Europa League, Juventus-Benfica 0-0: portoghesi in finale

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watch-uefa-champions-league-live-streamL’Europa è un’altra cosa. La Juve, che si appresta a vincere il terzo Scudetto consecutivo, passa un’altra stagione senza titoli europei. L’opportunità di disputare una Finale nel proprio stadio sfugge via sul più bello: all’ultimo passo, con il sostegno del pubblico ed un doppia superiorità numerica, “Madama” non è stata capace di segnare quel gol che l’avrebbe qualificata. Passa il Benfica, forte e incisivo all’andata, tosto ed ordinato a Torino.

Non c’è Barzagli, poi ci sono tutti: c’è Bonucci, dopo l’errore dell’andata; c’è Tevez, osservato da Maradona, suo invitato; c’è soprattutto Vidal, al rientro dal primo minuto. Sono mancati i suoi inserimenti nell’andata decisa da una bordata di Lima, che Juan Jesus preferisce a Cardozo, vertice offensivo di una squadra pronta a colpire con la sua giovane esuberanza.

Lo Stadium è una bolgia, il Benfica non ne risente: avvio veemente, tutti avanti e già al tiro dopo pochi secondi con Rodrigo (murato da Lichtsteiner).
Per non farsi schiacciare, i portoghesi tengono a lungo il pallone. Ma, appena lo recupera, la Juve minaccia: Pirlo da fuori area impegna Oblak, sull’angolo Vidal gira alto. La spinta è tutta da sinistra, dove Asamoah ha più libertà rispetto al collega di fascia Lichtsteiner: dai suoi piedi partono suggerimenti per Tevez e Pogba, incapaci di trovare sbocchi. Sempre da lì, Pirlo cerca Vidal al 20′: il cileno, indeciso tra cross e tiro, crea un intermezzo (sopra la traversa).

Pogba incanta: i portoghesi lo fermano in ogni modo, l’arbitro inglese asseconda. Tevez, su torsione di Llorente, ci prova con un mezza rovesciata: avrebbe fatto crollare lo Stadium, ma finisce di un metro alto. Il Benfica si nasconde, la Juve cresce. Arriva a tentare il tiro pure Lichtsteiner, non proprio uno avvezzo a certe iniziative (centrale, tra le braccia di Artur, al 28′). Si aggrega Pirlo, ma trova Tevez sulla traiettoria (32′). Vidal aizza lo Stadium, dopo aver servito Llorente (tiro contratto) e soprattutto provato a far male di testa con un volo da acrobata (palla a fior di palo). Ancora Pirlo, da casa sua, tenta con il destro: schiaccia, non va.

La grande occasione al 43′: punizione da destra del regista, testa di Bonucci sul primo palo, piede di Tevez che non arriva alla deviazione facile per questione di centesimi di secondo. Quella grandissima, al 46′: Pogba lancia con delicatezza Asamoah, il ghanese serve a perfezione Vidal, il cileno non la prende bene e consente la respinta sulla linea. Finisce con una pioggia di opportunità per “Madama” il primo tempo, si riprende con una pioggia di grandine: Primo Maggio fuori stagione. Cambia il cielo, non cambia la Juve: dopo 1′ al tiro con Tevez (deviato in angolo). Ma il Benfica non è spettatore. Un pallone non respinto con decisione dalla difesa, un rimpallo favorevole e Rodrigo solo al centro dell’area: brivido lungo la schiena, tentativo però alto. Balla dietro, la squadra di Conte. Davanti, si affida ai singoli: Tevez conquista una punizione al 15′, Pirlo la telecomanda quasi all’incrocio, dove Oblak allunga le sue leve per coprire.

Ad accendere la fase caldissima della gara, una mano di Markovic sull’incornata di Llorente, non vista dall’arbitro. Che, però, non si perde l’intervento scomposto di Perez su Vidal: doppia ammonizione, Benfica in inferiorità numerica. Stadium infuocato, Juve impaziente. Tevez apre la batteria bianconera: doppio dribbling, giro centrale. Conte aumenta il carico: fuori Bonucci, dentro Giovinco. I portoghesi non si scompongono e si chiudono bene: pochi spazi, tanta aggressività. Allora, dentro altre forze fresche: Osvaldo (per Llorente) e Marchisio (Vidal), inventiva e corsa.

Arrembaggio bianconero. Il pallone buono sui piedi di Lichsteiner: solo, lo svizzero non controlla. Il pallone entra al 36′, ma Pogba, che poi spedisce Osvaldo in porta, è fuorigioco sul lancio di Marchisio. Oblak ritarda nella rimessa, come Artur all’andata: segno inequivocabile di paura. Come all’andata, la Juve lo sente e si galvanizza. Non Vucinic che si irrita: cade nella trappola di Markovic, appena sostituito, e partecipa ad un polverone a bordo campo. Caos, spintoni, rosso per i due rissosi, minuti mai più recuperati. Finisce con le preghiere bianconere: Tevez centrale, soprattutto un colpo di testa di Caceres (parata di Oblek). Finisce con l’amarezza della Juve: la corsa verso casa termina sul portone. L’Europa è un’altra cosa.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]