Da zero a sei: la corsa della Juventus nella leggenda

698 0

fuoco juventus

Riviviamo la cavalcata trionfale della Juventus verso il sesto Scudetto di fila che la lancia di diritto nella leggenda

TORINO – “Arriva uno, arriva due e arriva tre, la Juventus è campione d’Italia per la sesta volta consecutiva”. Se avessero provato a raccontare a un qualsiasi tifoso juventino in quel pomeriggio caldo di Arezzo che dieci anni dopo la sua squadra sarebbe entrata nella leggenda, forse non c’avrebbe mai creduto. Perché quella sentenza, che avrebbe dovuto condannare la Juventus all’oblio, si è rivelata un semplice incidente di percorso da evitare nel futuro. Si è rivelata un punto di partenza piuttosto che un punto di non ritorno perché, come disse qualcuno, la Juventus non muore mai.

La Juventus torna ad essere grande, torna fra le grandi. Ed è giusto e doveroso sottolineare alcuni aspetti principali che hanno portato i bianconeri verso la leggenda.

0. Come le sconfitte allo Juventus Stadium e come i parametri 0

Lo Juventus Stadium, quello che sarebbe dovuto essere vittima delle inchieste sull’acciaio scadente, si è rivelato una fortezza. Nei momenti di difficoltà la Juventus sa che dovrà tornare a giocare in casa, dove non perde dalla gara con l’Udinese dell’agosto 2015. Quest’anno i bianconeri hanno perso soltanto due punti allo Juventus Stadium: 17 vittorie ed un solo pareggio.

0 come i milioni spesi per Dani Alves, Pirlo, Khedira, Pogba, Llorente, Evra, Coman… La cavalcata trionfale della Juventus passa anche per questi nomi. Marotta e Paratici si sono rivelati due assassini del mercato, capaci di trovare fuoriclasse a parametro zero “bolliti”, rivitalizzati poi dai propri allenatori. Alcuni sono stati importantissimi per l’esperienza portata, la classe, le gerarchie, i gol (vedi Pirlo, Alves, Pogba, Evra, Llorente), alcuni per le incredibili plusvalenze che hanno contribuito ad ampliare il fatturato bianconero (mister 120 milioni Pogba e Kingsley Coman).

1. Come Gianluigi Buffon, il portiere più forte al mondo

39 anni suonati e lui vive una seconda giovinezza. Incita la squadra, dimostra carisma, tenacia, canta sotto la curva durante i festeggiamenti, consiglia, chiede aiuto ai più esperti (come quando chiese a Dani Alves di aiutarli a vincere la Champions). Lo Scudetto della Juventus è tra le mani sicure di Gianluigi Buffon, fuoriclasse assoluto che sta dimostrando partita dopo partita che l’età è solo un numero quando hai la passione del volo.

2. Come i due tecnici di questi sei anni

Grande merito ed un enorme plauso va ad Antonio Conte e Massimiliano Allegri. L’uno ha saputo essere per quella “nave senza nocchiere in gran tempesta” un condottiero degno e capace di spazzare via le polveri di Calciopoli e sistemare la squadra e la società sul piano tecnico-tattico-etico. L’altro è riuscito a dare alla squadra quel pizzico di spregiudicatezza ed esperienza in più che mancava per riuscire a fare le cose in grande (tre coppe Italia di fila, due finali di Champions League in tre anni). Ha cambiato il modulo quando i tempi erano maturi ed è riuscito a convincere Mandzukic al sacrificio per la squadra, spostandolo sulla fascia. Chapeau!

3. Come i componenti della BBC

Un muro invalicabile, imperforabile, che perde acqua raramente. E’ la BBC, la vera garanzia di questa Juventus che ritrova in Barzagli, pagato solo 300.000 euro, lo spirito di un ragazzino (sebbene abbia ora 36 anni) capace di divertirsi a fermare qualsiasi altro giocatore. Poco gli importa se si tratti di un ragazzino o di una stella del calci; lui, come un energumeno, gli strappa il pallone dai piedi. Bonucci è il metronomo al centro della difesa, un regista regredito in difesa per riuscire ad impostare quando la linea mediana è ben pressata. Chiellini invece è il cattivo, quello scomposto, scoordinato, sregolato, ma assolutamente insuperabile.

4. Come la suprema dirigenza

In realtà, parte della vera forza di una squadra sta nella dirigenza. Andrea Agnelli ha saputo riportare la mentalità e lo stile Juve in una società che sembrava cadere a pezzi. Marotta e Paratici hanno saputo dimostrarsi due uomini specializzati in affari facendo arrivare gente come Pirlo, Dani Alves, Barzagli, Vidal, Pogba, Tevez, Alex Sandro, Dybala, Khedira…spendendo poco, pochissimo. E poi c’è Pavel Nedved, bianconero fino alla morte, il vicepresidente che nella sera di Barcellona, quando delle 90000 sedioline del Camp Nou erano piene solo le 5000 dei bianconeri, è sceso in campo per andare ad applaudirli.

5. Come quelli scesi in Serie B

Buffon, Trezeguet, Camoranesi, Nedved, Del Piero. Loro sono le cinque stelle che hanno scelto di seguire Madama in Serie B, quando tutte le altre sono invece fuggite un po’ ovunque, trovando gloria personale, certo, ma solo temporanea. E’ anche grazie a loro se la Juventus ha raggiunto questo traguardo, perché hanno saputo tenere a galla una squadra nelle difficoltà, hanno saputo consigliare, portare lo stile Juventus in giro, hanno saputo trasmetterlo, lo hanno conservato in maniera sacra.

6. Come la leggenda

Nessuna come lei, nessuna come la Juventus. Nessuna squadra ha mai vinto sei Scudetti, nessuno come Bonucci, Buffon, Barzagli, Chiellini, Lichtsteiner e Marchisio, gli unici sei superstiti (guarda caso, proprio sei) di questi sei anni pluriscudettati. Perché essere nella Juventus, giocare per la Juventus, è differente. Lo sa Marchisio che durante la sfilata è scoppiato in lacrime. Lo sanno i nuovi arrivati che subito, nella prima intervista, esordiscono con “ora ho capito perché la Juve vince tanto, perché è tanto odiata”. Lo sanno tutti gli interpreti, i collaboratori di Allegri, i magazzinieri, i medici dello JMedical Center, lo sanno i tifosi. Essere juventini è un mestiere abbastanza difficile oggi. Essere della Juventus, oggi, è più bello.