Dall’accezione generale di partita a “porte chiuse” agli addetti ai lavori che potranno assistere alla gara
Quando si pensa di solito alle porte chiuse che immaginario abbiamo. Chi c’è all’interno di uno stadio a porte chiuse? In questo breve articolo proveremo a rispondere a queste domande. Innanzitutto la disputa di una partita a porte chiuse è una manovra coercitiva volta a punire una o più squadre per eventi gravissimi che possono essere stati causati da tifosi o da tesserati; nel caso del Coronavirus la misura non sarà ovviamente coercitiva ma volta garantire la salute pubblica.
La manovra prevede la chiusura integrale dello stadio al pubblico pagante fatta eccezione per alcune figure che possono assistere previa autorizzazione federale. Quando noi pensiamo ad uno stadio a porte chiuse immaginiamo uno stadio vuoto nella sua completezza, in realtà ciò non è proprio vero. Se il calcio riprenderà dopo lo stop Coronavirus sarà utile capire cosa si nasconde dietro una partita a porte chiuse.
Nello stadio secondo le norme al vaglio del Comitato Scientifico potranno essere ammessi, mantenendo sempre la distanza di sicurezza prevista dal dcpm, oltre ai calciatori, ai direttore di gara e allo staff tecnico e dirigenziale delle due squadre potranno essere presenti anche il personale tecnico fino ad un massimo di 100 unità, i raccattapalle, i manutentori del campo, il servizio di pulizia, gli organi della Procura Federale, i Delegati Lega, i medici Antidoping e i rappresentati della Commissione Federale Antidoping.
A questi si aggiungono gli addetti alla Pubblica Sicurezza, gli steward ridotti ma previsti nell’ordine pubblico, i Vigili del Fuoco e gli operatori del 118. Un’altra categoria che sarà presente anche se ridotta nel numero sarà quella della comunicazione: gli operatori televisivi, i giornalisti delle emittenti titolari dei diritti televisivi e della stampa accreditata, i fotografi ufficiali per le due società e infine un social media manager.
Secondo le norme vigenti, ma soggetti a mutazione il personale dell’informazione non potrà superare il numero di un massimo di 150 unità. La differenza sostanziale con una partita disputata a porte chiuse per ragioni di sicurezza sarà sui rapporti interpersonali come interviste, punti di aggregazione e tutto ciò che possa causare un assembramento in uno spazio breve fuori dalla dinamica di gioco: ad esempio saranno vietate le interviste a bordo campo, le conferenze stampa e le interviste in mix zone.
Potrebbe addirittura essere impedita, ma questa è al vaglio del protocollo, anche abbracci al seguito di un gol. Se dunque si dovrà ricominciare dovrà essere fatto tutto secondo un codice ben definito ancora più severo delle norme generali che regolano una gara a porte chiuse per garantire la massima sicurezza della salute.