Nessuno chiedeva al Presidente dell’Inter, Massimo Moratti, di ripetere l’impresa dello scorso anno. Nessuno, però, gli perdonerà una stagione come questa, se a gennaio non dovesse intervenire in maniera drastica sul mercato. Gli errori fanno parte del gioco, ammetterli è da signori e Moratti lo è. Il Presidente sa bene che il primo responsabile di questa disfatta è lui, non Benitez.
Non ha investito quando avrebbe dovuto farlo per aprire un ciclo, non ha saputo convincere un leader a restare e non ha capito, al momento giusto, che nulla è per sempre: ci fidiamo troppo dell’intelligenza di Moratti per credere che non avesse fatto i conti con Berlusconi ed Agnelli. Non potevano lasciargli la leadership nazionale in eterno, dopo che Milan e Juventus erano state “costrette” a rivoluzionare progetti esistenti da tempo. Moratti ha commesso cinque errori, uno più grave dell’altro:
°MANCANZA DI INVESTIMENTI
Nel momento in cui si vince tutto, bisogna inserire almeno due calciatori nuovi per dare linfa ad un progetto tanto ambizioso. Presentarsi sul mercato da Campioni d’Europa invoglia chiunque ad accettare il trasferimento a Milano. Il Presidente non solo non acquista ma si affida alle persone sbagliate.
°MANCATA CESSIONE DI MILITO
Chi legge questo editoriale starà pensando “è facile dirlo adesso…”. Riproponiamo, semplicemente, un pensiero già espresso a fine luglio, quando si parlava di Milito a Madrid e quando ricordavamo che, con la Coppa ancora in mano, il buon Diego già parlava di soldi, senza avere un minimo di tatto ed aspettare il ritorno a casa. Un attaccante che supera i 30 anni e che come punta massima della propria carriera ha toccato club come Genoa e Real Saragoza, con il massimo rispetto dovuto ai due club in questione, deve capire che l’eccezione è stata la grande annata con l’Inter. Non può essere una regola. Chi matura a quell’età ha sempre qualcosa che non va. Moratti ha perso una grande chance per dimostrare di essere cambiato sul mercato: maxi plusvalenza e grande “pacco” all’amico Josè. Stile Galliani con Kakà per l’amico Florentino. I gol con le grandi Milito ha iniziato a segnarli troppo tardi.
°SBAGLIATA LA SCELTA DEL SOSTITUTO DI MOURINHO
Non è stata sbagliata la scelta di Benitez ma del sostituto di Mourinho. Non c’è differenza? C’è, eccome. Benitez è un ottimo allenatore, ma con il suo carattere, il suo stile ed i suoi tempi. In questa Inter non c’entrava nulla. Lo spogliatoio, ormai, era abituato ai metodi di Josè. Sarebbe servito un cambio graduale e non netto. Forse, un Mihajlovic sarebbe stato più adatto, ma (in questo caso sì) con il senno del poi siamo tutti bravi!
°TROPPI GIOVANI NON ALL’ALTEZZA
Il Presidente sta perdendo quasi tutte le sue scommesse. Mariga, Coutinho e Biabiany non possono essere titolari di un club Campione d’Europa ma validi rincalzi.
°MILAN E JUVE NON ANDAVANO SOTTOVALUTATE
Altro errore commesso dal Presidente: credere che il letargo di Milan e Juventus sarebbe durato per sempre.
E qui tocchiamo altri due punti dell’appuntamento di questa settimana. Moratti non credeva ad un Supermercato così importante di Berlusconi e Galliani. Il Milan, nel momento in cui ha puntato su Ibrahimovic, ha dimostrato a tutti che quest’anno “deve” vincere. Non è pronta per l’Europa la squadra di Allegri, ma vista la concorrenza, in Italia, i tempi sono maturi. Galliani si sta specializzando nei colpi ad effetto, sia in entrata che in uscita. Se tra due anni gli dovesse riuscire l’affare Balotelli sarà il definitivo affronto che sancirà il ko tecnico su Moratti.
L’Amministratore Delegato dei rossoneri sbaglia solo in una cosa: a credere che questa squadra possa andare avanti con questo organico anche da gennaio in poi. Ronaldinho va ceduto immediatamente: non può dare più nulla a questa società e, oggettivamente, ha dato troppo poco. Via Dinho, dentro un attaccante. Inzaghi va sostituito, perché, se è vero che Pato tra un mese rientrerà, è anche vero che le sue ricadute sono troppo frequenti per poter credere ad un finale di stagione con il brasiliano sempre a pieno regime.
Il progetto Juventus inizia a prendere forma. Non sarà un caso che la squadra inizi a girare quando un vero Presidente ha preso in mano le redini del club. Agnelli ha quello che nessuno (Blanc, Cobolli e J. Elkann) aveva: il DNA bianconero; a casa è cresciuto a pane e Juventus. I giochini di potere non possono durare in eterno, a maggior ragione se dirigenti così prestigiosi, in questi anni, hanno pensato più al bene personale che a quello della società. La Juve ha costruito ma non è ancora pronta per il grande passo. Un progetto biennale deve porsi il Presidente. Lotta scudetto entro un anno e squadra competitiva, in Europa, entro due.
Non abbiamo più righe a disposizione per parlare della Roma ma entro i prossimi 45 giorni dedicheremo l’intero spazio ai tifosi giallorossi, vogliosi di conoscere il proprio futuro societario.
[Michele Criscitiello – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]