Le parole del presidente della Fiorentina Rocco Commisso nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport.
FIRENZE – Rocco Commisso, presidente della Fiorentina, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Queste le sue parole circa l’eventuale ripresa del campionato: “Il Paese e il calcio non possono più restare fermi. Io sono sempre per il fare. Ho due mani: con la sinistra la salute, con la destra il lavoro. Ma occorre snellire la burocrazia, cancellare le inutili lentezze. Non mi sono mai opposto al ritorno del campionato. Che ricominci presto, ma non si comprometta la stagione ’20-’21”. Il patron Viola ha, poi, aggiunto: “L’eccessiva burocrazia è la rovina dell’Italia. Ma anche nel calcio, troppi i passaggi. Oggi ci sono la Lega, Gravina, Malagò, Spadafora e Conte. Se voglio fare uno stadio, e lo voglio costruire perché è la base per il rilancio e la stabilità, sportiva e finanziaria, di un club, incontro la burocrazia regionale, quella dello Stato..”.
Su Chiesa ha dichiarato: “L’ho trattato come un figlio, sono uno che coccola i calciatori. E non vendo i migliori che ho per prendere giocatori che non conosco. Due sono le condizioni per farlo andare via: la prima è che Federico me lo chieda e a oggi non l’ha fatto. La seconda, che l’offerta sia in linea con la valutazione che la società gli attribuisce. Potrei accontentarlo solo se le due cose si verificassero, ma, come ho spiegato, Chiesa non ha mai detto a me, né a Joe, né a Pradé, che se ne vuole andare. Manco da Firenze da due mesi, quando tornerò il futuro di Chiesa e Castrovilli non saranno il primo problema da affrontare, ma il secondo”.
E, infine, il suo rapporto con il calcio italiano: “Il calcio italiano mi aveva cercato altre volte. La prima nel 2000. I proprietari della Sampdoria erano venuti a chiedermi se fossi interessato a comprare la società. Poi ci aveva provato Di Benedetto per la Roma. Ma non era il momento giusto: avevo altre priorità, altre responsabilità, delle enormi responsabilità. Nel 2011 avevo trasformato la mia compagnia da pubblica a privata, acquisendo il 100 per cento delle azioni. Per farlo mi ero indebitato per 3,7 miliardi di dollari, dovevo e volevo concentrarmi esclusivamente su Mediacom. Quattro anni fa, nel 2016, Della Valle aveva dato il mandato a vendere a Credit Suisse. Lo stesso nel 2017, ma il prezzo era ancora troppo alto. A gennaio avevo peraltro preso la maggioranza dei New York Cosmos. Un anno dopo mi hanno avvicinato per il Milan, e sai bene quello che è successo”.