A Inter Channel, in prima serata, ha parlato a tutto campo Ivan Cordoba. Il vicecapitano nerazzurro si è confessato a 360°, ed ecco quanto evidenzia Inter.it.
Cordoba: ha raggiunto il traguardo delle trecento presenze in campionato, ora l’obiettivo è raggiungere le cinquecento complessive in maglia nerazzurra?
“Sì, speriamo propro di sì, anche se sono poche rispetto alle infinite presenze del mio amico Javier Zanetti… Sono comunque tante partite, ma credo che siano giuste in tanti anni di carriera all’Inter”.
Nella storia dell’Inter ci sono pochi giocatori che possono dire di aver vinto tanto quanto te: che cosa prova?
“È vero. Sono arrivato all’Inter in un momento difficile, però abbiamo avuto pazienza e abbiamo continuato a lavorare bene. Alla fine sono arrivate le soddisfazioni”.
Angelo, che ci ha mandato tantissimi messaggi, le chiede come fai a essere sempre umile e bravo nel capire e accettare le scelte del tecnico.
“Credo che l’esperienza in questo sia molto importante. Così come il vedere compagni che magari non giocavano sempre, ma che lavoravano e non si lamentavano mai, erano sempre disponibili e pronti quando toccava a loro giocare. E poi anche la sensazione di far parte di un bel gruppo e di una bella squadra: questo aiuta anche nella pazienza che bisogna sempre avere. Si deve lavorare con calma e tranquillità cercando di fare sempre bene, quando poi arriva la possibilità devi dimostrare che sei pronto. Lamentarsi mai perchè il nostro è un gran bel mestiere: a volte non si gioca tanto, ma veniamo tutti i giorni qui ad allenarci e a divertirci; e questo ci fa stare bene”.
Andrea da Milano: con Benitez aiuta avere in comune la lingua spagnola? Concorda che la squadra sta crescendo?
“Sì, la squadra sta crescendo e credo che lo sappiano tutti. Ci vuole un po’ di tempo quando arriva un nuovo tecnico, il fatto che parli spagnolo aiuta per un certo verso. Ma Benitez è venuto qui già molto preparato, parla benissimo italiano, solo ogni tanto ci chiede di aiutarlo con qualche parola, anche se in generale non ha nessun problema con la lingua. In ogni caso, come ci auguriamo tutti, penso che la miglior Inter debba ancora arrivare. È inutile pensare che, dopo pochi mesi di lavoro con il nuovo allenatore, si possa fare subito una grandissima differenza. L’Inter ora occupa meglio gli spazi? È la conseguenza di un lavoro che stiamo portando avanti in queste settimane, appunto da quando è arrivato Benitez. Cerchiamo sempre di non stare mai fermi, di dare sempre la possibilità ai compagni di giocare la palla, se possibile, con velocità”.
Il ricordo più bello in questi dieci anni all’Inter?, domanda Marcella da Sassari. E, se c’è, quello più brutto.
“Tantissimi momenti belli, e tanti anche meno belli. Ma credo che quelli belli abbiano cancellato quelli brutti. Ovviamente il 5 maggio è stata una delusione fortissima, ma tutto le cose che sono arrivate dopo, e che siamo riusciti a vincere, hanno cancellato i brutti ricordi”.
Come simbolo di quel brutto periodo, forse, possiamo citare quel rigore che hanno fischiato contro l’Inter a Perugia per un fallo di mano quando aveva invece preso una pallonata sulla coscia…
“Se andiamo a vedere tutti quei dettagli… Quel giorno ero molto, molto arrabbiato. Mi ricordo un’altra situazione a Udine, nella quale cerco di proteggere Toldo in uscita con Sosa dietro di me che si lascia cadere e l’arbitro che fischia rigore contro l’Inter all’ultimo minuto. Ne sono successe tante di cose”.
Andrea da Milano: i primi anni all’Inter ha ben giocato sia sulla fascia destra che su quella sinistra: come mai ha sempre detto di preferire il ruolo di centrale? C’è qualche giocatore colombiano che potrebbe consigliare all’Inter?
“Ho giocato in tutte le posizioni della difesa, quando ero piccolo facevo l’attaccante, ero un’ala destra lanciatissima (ndr.: sorride)… tante volte mi dimenticavo dietro la palla…. Visto che segnavo poco, mi spostarono sempre più dietro, sino a quando non ho provato a fare il centrale difensivo, ruolo nel quale mi sono sempre trovato benissimo e che ho fatto mio. Ci sono tantissimi giocatori giovani in Colombia, l’unico problema sta nel fatto che cercano di andare via troppo in fretta dalle proprie squadre quando non sono ancora maturi per farlo. Ci vorrebbe più tempo per loro nelle rispettive prime squadre per fare più esperienza. Abbiamo questo problema con la nostra nazionale: sono molto giovani, usciti in fretta, con poca esperienza. Piano piano dovrebbero conquistarla sul campo. Un giocatore? Mi piace molto Giovanni Moreno, ora non gioca in Colombia, ma in Argentina nel Racing. È un grande talento, un trequartista-attaccante con un buon fisico, deve ancora farsi fisicamente, però molto forte. Poi mi piace Ibarbo, un incontrista che gioca nel Nacional de Medellin, ha un passo lungo e gioca bene la palla. Uno alla Vieira? Più o meno… “.
Che cosa ne pensa di quella stampa che cerca sempre di mettere zizzania all’Inter mentre è più tranquilla con altre squadre?, chiede Augusta da Aosta.
“Credo che questo capiti da un po’ di tempo. Penso che sia così anche perchè l’Inter è la squadra della quale tutti vogliono parlare. Siamo i campioni, siamo primi, siamo la squadra più importante adesso. È che parlino bene o male, la cosa fondamentale è che non ci tocchi più di tanto. Molte cose sono inventate, come riunioni o tirate d’orecchie o punizioni per qualcuno, e queste non ci toccano. La cosa importante è che noi siamo chiari e che sappiamo bene quello che vogliamo fare”.
Quanto sono importanti? Se e quando ci sono stati, in questi suoi anni di Inter, alcuni chiarimenti che avvengono nello spogliatoio?
“Sono stati sempre molto importanti. Quando c’è un momento che nel quale intravedi qualche cosa che non va, o c’è un tema importante da trattare subito, se ne parla senza lasciar passare tempo. Giocando ogni tre giorni bisogna cercare di risolvere subito alcune situazioni o certe difficoltà. È sempre successo così, non solo quest’anno o l’anno scorso, anche nelle stagioni passate. Questo aiuta ad avere sempre la stessa idea, in modo che sia sempre chiaro che tutti puntiamo allo stesso obiettivo. In una discussione, poi, si può anche discutere e questo succede in tutti i gruppi. Capita anche che si mandi a quel paese un compagno, la cosa importante è che, usciti dallo spogliotaio, tutti abbiano le idee chiare”.
Pensa ancora, come avevi detto qualche anno fa, che tutte le critiche che colpiscono l’Inter fanno si che venga ancor più voglia di vincere?
“Sì. Aggiungo che, quando mi si chiedeva questa cosa anni fa, dicevo che non sarei mai andato via dall’Inter senza vincere perchè non volevo passare come un giocatore che era solo passato da qui. Volevo fare la storia di questo club. Questa è sempre stata la motivazione più grande: non potevo permettere che, un colombiano che arriva all’Inter, diventasse uno dei tanti. Volevo cercare di fare la differenza”.
C’è stato un momento nel quale è stato vicino all’addio?
“Sì. E credo che questo la gente lo sappia. C’è stato un periodo per me un po’ un po’ difficile, volevo tantissimo giocare perchè mi sentivo molto bene. Avevo la possibilità di andare nella passata stagione al Manchester City, però sono stato d’accordo con la società e l’allenatore per continuare a dare una mano a questa squadra, come ho sempre fatto. Così ho continuato e sono orgoglioso di averlo fatto. Ringrazio anche quelli che mi hanno aiutato a prendere la decisione migliore. Non essere stato all’Inter dopo tutto quello che si è vinto nella passata stagione sarebbe stato davvero un peccato”.
Non è certo facile, per uno che ha sempre fatto il titolare, diventare la prima alternativa nel ruolo….
“È molto difficile perchè passano molte cose per la testa. Ti chiedi tante cose tipo come l’avrebbe presa un altro compagno o come se è giusto come la stai vivendo tu o come si deve reagire a questa decisione. I giorni passano, si deve lavorare e basta e continuare a fare bene. Poi un momento sai di accettare quella situazione, far parte ancora di un grande gruppo e avere un valore che viene ‘valorizzato’ anche dall’allenatore che ti vuole utilizzare nei momenti giusti e tu devi sempre essere pronto”.
Paola da Ferrara: complimenti per la risposta che hai dato ieri sulla Juventus. È vero che la cercava lo Schalke 04?
“Ieri, a chi chiedeva di mettermi nei panni di un difensore della Juventus che doveva affrontare Samuel Eto’o in così grande forma, ho dichiarato che per me sarebbe stato difficile pensare come un giocare della Juventus, perchè non sarei mai arrivato al punto di pensarmi giocatore bianconero. Sullo Schalke, invece, solo voci: prima sono uscite in Colombia; poi mi ha chiamato un compagno, Mondragon, che gioca nel Colonia e mi chiedeva se erano vere queste indiscrezioni. Io ho risposto che non era assolutamente vero e che non c’era nulla. Se lusinga l’interesse di altri club? Questo di sicuro, ti fa sentire ancora sinceramente importante. Era anche un momento che non giocavo”.
Angelo fa una considerazione: a volte i tifosi esaltano un campione e poi ne parlano male se sbaglia una partita. Che ne pensa?
“Credo che alla fine contano i risultati. Durante l’anno possono succedere tantissime cose, ma dobbiamo guardare ai risultati. Ci sono momenti nei quali si può migliorare qualcosa e bisogna dare il massimo per dare una svolta, ce ne sono altri nei quali sembra che tutto sia più facile”.
La sua canzone preferita?
“Vivir la vida, cantata da Marc Anthony e La India, due cantanti di salsa. Lui è molto conosciuto, è il marito di Jennifer Lopez”.
È importante l’impegno che l’Inter ha nel sociale per sentirsi parte integrante del club? Che cosa pensa del nuovo incarico di Francesco Toldo con Inter Campus?
“Inter Campus, e tutto il bene che l’Inter fa nel sociale, rende questo club ancora più prestigioso, vicino alla gente e affettuoso. Questo è importante e fa la differenza, soprattutto perchè si fa con il cuore, senza scopi di lucro. Toldo credo che sia una persona perfetta per quello che sta facendo con Inter Campus e con i bambini. È una persona pulita, un grande professionista e un grandissimo esempio”.
Seguendo Inter Channel, tra l’altro, si possono aiutare i bambini colombiani per un progetto benefico sostenuto da Ivan Cordoba…
“Si mandando un semplice sms, si potrà vaccinare un bambino, attraverso l’assistenza di una nave ospedale che potrà arrivare in certe zone della Colombia raggiungibili solo attraverso il fiume. In queste zone arriveranno medici per la prima volta… “.
Alessio domanda che cosa farà quando smetterà di giocare a calcio?
“Non penso di tornare subito in Colombia, cercherò di fare qualcosa legato al calcio. Mi piace l’idea di prepararmi bene e di studiare per essere davvero prondo al dopo. Mi piacerebbe restare a Milano perchè la mia famiglia sta bene e quindi rimarrò qui sino a quando farà piacere a loro”.
Anita chiede che cosa fa con i suoi bambini nel tempo libero?
“Ora sto solo con il piccolino perchè, quando sono a casa, mi prende e non mi molla più. È a casa con tutte donne e, quando torno a casa, vuole giocare con me. In ogni caso cerco di stare sempre con i miei figli che, comunque, fanno tante cose. Le mie bambine, ad esempio, praticano tennis e golf”.
Ci sono tecniche o trucchi particolari che utilizza per riuscire a saltare così in alto? I giocatori del Werder ieri erano tutti molto più alti, ma di testa la prendeva sempre Cordoba…
“Quando ci hanno fatto vedere la loro formazione erano tutti molto alti, non scendevano sotto il metro e ottantacinque. Da quando ho iniziato a giocare, ho sempre marcato gente alta. Mi ricordo la seconda gara giocata con la mia nazionale a Oslo, dovevo marcare Tore André Flo, quella è stata la prima prova con i giganti… “.
Hai più riprovato una gioia simile a quella vissuta quando ha segnato il gol decisivo per la Colombia nella finale di Coppa America?
“Quando ho fatto quel gol per l’Inter a Reggio Calabria. Dopo il gol l’arbitro fischiò la fine della partita. Perdevamo 2-0 e abbiamo vinto 3-2. Avevamo cancellato con quel gol tutte le polemiche della settimana. Ho festeggiato quel gol con grande forza perchè faceva bene al gruppo. Il mio gol più bello? Quello contro il Napoli a San Siro segnato con la gamba dove avevo subito un’operazione”.
Che partita sarà Inter-Juventus?
“È una partita diversa, è il derby d’Italia, è una partita speciale. E i derby vanno giocati in un modo speciale”.
Ma è ancora il derby d’Italia anche se loro sono andati in serie B?
“Credo che questo sia un handicap, ma per loro”.
[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]