«Nessuno in Italia ha un giocatore come Kucka». Parola di Claudio Strinati che, prima di diventare direttore tecnico della Rari Nantes Savona di pallanuoto, è stato procuratore nel calcio. Della sua scuderia ha fatto parte anche “Tomasone” Skuhravy e successivamente il centrocampista Marcolini e l’attaccante Tiribocchi.
Però, prima ancora di tutto questo, Claudio Strinati è genoano, anzi, genoanissimo. Pianetagenoa1893.net lo ha raggiunto telefonicamente e, nonostante manchino poche ore alla semifinale di Coppa Len tra la sua Rari Nantes e il Marsiglia, lui non si è tirato indietro.
Claudio Strinati, le va di parlare un po’ del Genoa?
«Ma chiedete del Genoa a me? Cosa c’entro?».
Lei è un grande tifoso genoano…
«Quello sì… Da quando avevo dieci anni».
Intanto immaginiamo che stasera dalla sua Rari Nantes Savona si aspetti una partita “da Grifone”, magari in stile Genoa – Roma…
«Questa sera dalla mia “Rari” mi aspetto una partita da “Rari”. Non sarà una partita facile, sia sotto il profilo tecnico sia sotto il profilo tattico. Anche sotto il profilo mentale sarà dura: la perdita dei due ragazzi che a lungo sono stati con noi (Francesco Damonte e Nicolò Morena, ndr) ci ha segnato molto. Stasera la vita andrà avanti, lo sport andrà avanti e spero che la prova dei miei ragazzi sia anche un po’ da Genoa».
Come vede i rossoblù in questo momento?
«Io ho visto una buona squadra a Catania e una grande squadra a Milano, nel primo tempo, e due squadre diverse, inesistenti, in entrambe le riprese. Se il Genoa rientra in campo e non gioca più il discorso cambia. In più ci sono stati errori tecnici madornali, che un avversario come l’Inter non ti perdona: non si possono regalare cinque gol, tutti nati da errori del Genoa. Mentre guardavo la partita di domenica scorsa, alla fine del primo tempo ho commentato con un amico: “Andrà male, però il Genoa è una squadra”. Poi sono stato smentito. Nonostante questo resto fiducioso, gli ultimi due primi tempi hanno dato buoni segnali. Si sa che contro un avversario del calibro dell’Inter è più facile giocare di rimessa, la squadra ripartiva e raddoppiava. Al primo gol dei nerazzurri il Genoa si è sciolto, in antitesi alla partita con la Roma. Sono fiducioso, la squadra comincia ad avere un’identità, questo tecnico dovrà lavorare tanto per dare al Genoa la sua impronta».
Quindi se lei fosse il direttore tecnico del Genoa, confermerebbe Ballardini?
«Non ho detto questo. Lui sta dando la sua impronta alla squadra. Lui e altri giocatori si giocheranno la riconferma in queste ultime partite del campionato. Se Ballardini dovesse ancora dimostrare di aver dato una “forma” a questa squadra, io lo riconfermerei. Penso che cambiare spesso non sia mai produttivo, io sono per la continuità. Infatti gli ultimi grandi risultati il Genoa gli ha ottenuti grazie alla continuità data da Gasperini».
Lei è stato procuratore di molti giocatori, in particolare attaccanti come Tomas Skuhravy. Cosa ne pensa del parco attaccanti del Grifone?
«Il Genoa ha un parco attaccanti molto valido, forte della gioventù e del fiuto del gol di Paloschi e tante altre caratteristiche. Io conosco molto bene Palacio: ho lavorato a lungo con procuratori argentini e, nelle mie trasferte in Sudamerica, lo vidi giocare. È uno che sa fare la differenza, non è un centravanti, ma è una punta a tutto tondo, perché può ricoprire tutti i ruoli dell’attacco, svariando, saltando l’uomo. Boselli non è Milito, ma è un buon giocatore, poi l’ambiente del Genoa è molto simile a quelli delle squadre argentine, dove la forza fisica e l’entusiasmo sono doti importanti. Non è il classico bomber, però ha fatto bene. Il Genoa è sempre stato abituato ad avere dei centravanti come Borriello e Milito, parlando di fuoriclasse (in particolare il Principe), forse manca un giocatore giovane che abbia le caratteristiche di Borriello. Nel resto della rosa, il Genoa ha elementi che in Italia non ha nessuno, come Kucka: è un centrocampista “alla Gerrard”, unisce qualità, forza fisica e tiro. In Italia non è mai stato prodotto un giocatore del genere, come invece accade nei paesi dell’est e in Inghilterra, vedi Lampard. Lui nel secondo tempo sparisce, tende a calare, ma va detto che ha fatto un’altra preparazione rispetto al resto della squadra».
Accennava ad una punta con le caratteristiche di Marco Borriello, proprio quelle che riconoscono al giovanissimo Rodriguez…
«Lui è molto giovane e ha una pecca: non essere italiano. A Borriello bastava una piazza e un allenatore che li dessero fiducia. Rodriguez dovrà ambientarsi. Poi arriverà anche Zè Eduardo: anche lui non è una prima punta, ma sa dare del tu al pallone».
Potenzialmente il Genoa può chiudere a quota 50 punti questa stagione. Cosa ne pensa, si può fare?
«Penso che i 50 punti siano l’obiettivo a cui bisogna puntare, se si pensa che quest’estate si pensava ad altri traguardi, poi è successo quello che è successo. I 50 punti, ricollegandoci al discorso precedente, devono essere l’obiettivo dell’allenatore e dei giocatori per ottenere la riconferma. A meno di 50 si comincia a rischiare, anche perché dopo la vittoria del Cesena a Genova, la quota salvezza si è alzata. Domenica sarà una partita difficilissima e i giocatori vorranno assolutamente vincerla».
[Fabio Aronica – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]