Dopo Ventura, i giocatori. Scusate la domanda: ma la società rimane sempre protetta? Sotto a chi tocca…

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Dura, durissima la contestazione di un gruppo nutrito di tifosi biancorossi alla squadra barese. Un rabbia non più controllabile, scatenatasi contro tutti, o quasi, i giocatori del galletto, colpevoli di non onorare più la maglia oramai da secoli. Dopo il caso-Ventura, quindi, ecco il caso-giocatori, caduti in disgrazia e vittime di insulti irripetibili. La ferita di una piazza che piange, che soffre e non si da pace per quella che è, purtroppo, la realtà di oggi. Parole grosse, sputi, calci e spintoni, pochi giocatori sono scampati all’ira dei presenti.

Protestare ci stà, ma dare un calcio a Marco Rossi, francamente no. Così com’è stato poco edificante vedere uno spunto diretto sul viso di Massimo Donati, reo di essersi arreso prima del previsto. Per non parlare del povero Castillo, che gioco o non gioca, è sempre il bersaglio prefissato. Criticare un giocatore (lo facciamo anche noi, ci mancherebbe) per le sue prestazioni non del tutto all’altezza ci sta, ma farlo a prescindere scoccia. A questo punto perchè, invece, gente come Almiron è stata parzialmente risparmiata? Ma come, il leader indiscusso di un squadra che, tra le altre cose, ha patito e patisce propria la mancanza del suo gioco, del suo carattere, svanito nel nulla alle prime avvisagli di malessere… Strano, molto strano.

Detto ciò, la contestazione ci sta ma nei limiti consentiti dalla legge. Soprattutto se, ad essere rimasta immune da critiche è la società Matarrese, ancora non contestata a dovere. Si è insultato mister Ventura, si sono presi a calci i giocatori, ma il vertice supremo dell’associazione biancorossa, è ancora risparmiato. Un proprietà assente, sempre e a prescindere. Una famiglia che dice di amare una squadra per cui poco fa, e non solo a livello economico. Mai una parola, mai una spiegazione degna di questo nome. Mai, ma davvero mai, un dialogo con la propria squadra, lasciata nelle mani di pochi ed inadeguati gestori. Ma perchè la famiglia Matarrese non viene seriamente contestata? Allo stadio qualcuno, con poca convinzione, gli canta cori contro, ma poi non contesta la stessa famiglia come fa con il resto della barca. Una famiglia assente anche durante quest’ennesima contestazione. E già, mica fessi. In certi casi meglio non comparire. Il problema è, però, che non compare mai, nemmeno dopo una vittoria altisonante. Un’assenteismo ingiustificato che tutto sembra fuorchè amore. I trent’ anni e passa di gestiore, finanziaria, ottimale? Ma fateci il favore. Un altro qualsiasi imprenditore, con le potenzialità che propone la piazza barese, avrebbe fatto meglio, soprattutto ora, che si era riconquistata la gloria e che la parte più difficile pareva superata.

La vera protesta contro queste persone, contro i giocatori, contro la propria squadra del cuore, dovrebbe portare i tifosi a disertare lo stadio, a spegnere le Tv (a pagamento!). Poi, però, qualcuno dice: “Vabbè, ma noi amiamo i colori…” Ok, fa onore, ma francamente vedere la donna che si ama morire così, non invita certo ad assistere, inermi, al suo funerale.

Ai tifosi, a quelli che protestano e lo faranno ancora: è la società la prima in difetto. Prendere a calci Rossi non serve. Insultare quello o quell’altro, ancora meno. E’ anche poco civile farlo in questo modo ma, ora, bisogna rispettare la parcondicio: sotto a chi tocca, sotto con la società biancorossa.

[Andrea Dipalo – Fonte: www.tuttobari.com]