Claudio Ranieri arriva all’Inter portando con sé una dote che a Gian Piero Gasperini mancava, la duttilità. Quella stessa che la società chiedeva al tecnico di Grugliasco e che lui, forse perché non era propria o forse perché era realmente convinto che quest’Inter avrebbe potuto far bene con un altro schema e un altro modo di interpretare il calcio, non è riuscito a mostrare. Claudio Ranieri è un gestore di forze: lui è un uomo che va incontro alle caratteristiche dei suoi uomini, un uomo che riesce a guidare e a stimolare i campioni. Ma non è uno che si lascia mettere i piedi in testa: giocherà sempre chi è in forma, anche a costo di rischiare scontro con i senatori: emblematico l’esempio del derby Lazio-Roma dell’aprile 2010, quando sostituiti Totti e De Rossi la Roma, sotto di un gol, porta a casa la stracittadina e mantiene la testa della classifica.
Ranieri, sotto un apparente aplomb british, ha il fuoco dentro. E’ pronto a questa nuova avventura e ha le idee chiare, specie su Wesley Sneijder: “Deve giocare da trequartista, molto vicino alla porta”, parole di ben diverso tenore rispetto a “E’ utile, ma non indispensabile”. Si ripartirà da lui, dalla sua classe e dalla sua attitudine da leader e spazierà tra il 4-4-2 a rombo sino al 4-2-1-3, con l’olandese sempre al comando delle operazioni, con i due esterni d’attacco (possono essere Forlán e Zárate, che tra l’altro hanno svolto questo ruolo in carriera) pronti a portare il primo pressing. Saranno loro i primi difensori nerazzurri.
Se Sneijder rappresenta il punto fermo, in attacco Pazzini, per la gioia del presidente Moratti, farà turn over con Diego Milito, riservandosi un discreto vantaggio nei confronti dell’argentino . Il bomber d’area di rigore è una caratteristica che tutte le squadre di Ranieri hanno avuto (come non citare anche l’ex nerazzurro Gabriel Omar Batistuta), come hanno sempre avuto a disposizione una buona fetta di giovani. Toccherà perciò a lui svezzare i vari Obi, Castaignos e Ricky Alvarez, coloro che il presidente ritiene il futuro. Per il resto, nell’attesa dei rientri di Maicon (un bulldozer che non vede l’ora di maneggiare sulla fascia), Stankovic e Motta, Ranieri è pronto affronta la nuova avventura nerazzurra con determinazione, quella necessaria per riportare in auge una squadra sfiduciata.
Non dimentichiamoci che il tecnico romano, nel 2007, ha salvato un Parma spacciato, nel 2008 e nel 2009 ha portato nelle prime tre della classifica una Juve che risaliva dalla Serie B e sfiorando uno scudetto all’ultima giornata, dopo che, nel novembre 2009, i punti di distacco dall’Inter erano 14. Ora i punti di distacco dalla vetta sono sei. C’è ancora tempo per recuperare e tentare l’ennesima Mission Impossible della sua carriera.
[Alberto Casavecchia – Fonte: www.fcinternews.it]