Diego al Wolfsburg e Dzeko resta prigioniero. Tutti i segreti del giallo dell’estate. Moratti: con questa bugia ci ricorda il Re del mercato

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Una delle più appassionanti ed ingarbugliate storie di mercato degli ultimi anni è quella che riguarda il bomber dalle gambe di giraffa ed i piedi di velluto del Wolfsburg. Dzeko: tutti lo vogliono e farebbero follie per acquistarlo, lui vuole andar via, però nessuno riesce a prenderlo.

Il Milan lo desidera da due anni, ma dopo mille vani tentativi si è, da tempo, ritirato in buon ordine.

Il Manchester City, dopo aver raggiunto l’accordo con il giocatore, non riesce neanche, a suon di decine di milioni, a far sedere ad un tavolo i dirigenti del Wolfsburg, i quali rifiutano anche soltanto un semplice colloquio.

Infine, la Juve: lo ritiene da tre mesi il campione dei sogni, su cui puntare ciecamente per la stagione dell’obbligato riscatto, ma misteriosamente, non riesce neanche a sapere il prezzo a cui il bomber bosniaco sarebbe cedibile.

In tutta questa vicenda, la volontà del calciatore, che ha chiesto apertamente di lasciare la Germania, contrariamente a quanto avviene di solito in ogni trattativa di mercato, conta meno del 2 a briscola.

Come abbiamo anticipato da molto tempo, sulla testa di Dzeko incombe, come una spada di Damocle, la “Santa alleanza” fra i due fratelli Hoeness, dirigenti sportivi del Wolfsburg e del Bayern, i quali, con il placet delle rispettive società, costringeranno, quest’anno o la prossima stagione, il buon Edin a muoversi soltanto sull’asse Wolfsburg-Monaco di Baviera. La vicenda Dzeko è la più disarmante dimostrazione di potenza del calcio teutonico, che essendo divenuto uno dei più ricchi ed organizzati al mondo, può permettersi questo ed altro.

Ieri, poi, con l’incontro Marotta-Dieter Hoeness, si è consumata l’ennesima beffa: mentre i dirigenti juventini speravano che l’uomo della Volkswagen venisse a Torino, col capo cosparso di cenere, per ottenere un’offerta per Dzeko, il manager tedesco spiegava che era venuto per comprare e non per vendere. A questo punto, Marotta, da un lato, ha, tristemente e definitivamente, capito di aver perso dei mesi preziosi per inseguire la chimera Dzeko, ma dall’altro, si è fregato le mani, perché, di questi tempi, una quindicina di milioni per Diego non glieli avrebbe dati nessuno. Il manager juventino, così, ha preso tatticamente tempo, ma da domani sarà lui a rincorrere Hoeness per firmare al più presto l’accordo di cessione del brasiliano. Purtroppo, però, la fortunata partenza di Diego, lascia irrisolto il quesito che riguarda il tanto agognato acquisto della punta da 20 gol. Adesso l’obiettivo a cui aggrapparsi è Pazzini, ma se Garrone dovesse comportarsi, per l’ex Viola, come Hoeness con Dzeko, i bianconeri rischierebbero di arrivare in grande affanno alla fase di chiusura del mercato.

Ieri, ho ascoltato, con compiacimento, la dichiarazione del presidente Moratti riguardante la permanenza di Maicon a Milano anche per il prossimo campionato. Il presidente nerazzurro mi sorprende sempre più per la positiva evoluzione che ha subito negli ultimi due anni nel suo modo di dirigere l’Inter. Moratti non è più il presidente Mecenate, troppo “ricco e… buono” per il calcio, che la critica aveva bonariamente preso in giro per tanti anni. Il processo di maturazione del “Massimo” dirigente nerazzurro ha raggiunto ieri la sublimazione, con la messa in scena della più tattica delle bugie di mercato, tanto da sembrare la più riuscita imitazione del Lucianone Moggi dei tempi migliori.

“Maicon resterà certamente…!”, come dire: “Real fai presto a rilanciare”.

[Pierpaolo Marino – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]