Doppie sedute consecutive, qual è la ragione e qual è la condizione degli infortunati?
Approfondire conoscenze tecnico tattiche e migliorare la condizione dei singoli. L’unico recuperato è Peruzzi. É un giocatore sulla via del recupero, non ancora nella condizione ottimale. É un ragazzo molto attento, desideroso di recuperare il tempo perduto. Ha tanta voglia di migliorare. Gli altri infortunati si allenano per migliorare la condizione così da non incorrere in ricadute. Valuteremmo caso per caso la prossima settimana. Il mio pensiero è sempre volto al recupero totale. Non voglio rischiare, preferisco aspettare una settimana in più che perderli nuovamente in seguito.
Contro l’Udinese non solo sofferenza, anche sprazzi di bel gioco..
Abbiamo mostrato segnali convincenti contro l’Udinese. Ho visto le potenzialità che possono venir fuori da una rosa al completo. Ho parlato molto di questo con i giocatori. Piangersi addosso sarebbe facile in un momento di difficoltà. Per migliorare l’autostima c’è bisogno anche di evidenziare i momenti positivi.
Gli infortunati continuano ad incidere, in che misura?
Anche oggi non ci siamo allenati con buona parte dei giocatori. Finché non saremo al completo non riusciremo ad esprimere totalmente il nostro potenziale. Abbiamo preso consapevolezza delle difficoltà dimostrando sempre un atteggiamento positivo, come visto anche a Torino e Napoli. E poi siamo sempre riusciti a creare le condizioni per restare in gara. Con l’intero organico disponibile si alza la competitività, l’attenzione. Vedi Keko, Gyomber, Capuano che si sono messi in mostra. Quando rientreranno gli altri giocatori la concorrenza aumenterà, come anche la fiducia, la consapevolezza che un compagno possa aiutare l’altro.
Eppure nell’emergenza sono state trovate risorse prima inattese
L’emergenza ha avuto la sua importante nella mia gestione. Abbiamo prestato maggior attenzione alle risorse a disposizione. Il mio principio è sempre stato quello di valorizzare le risorse, tutte, in dote alla rosa. É la mia prerogativa. Premio la meritocrazia, in campo come nella vita. É una questione di coerenza e credibilità. Avrei potuto non accorgermi subito della potenzialità di un giovane, ma sarebbe comunque avvenuto. La difesa è l’unico reparto che aveva, numericamente, la possibilità di aprire ad altre scelte.
Sul miglioramento di Tachtsidis, che può dirci?
Tachtsidis è un ragazzo del 1991. Ha avuto un’esperienza difficile con la Roma. Giocare al posto di De Rossi gli ha portato forti pressioni addosso. Come ogni calciatore, deve sempre trovare il modo di migliorarsi. Non conta l’età, ma le motivazioni. Se vengono meno, si perde il treno. Ha grandi margini di miglioramento, proporzionali al suo entusiasmo. Sono molto fiducioso, vedo da parte di tutto il gruppo una grande partecipazione. Sono sereno e soddisfatto. Quando torneranno disponibili altri giocatori vedremo. Ci saranno nuove soluzioni ma dovremo comunque mantenere l’equilibrio. Far due punti in due partite non è l’ideale, sarebbe meglio farne sei o quattro. É questione di equilibrio tra le due fasi. Bisogna aver i giocatori nelle condizioni per poter metter in campo quel che si è pianificato.
Cosa è cambiato rispetto alle settimane scorse dopo la vittoria?
Ho notato un atteggiamento diverso, mercoledì. Ho sempre chiesto ai giocatori di non focalizzarsi sul risultato della domenica. Il vero obiettivo è quello di fine campionato. Le partite sono momenti. Chiedo alla squadra di saper gestire il momento, godere delle vittorie e saper dare il giusto peso alle sconfitte che sono comunque momentanee. Conta quel che si fa dal giorno dopo. Il calcio è un gioco, serve entusiasmo, allegria. Bisogna metabolizzare questo concetto per aver un approccio positivo all’allenamento. Certo la vittoria ha un effetto benefico. C’era una controllata serenità ed allegria.
Ha detto di sentirsi l’uomo giusto al momento sbagliato. É forse perché quello del Catania potrebbe esser l’organico più forte da lei allenato?
É un bel gruppo. Mi fa piacere allenarlo. Mi dispiace esser arrivato in un momento di difficoltà e sostituire un collega. Non posso dire sia o meno il gruppo più forte che abbia allenato, non vorrei fare un torto a tutti gli altri giocatori che hanno lavorato in passato.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]
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