Ci sentivamo quasi patetici nel voler pretendere da Alessandro Petacchi, visibilmente in declino, un successo di tappa in questa Vuelta. Confidavamo ancora in lui malgrado si capisse come non fosse in grado di sprigionare quella potenza necessaria per imporsi in una tappa davanti a gente come Farrar e Cavendish. Le frazioni precedenti lo avevano relegato ai margini delle aspettative, risucchiato nell’oblio della propria carriera.
Il jet, quello che rombava come nessun altro prima di decollare ed atterrare sulle ali della gloria, sembrava aver spento i motori, o comunque, si aveva la sensazione che si fossero ormai usurati i meccanismi deputati al suo funzionamento. Faceva quasi tenerezza mista a rabbia nel vederlo sprintare senza speranze. In noi, che lo amiamo, c’era una sorta di rassegnazione che andava a fondersi con l’utopistica speranza di rivederlo tagliare il traguardo a braccia levate, rivivendo, magari per un solo giorno, le emozioni che un tempo erano routine, quando Petacchi era semi imbattibile, quando si era costruito una rendita che gli avrebbe garantito un futuro da leggenda del pedale.
Ma, per la serie “A volte ritornano” ad Orihuela il sogno si è tramutato in realtà. Petacchi ha fatto rombare i motori lasciando dietro di se una scia che avrebbe avviluppato persino Cavendish, battuto di mezza bicicletta, quasi a voler ricordare al britannico chi era il vero Petacchi: un mostro. Un mostro capace di mietere record su record, di vincere 20 tappe alla Vuelta (2° di sempre), 6 al Tour (su 3 partecipazioni appena!) e 26 al Giro, per un totale di 52 che lo pongono al 3° posto all time, dietro Cipollini (57) e super Merckx 65. A 36 anni Petacchi sarà sul viale del tramonto, ma fra un albero e l’altro c’è ancora spazio per le ultime glòrie. “Oggi, tutto quanto programmato nella riunione pre-corsa, è stato realizzato in maniera perfetta – ha spigato un soddisfatto Piovani, ds della Lampre-Farnese Vini in coppia con Vicino – Abbiamo tenuto sotto controllo la fuga dei quattro attaccanti, andando a riprenderli con una tempistica invidiabile.
Poi i ragazzi hanno condotto Petacchi nel finale nella migliore maniera possibile: il personale della nostra squadra che si occupa dell’arrivo ci aveva comunicato che a 350 metri la strada si restringeva molto, una informazione molto utile che ci ha convinto a prendere gli ultimi 500 metri con convinzione in testa al gruppo. Petacchi ha poi rifinito nella migliore maniera possibile tutto questo lavoro”. “Vittoria bellissima: mi regala tanta soddisfazione in quanto risultato di un grande lavoro dei miei compagni – ha spiegato Petacchi dopo la corsa – Ho bene in mente ogni metro da quando siamo passati a 2 km dal traguardo: prima si è messo Bole in testa al gruppo, alzando la velocità e tenendo un ottimo passo per tantissimo, dato che si è spostato solo ai -700 mt; quindi è stato il turno di Furlan tirare fino all’imbocco di una chicane, punto nel quale la strada si stringeva; Hondo si è lanciato ad altissima velocità nelle due curve, io l’ho seguito e sono partito ai 200 mt con una velocità nettamente superiore a quella degli avversari. In queste prime tappe ho pedalato con ben fisso in mente l’obiettivo della vittoria di tappa, la mia concentrazione era volta solo a questo traguardo: mi è dispiaciuto non aver colto il successo nelle due occasioni precedenti, ma ora posso festeggiare la vittoria con la squadra”.
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