Roma, stadio Olimpico. Il signor Guida di Torre Annunziata ha appena fischiato la fine del primo tempo, i padroni di casa sono in vantaggio per due a zero. Florenzi, autore del primo gol giallorosso dopo soli sette minuti, dichiara ai microfoni di Sky: “Ci stiamo divertendo”. E in effetti è così, gli uomini
di Zeman stanno praticamente passeggiando su un Bologna inerme e frastornato. Totti conclude a rete da ogni posizione, Lamela si inserisce nella difesa rossoblù come una lama del burro e al 16’ trova la rete del raddoppio, Tachtsidis sembra Pirlo e Stekelenburg potrebbe tranquillamente assentarsi per un caffè senza correre il rischio di subire gol. Così, mentre nella capitale Diamanti e compagni stanno rientrando mestamente negli spogliatoi, sotto le Due Torri qualcuno inizia a gridare alla Serie B, un classico. Lo scenario però, sportivamente parlando, è davvero inquietante: zero punti in classifica, tre sconfitte (di cui una contro un Milan inguardabile) e una squadra senza identità che sembra destinata a sprofondare inesorabilmente verso i bassifondi della classifica.
Alzi la mano chi credeva che sarebbe successo quello che poi si è effettivamente verificato nella ripresa. Il calcio però è strano e basta davvero poco affinché una partita cambi completamente volto nel giro di pochi minuti. Oggi è stata tutta una questione di corde: quelle giuste toccate evidentemente nell’intervallo da Stefano Pioli, che ha rivitalizzato la squadra sul piano psicologico e l’ha sistemata tatticamente anche grazie a due sostituzioni perfette (Pazienza e Pulzetti per gli appannati Perez e Guarente), e quelle di violino, marchio di fabbrica di un bomber che ancora non ha dimenticato come si fa a segnare. I primi dieci minuti del secondo tempo sono ancora di marca romanista, ma al 54’ arriva l’episodio che segna definitivamente la svolta del match in favore del Bologna: su azione da calcio d’angolo Totti colpisce di testa a botta sicura e Agliardi si esibisce in una parata semplicemente sensazionale, levando il pallone dall’angolino alla sua destra. Poteva essere la fine, invece è l’inizio di un pomeriggio indimenticabile.
Da quel momento i rossoblù cominciano a macinare gioco e a farsi vedere sempre più spesso al limite dell’area avversaria; Diamanti, che nel primo tempo era stato costretto a fare tutto da solo, riscopre intorno a sé compagni in grado di supportarlo e di valorizzare il suo talento, Pazienza prende in mano le redini del centrocampo e mette ordine un pò dappertutto, il trio Pulzetti-Taider-Kone si occupa di fornire il giusto dinamismo e la difesa, sempre meno sotto pressione, può respirare e assestarsi al meglio. Per tutto il resto c’è il Gila. Proprio lui, quello bollito, quello che ormai era sul viale del tramonto. Quello che poi tocca tre palloni e li trasforma in due gol e un assist. È il 67’ quando un morbidissimo cross di Kone trova la testa del numero dieci che non si fa pregare e incorna di giustezza alle spalle di Stekelenburg. Solo un pugno chiuso, alzato verso i coraggiosi tifosi che hanno seguito la squadra in un momento non esaltante, perché non è ancora tempo di festeggiare. Passa però solo un minuto e la festa rossoblù comincia a prendere forma sul serio: azione di sfondamento di Taider e palla a Gilardino, tocco filtrante sul sinistro fatato di Diamanti che incrocia rasoterra sul palo lontano e batte nuovamente il portierone olandese, due a due.
Con tanti saluti alle ridicole perplessità di Cesare Prandelli, che ha in mano l’oro e non sa come utilizzarlo. Visto come si erano messe le cose, già il pareggio equivarrebbe a una vittoria in una gara di Formula 1 alla guida un triciclo. La Roma però è piegata, stordita, in balia del Bologna (come ammetterà lo stesso Zeman a fine gara), e allora perché non trasformare la festicciola in un mega party? Manca solo la musica, ma per una volta niente DJ set, si va sul classico. Al 90’, su cross dalla destra di Garics, Burdisso e Stekelenburg si scontrano goffamente e lasciano lì il pallone per l’accorrente Gilardino, che non si fa pregare e insacca a porta sguarnita. E allora tutti sotto il settore ospiti, dove il maestro di Biella può finalmente armarsi di violino e liberare le note della sua sinfonia, una melodia dolcissima per le orecchie dei tifosi felsinei. Bologna corsaro all’Olimpico, Bologna rinato, è tutto vero. A questo punto è d’obbligo una piccola nota autobiografica: dopo il gol di Lamela, peraltro viziato da un fallo su Perez non sanzionato dall’arbitro, ho preferito eliminare la telecronaca di Sky e proseguire ascoltando solamente le ‘voci’ dello stadio. Molto meglio i cori della curva Sud, meno di parte quelli che il commento di Massimo Tecca, semplicemente irritante. Una scelta rivelatasi vincente che nel finale mi ha permesso di godermi il silenzio assordante dell’Olimpico squarciato solo dalle grida di gioia dei supporter rossoblù, uno spettacolo nello spettacolo. Chiusa la parentesi di goduria. Nel recupero la Roma prova a buttarsi in avanti con le poche energie rimaste e proprio all’ultimo assalto un altro colpo di testa di Totti da sottomisura chiama nuovamente al miracolo Agliardi. Proprio lui, quello che al primo errore era già stato etichettato da molti come buono a nulla.
Quello stesso Agliardi che oggi coi suoi guantoni ha messo la parola inizio e la parola fine su una vera e propria impresa. È vero, certe sue uscite alte mettono ancora qualche brivido, ma stiamo comunque parlando di un portiere assolutamente affidabile che ha solo bisogno di avvertire tranquillità e fiducia nei suoi confronti, quella che oggi ha avuto e ha ripagato con una prestazione maiuscola. E così, mentre a Bologna i discorsi sulla Serie B sono rimandati a data da destinarsi e fervono i preparativi per garantire una degna accoglienza ai ragazzi di ritorno da Roma, la classifica dice che i rossoblù hanno già alle spalle sei squadre e possono guardare alla prossima partita con un po’ più di serenità. Serenità che dovrà però essere necessariamente trasformata in grinta sul campo, visto che l’avversario sarà il Pescara di Stroppa, assetato di punti salvezza. Questa squadra può crescere ancora molto, deve recuperare pedine importanti (su tutti Natali, Portanova e Perez, perché quello in campo ora è suo cugino) e trovare una propria identità, ma i mezzi per disputare una stagione più che dignitosa sembrano esserci tutti, nonostante la rivedibile gestione societaria di Guaraldi. Di sicuro c’è un gruppo unito con un gran cuore, come evidenziato durante tutto il precampionato da mister Pioli e capitan Diamanti, di sicuro da oggi c’è un violino in più: sembra un innocuo strumento musicale, in realtà è un’arma letale.
[Redazione Zero Cinquantuno – Fonte: www.zerocinquantuno.it]