A Verona contro il Chievo è arrivata un’altra sconfitta per il Bologna, per di più con gli avversari in 10 per più di un tempo.
Se le altre sconfitte si potevano anche giustificare con una cattiva giornata o una maggior motivazione degli avversari nel caso del Brescia, e nell’aver trovato un avversario molto forte nel caso del Napoli, questa volta certe giustificazioni non ci sono e possiamo parlare di Bologna in crisi. Perché il Bologna non è più la stessa squadra che tutti hanno ammirato fino a qualche settimana fa? Per poter sapere con esattezza quali sono i problemi nati nel Bologna bisognerebbe aver frequentato Casteldebole dentro gli spogliatoi e sui campi di allenamento.
In questi casi di crisi calcistiche però c’è sempre un problema scatenante che poi di conseguenza, come una reazione a catena, ne fa nascere altri che col tempo si ingrandiscono e si aggrovigliano e se non si risolvono velocemente diventano poi una matassa inestricabile. Per la mia esperienza posso però esprimere un’opinione (anche dopo aver letto attentamente l’intervista di Di Vaio della settimana scorsa) che non credo sia lontana dalla realtà: innanzitutto per capire la situazione bisogna partire dal fatto che i giocatori del Bologna in questa annata hanno fatto qualcosa di straordinario, facendo grandi cose in un contesto societario che tutti sanno com’era. Hanno messo da parte gli interessi personali pensando solo al bene della squadra.
Chi non giocava e andava in panchina o in tribuna aiutava i propri compagni con l’incitamento, con l’entusiasmo e con l’applicazione negli allenamenti anche quando bisognava fare il ruolo di sparring partner per i titolari designati. Si sono sostituiti ai dirigenti che non avevano l’autorevolezza e la credibilità per parlare ( evitando le messe in mora ), hanno evitato problemi di gestione all’allenatore ( basta rileggere l’intervista di Portanova di circa 2 mesi fa ). Nel raggiungere questa coesione e unità di intenti tutti i giocatori sono stati importanti e determinanti nella stessa misura, non solo chi ha fatto molti gol o chi ne ha salvati altri. Partendo da questo presupposto credo che sia stato un errore rinnovare il contratto a Di Vaio ( che andava fatto in ogni caso ) senza preoccuparsi delle situazioni degli altri giocatori con fatti ( rinnovo contratto o adeguamenti ) o con parole ( promesse di rinnovi, attenzione alle situazioni personali o chiacchierate per capire le aspettative dei giocatori ).
E’ vero che la situazione tecnica ( allenatore e ds ) non era e non è definita, è vero che l’organigramma societario era ancora da definire ma, dal momento che si rinnova un contratto a un giocatore, pur importante, e non si affrontano tutte le altre situazioni si creano delle differenze quando il cemento di questa squadra era stato l’essere tutti uniti. Io credo che il Bologna non corra rischi per la classifica però sarebbe brutto chiudere male un campionato che invece dovrebbe essere consacrato visto tutto quello che hanno fatto i giocatori quest’anno. Credo che la società debba velocemente affrontare le situazioni odierne, prendendo decisioni e facendo delle scelte cercando chiaramente di non sbagliarle. Anche perché oltre ad affrontare i problemi del presente certe scelte determineranno poi i risultati e i programmi del futuro.
[Luca Cecconi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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