siamo nell’ordine dei quattro anni di lavoro più che dei due».
Anche la Juve dovrà aspettare tanto?
«Ripeto che dipende da ciò cui si punta. Quest’anno l’obiettivo è andare in Champions League per tanti motivi, compreso invogliare i campioni a venire da noi l’anno prossimo».
Il nome Juventus non basta più ad attirarli?
«Forse colpisce ancora gli italiani ma chi è all’estero cerca un club che gli dia la migliore vetrina europea».
Evidentemente lei ci crede se vuole firmare per altri cinque anni. Ormai ha deciso?
«Materialmente non ho firmato il rinnovo perchè non ho il dono dell’ubiquità: lo farò al ritorno dalla Nazionale. Ci sono da sistemare piccoli dettagli ma c’è stata una stretta di mano e vale come una firma per me e per loro».
La buona prestazione con l’Inter non alza gli obiettivi?
«Ha confermato che quando restiamo uniti e compatti rischiamo poco, come con il Manchester City. Contro le grandi funzioniamo, dobbiamo fare il salto di qualità contro le più deboli, dobbiamo diventare più bravi quando siamo noi a dover fare la partita».
Ma è vero che è più facile giocare nella difesa della Nazionale che della Juve?
«Prandelli chiede le cose che abbiamo sempre fatto, Del Neri invece pretende movimenti diversi da quelli abituali e ci vuole più tempo per impararli. Ho parlato con chi l’ha avuto come allenatore e mi hanno detto tutti la stessa cosa: all’inizio si fatica moltissimo a capirlo, poi si viaggia che è un piacere».
Non c’è il rischio di metterci troppo tempo?
«E’ cambiato il clima con i tifosi che sono più pazienti: con il Palermo ci hanno chiamato sotto la curva per applaudirci nonostante la sconfitta e il fatto che fossimo incavolati neri».
Come lo spiega?
«Magari ci sono altri motivi tuttavia credo che nel rapporto con i tifosi conti molto la presenza di Andrea Agnelli: si sentono più partecipi e più vicini alla società».
A proposito di campioni per la Juve, cos’è oggi Krasic per voi?
«Lo conoscevo e ci avevo giocato contro nell’Under: ero convinto che ci avrebbe aiutato con la sua velocità e il modo di giocare però è stato davvero l’uomo in più di queste settimane e non me l’aspettavo. Ha acceso la luce nei momenti più bui. Adesso verrà il difficile perchè tutti prenderanno le contromisure: prima gli concedevano l’uno contro uno, adesso lo guardano già in due».
Lo farete anche voi martedì prossimo contro la Serbia?
«Certo non gli daremo spazio per partire e se c’è da dargli qualche bottarella lo faremo senza pensare alla Juve anche se Del Neri ci ha detto di non picchiarlo perchè ci serve. Con l’Irlanda e la Serbia ci giochiamo una fetta di qualificazione: a batterle tutte e due avremo quasi un piede nell’Europeo».
[Marco Ansaldo – Fonte: www.nerosubiancoweb.com]
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