Le sorprese non mancano mai ed è per questo che l’incertezza iniziale crea pathos, il pathos crea interesse ma l’interesse non porta spettatori. 1+1+1 non fa 3, almeno in Italia. Comunque preferiamo un Milan che stenta ad un Barcellona che dilaga. In Spagna giocano in 2, da noi giocano in 20, perché è il campionato dell’equilibrio, anche se prima o poi verranno fuori i reali valori delle milanesi e della Juventus, che questa settimana avrebbe fatto meglio a non cominciarla proprio. I colori più belli e discussi di questo lunedì sono il nero e l’azzurro: messi insieme fanno l’Atalanta, non l’Inter che stenta anche a Bologna ma almeno vince.
Colantuono è il leader virtuale con 10 punti in classifica: 4 sulla carta, 6 in più sul campo. Un segno meno cancellato dopo appena 3 partite ed una squadra che esalta e si esalta grazie ad un mercato estivo dove i “sapientoni” sparavano 5 e 5,5 da destra a sinistra ed invece da Denis a Moralez, fino a Cigarini, regala punti salvezza. Andateci piano adesso con i ricorsi storici, perché questi sono solo punti salvezza per il club della famiglia Percassi che deve volare basso, nonostante abbia le ali per arrivare ovunque: non subito, al prossimo giro. Organizzazione societaria, l’occhio, la gestione e l’esperienza di Pierpaolo Marino, l’acume di Lele Zamagna ed una piazza che trascina al primo acuto. Perché l’onda lunga abbatte i castelli di sabbia, non i “Palazzi” di cemento armato. Percassi ha conquistato la salvezza la sera in cui si è ricordato che sul mercato c’era quella volpe di Marino, prestato alle tv ed al giornalismo per troppo tempo. Il nerazzurro più sbiadito è quello dell’Inter che cambia sponda in base al vento.
Getta a mare Gasperini ed il Mister non si accorge che squadra e Presidente lo avevano scaricato ancor prima di dargli il benvenuto. Si presenta Ranieri, sempre fenomenale nelle situazioni borderline, ma rinnega il suo pensiero su Moratti e sullo stile Inter, che due anni prima aveva condannato dalla panchina scomoda della Juventus. L’Inter tornerà in corsa per lo scudetto perché i calciatori adesso hanno ripreso a pedalare e perché l’unica squadra a poter ambire al tricolore ha sede a Milano. Il Napoli su due fronti farà fatica, la Juventus si perde nel solito bicchiere d’acqua e tiene la testa della classifica nonostante i 2 punti conquistati in 4 giorni con Bologna e Catania, che in due hanno subito finora 12 gol. Dal bianconero di testa a quello di coda, perché ad 8 punti c’è anche l’Udinese che, se non avesse l’Europa League, potrebbe addirittura ripetersi. Vedere giocare la squadra di Guidolin è come andare a ripetizione di geometria.
Nessun passaggio è frutto del caso, il movimento del terzino è sincronizzato a quello dell’esterno di centrocampo ed anche sul mercato gli automatismi sono pressoché collaudati. Ad esempio, cedere Zapata sembrava un suicidio, invece Gino Pozzo lo ha fatto quando ormai era stato spremuto a volontà, ha rimediato 8,5 milioni di euro e ne ha trovati due più forti in due anni: Benatia + Danilo. Risultato? Miglior difesa del torneo con 1 gol al passivo, beccato in casa del Milan; squadra imbattuta insieme a Juve ed Atalanta. Se a comandare sono i bianconeri di Torino ed Udine, a chiudere sono, invece, i bianconeri di Cesena. 0 punti in 4 giornate, eppure non ci sono state penalizzazioni estive.
Forse l’unica se l’è autoinflitta il Presidente Campedelli, il quale ha fatto un mercato esplosivo ma poi si è dimenticato di acquistare il telecomando. Un Presidente che spende tanti soldi di ingaggi, acquista Martinez, Mutu, Eder, Ghezzal e Candreva non può affidare un super reparto offensivo all’allenatore più difensivo, e non difensivista, della serie A che un anno prima aveva “bruciato” un certo Maxi Lopez. Il risultato dopo 4 partite: 0 punti, 7 gol subiti ed appena 2 realizzati. Una vittoria contro il Chievo non guarirà i mali di una squadra che, per il potenziale che si ritrova, dovrebbe puntare all’ottavo-decimo posto.
[Michele Criscitiello – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]