Pierpaolo Marino alla sua destra, Giampiero Ventura alla sua sinistra: così, il 10 settembre 2004, Aurelio De Laurentiis presentò il “suo” Napoli, dopo aver pagato 30 milioni in assegni circolari alla curatela fallimentare che deteneva il titolo della squadra cittadina. Dovette ricominciare dalla serie C, con un nome nuovo, quel Napoli Soccer che non andava giù a nessuno, e che pure fa parte della storia azzurra ormai. Bocconi amari da digerire, soprattutto considerando che ad altre squadre, in condizioni anche peggiori, non fu riservato lo stesso trattamento.
LE PRIME DICHIARAZIONI – “Si vince se si semina, se si costruisce”. Profetiche le parole di De Laurentiis, che sono diventate poi fatti: il Napoli è ripartito da zero, era un pezzo di carta ed oggi è una squadra che si gioca lo scudetto e prova a farsi largo nell’Europa che conta. Un miraggio, in quel settembre del 2004: “Cinque anni per ricostruire la società, per assestarla. I secondi cinque anni per vincere”: guarda un pò, altre parole, altri fatti. La Coppa Italia alzata al cielo di Roma nel maggio del 2012 ha anticipato di due anni un piano societario che si conclude dunque in questa stagione: la vittoria dello scudetto suggellerebbe un percorso bellissimo ed estremamente romantico, iniziato in quella Serie C dei campi di patate, degli sputi in faccia e di una “balena in un acquario”, definizione di Pierpaolo Marino che più di tutte inquadrava la situazione. Un cammino netto, iniziato all’inferno della terza serie, proseguito nel purgatorio della Serie B, e infine sfociato in brillanti campionati in A, conditi da cinque qualificazioni in Europa e una vittoria in Coppa Italia: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, avrebbe detto Dante.
PRECURSORE – La vera vittoria di Aurelio De Laurentiis è un’altra però. É quella di aver portato a Napoli, per la prima volta nella storia, una mentalità imprenditoriale che questa città forse non ha mai conosciuto. Nove anni fa parlava di Cina e di nuove frontiere da esplorare, molti lo prendevano in giro. Poi la Serie A ha portato la Supercoppa Italiana a Pechino. Il Napoli è ammirato in Italia e in Europa per la gestione societaria: si spende ciò che si guadagna, non un euro in più, osservando alla lettera il Fair Play finanziario. Un presidente che è la giusta nemesi per una tifoseria che prima voleva tutto e subito, e che ora sta imparando la disciplina della crescita graduale: passo dopo passo il club ha raggiunto risultati sportivi straordinari, chiudendo il bilancio in attivo da sei stagioni.
IL PROSSIMO PASSO – Ha ricostruito la società, ha riproposto la squadra ad altissimi livelli. Ora Aurelio De Laurentiis ha un nuovo, e per nulla semplice, obiettivo da porsi: la ristrutturazione integrale dello stadio San Paolo. Perchè è inutile girarci intorno: la crescita del club (vedi Juventus) passa da questo aspetto fondamentale. Tramontate – o forse solo messe da parte momentaneamente – le ipotesi di costruire un nuovo stadio altrove, gli sforzi di De Laurentiis e del Sindaco De Magistris sono concentrati sul San Paolo. Perchè il Napoli ora non può più accomtentarsi di una casa vecchia e fatiscente, seppur storicamente importante. Serve un castello, per completare la favola.
[Vincenzo Balzano – Fonte: www.tuttonapoli.net]