Giunto a Roma nel lontano 9 giugno accolto dall’entusiasmo di una marea di tifosi, l’Imperatore Adriano affermò: “E’ l’occasione giusta per rilanciarmi, a Roma dimostrerò che non sono un giocatore finito“. La società, alle prese con le immediate critiche della stampa all’acquisto del brasiliano, giustificò l’ingaggio come una scommessa, quella di riconsegnare al calcio vero chi, qualche anno prima, aveva dimostrato di essere tra i migliori al mondo.
Ed in effetti di scommessa si trattava. Se la vogliamo dire tutta di una scommessa low cost, relativamente ai prezzi da capogiro di cui ne abbiamo colme le orecchie. L’esborso era legato esclusivamente all’ingaggio, medio, da percepire al giocatore; il prezzo del cartellino eluso, l’Imperatore si trasferiva nella capitale a costo zero. Un contratto condito da clausole di ogni genere legate alla vita extrasportiva del brasiliano completava l’opera.
Adriano a Roma insomma, i primi dubbi già nel ritiro di Riscone. Mister Claudio Ranieri scelse di provare ripetutamente il brasiliano sul lato destro di un improbabile 4-3-3, alla Eto’o versione Mourinho per intenderci, con capitan Totti da centravanti e Mirko Vucinic sul versante sinistro; Adriano, giunto nella città eterna in evidente sovrappeso, mal si sposava con quella collocazione tattica inizialmente adottata dal tecnico romano.
Poi l’acquisto di Marco Borriello, menomale vien da pensare. Acquisto fuori dai programmi, frutto della casualità, o meglio di un’opportunità dell’ultima ora. Giusto in tempo, comunque, per constatare che, probabilmente. la scommessa legata al brasiliano era persa in partenza. Adriano accusa il colpo, vede gli spazi davanti a sè nettamente diminuiti, non si dà per vinto e professa massimo impegno per trovare una condizione accettabile e mettere in difficoltà Ranieri nelle scelte.
La cronistoria narra però tutt’altro: quattordici giornate di campionato, sei convocazioni, contro Brescia, Inter, Lazio, Fiorentina, Juventus ed Udinese, tra cui una tribuna (Roma-Fiorentina). Due ingressi in campo, a Brescia e contro l’Udinese, per un totale di 67 minuti, mai impiegato dall’inizio. La Champions League non migliora il dato, tutt’altro, soltanto 45 minuti nella competizione europea. Zero gol. Un calvario di infortuni, ben quattro in sei mesi, che ne hanno rallentato notevolmente la ricerca della migliore condizione fisica, una concorrenza di alto livello a spezzarne le ali.
Adriano sembra essersi reso conto di ciò, ha parlato ieri con la stampa brasiliana asserendo: “Io non voglio lasciare Roma e l’Italia, come feci quando ero all’Inter. Ma voglio giocare di più“. Alla luce di quanto detto, le sue intenzioni non sembrano potersi sposare con le mire di una Roma già alle prese con esclusioni illustri. E, soprattutto, ancora alla ricerca della vera identità, tattica e comportamentale.
Il salvifico arrivo di Borriello ha tappato la strada al già arduo ritorno al calcio dell’Imperatore; i prossimi mesi racconteranno di questa verità o di scenari totalmente diversi, ad oggi difficilmente immaginabili.
[Massimiliano Bruno – Fonte: www.vocegiallorossa.it]
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