Da diverse settimane l’Inter è concentrata sugli addii ai senatori e si domanda cosa fare delle potenzialità rimaste tali di alcuni giocatori in rosa. Il giochino della “cessione o conferma” si è sovrapposto alla campagna acquisti che ha già portato in dote Vidic e creato speranze per un paio di nomi importanti come Obi Mikel e Dzeko. L’addio a Zanetti e poi quello di Cambiasso fanno male ma il motivo per cui la società si priverà di un centrocampista che, nonostante i suoi 33 anni, è un giocatore ancora preziosissimo, immagino sia dovuto ad un nuovo acquisto importante nello stesso ruolo, all’età e all’ingaggio particolarmente oneroso. É il sigillo dell’inizio di una nuova era e il congedo da quella vecchia, con un comunicato professionale di Piero Ausilio. Uno che ci mette la faccia.
Temo di aver visto anche l’ultima partita di Alvarez in nerazzurro. Una parte di me spera anche nella sua cessione, considerando che è impossibile farlo digerire a un pubblico che lo detesta. Ha ricevuto l’attestato di stima da Jurgen Klopp e l’interesse del Monaco, oltre alla convocazione nella Nazionale argentina ai mondiali. Tuttavia ormai la maggioranza chiassosa del pubblico ha sentenziato che non è da Inter. Personalmente ho amato Alvarez e la sua eleganza e quella sfortuna per essere capitato nelle peggiori stagioni dell’Inter dell’ultimo ventennio, con squadre incapaci di fare movimento senza palla e dunque, di fatto, castrando le sue qualità. Mi amareggiava vederlo entrare tra i fischi e sentirlo beccare dai professionisti del dissenso. Quelli che gridano sempre “somaro” allo stadio per intenderci. In definitiva Alvarez ha sempre giocato in una virtuale trasferta in cui io e altri incompetenti abbiamo ammirato il suo talento. Se partirà come pare, il popolo dei competenti sarà entusiasta. Su Kovacic alcuni di loro si sono ravveduti e mi fa piacere ma mi sconcerta sempre sentire qualcuno che insiste nel definirlo un “mezzo giocatore”.
Intanto a tutti interessa quello che avrà da dire mercoledì, nell’annunciata conferenza stampa, Walter Mazzarri con i suoi sassolini da togliersi. Ho speso diversi editoriali questa stagione, cecando di far capire perché il tecnico ha sbagliato numerosi passaggi tra scelte tecniche, parole in conferenza stampa e soprattutto atteggiamento in generale. Al di là delle mail ricevute per congratularsi per il pensiero condiviso (e di questo ringrazio chi mi ha scritto) mi hanno colpito quelle di biasimo, specie per il tipo di motivazioni opposte alle mie.
Il riassunto delle argomentazioni è più o meno questo: “la rosa è scadente, lui ha fatto miracoli, ha giocato bene diverse partite, ha avuto pochi infortuni e ha rilanciato diversi giocatori. E poi basta criticare sempre l’allenatore!“. Qualcuno mi ha persino scritto dei contro editoriali parlando male di chiunque. Da Moratti a Branca, dallo stesso Zanetti fino a Fassone. Un gioco delle freccette per farmi capire come il povero Mazzarri fosse solo una vittima del sistema Inter. Poi su questo sito è uscito un articolo interessante basato sulla tesi che nessun allenatore convince mai i tifosi dell’Inter. E’ una valutazione parzialmente vera ma che si appoggia a una convinzione alla necessità di uniformare i sentimenti di 6 milioni di persone (circa).
Personalmente sono rimasto interlocutorio verso Benitez, colpito favorevolmente da Leonardo, sconcertato dallo juventino Gasperini, irritato dal normalizzatore Ranieri, entusiasta per Stramaccioni e amareggiato per quello che gli è stato fatto passare, anche dai tifosi forcaioli, inconsapevoli di parecchie faccende avvenute la scorsa stagione. Poi è arrivato Mazzarri e mi sono accorto che qualunque argomentazione a lui contraria viene respinta con una certa energia.
E visto che il tecnico livornese vuole parlare bene con la società sono curioso di sapere quali argomentazioni porterà. Io ravviso solo che quest’anno Mazzarri ha giocato 16 (dico sedici!) partite in meno rispetto alla scorsa stagione, ha quindi avuto pochi infortuni, la squadra ha corso poco e di certo raggiunto il minimo sindacale degli obiettivi, un quinto posto che consegna l’Inter ai preliminari di Europa League, si è vista una parziale organizzazione e tanta noia, poco gioco e il talento imbavagliato a favore degli equilibri. No, io non credo che non si potesse fare di meglio. Di molto meglio.
[Lapo De Carlo – Fonte: www.fcinternews.it]
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