Nessun amore nasce per caso. Sia chiaro. Nessun amore vive e si alimenta per anni senza che tra gli amanti ci sia un feeling particolare, speciale, unico. Per la casistica degli opposti che si attraggono il caso Edy Reja-Napoli può sicuramente essere esemplificativo. A guardarli questi due amanti sembra una di quelle storie impossibili. Così diversi, così lontani tra loro eppure capaci di creare un legame che dura negli anni. Un amore che dura ancora anche a distanza. Un amore che non può finire.
CAVALIERE DI “VENTURA” – La storia tra un goriziano apparentemente freddo e Partenope inizia il 18 gennaio del 2005. Un amore nato in corsa, dopo l’esonero di Giampiero Ventura, un amore coltivato con il tempo, con la passione, la professionalità di chi è abituato a parlare con i fatti e per questo piace di più dei soliti imbonitori ricchi di sorrisi e chiacchiere, ma senza anima. Gli eccessi Edy Reja li ha sempre lasciati ad altri, preferendo la pragmaticità al vaneggio. Dopo la sfortunata finale con l’Avellino e dopo aver avuto la possibilità di lavorare dall’inizio con la squadra il tecnico goriziano inizia l’irresistibile scalata al calcio che conta. Un campionato di C dominato nel 2006 e la magnifica promozione in A del 2007 culminata il 10 giugno nella trasferta di Genova.
DALL’INFERNO AL PARADISO SENZA PASSARE DAL VIA – Quasi brutale per velocità il passaggio nel calcio che conta, le prime vittorie in A ,il ritorno in Europa con il Benfica, i nuovi idoli del San Paolo Hamsik e Lavezzi ma con una costante in panchina. Edy Reja, sempre più partecipe del progetto De Laurentiis, sempre più nel cuore dei tifosi azzurri per la sua capacità di restare se stesso, di tessere la trama di questa stupenda storia restandone sempre ai margini, attribuendosi un ruolo da comprimario per quella sua voglia di schivare i riflettori e lasciare spazio a quelli più vogliosi di apparire.
IL RAPPORTO CON LA CITTA’ – Edy Reja ha profuso nell’esperienza napoletana tutto quello che aveva, mettendosi in gioco come mai forse in carriera, dando e prendendo tutto quello che c’era da prendere. Era solito passeggiare di notte nelle strade napoletane, come sempre al buio, lontano dai riflettori, perché a lui piaceva così, piaceva guardare la città che lo aveva adottato nel silenzio della luce delle stelle, senza cercare pubblicità o consensi, solo con la voglia di coltivare questo grande sentimento.
NON FINISCE CIO’ CHE NON PUOI DIMENTICARE – Per quelli legati tanto ai numeri e poco alla poesia la storia si interrompe bruscamente l’11 marzo del 2009. Inutile rievocare la brutalità e, probabilmente, l’inopportunità per modi e tempi dell’allontanamento. Conta poco. Restano i ricordi indelebili, marchiati a fuoco nella testa e nella pelle. Una cavalcata storica, un uomo GRANDE ed un GRANDE uomo. Nulla è cambiato. Il “Pampa” Sosa direbbe “chi ama non dimentica”. Mai affermazione fu più vera.
[Arturo Minervini – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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