Era Europa League, ma sembrava Champions: lo Stadium, teatro della prossima Finalissima, non si è presentato al completo, ma caldo ed animato come nelle grandi occasioni. Numerosi i tifosi dei turchi, imbattuti dai preliminari e schierati con un 4-1-4-1 affidato alla fantasia di Olçan Aldin ed alla vena del terminale Emre Gural. Numerosi i cambi di Conte, che, come anticipato, ha dato spazio a subalterni (Isla, Peluso, Caceres, Ogbonna) e provato la coppia bollente Tevez-Osvaldo.
I tentativi negli ultimi minuti contro le veronesi avevano lasciato intuire come il tecnico salentino fosse stuzzicato dalla miscela esplosiva tra l’italiano di Buenos Aires e l’argentino purosangue. Un quarto d’ora di studio agonistico ed il primo risultato è giunto: tocco di Tevez, rimpallo fortuito sul viso di un avversario e via libera per Osvaldo, che davanti al portiere non ha fallito (16′). Come invece Isla 10′ di noia dopo: incursione di Tevez e corridoio laterale per l’inserimento da destra del cileno, che ha pensato troppo, dirbblato il difensore piombatogli addosso e poi trovato lo specchio chiuso. Specchio lambito poi dall’”Apache”, servito da una splendida giocata di Peluso: controllo un piede dentro l’area e tiro a giro di un soffio fuori.
Non ha cambiato ritmo dopo lo svantaggio, non ha cambiato ritmo nella ripresa: coerenza prima di tutto per il Trabzonspor.
Il primo tiro del secondo tempo, così, è stato della Juve (3′): primo guizzo di Pogba e conclusione da lontanissimo terminata di poco a lato. Prima occasione, pure (5′): ancora assist di Tevez, ancora Osvaldo al tiro, questa volta con giro troppo lento per impensierire seriamente Onur Kivrak. Rimasto vivo, il Trab ha dato timidi segni della sua presenza, facendosi vedere dalle parti di Buffon (di Olcan Adin, il primo tentativo turco, alto e sballato) ed avanzando il baricentro. Segni più tangibili, lì hanno garantiti i circa 2mila tifosi giunti da Tresibonda: petardi e fumogeni, entrati non si sa come, per costringere l’arbitro a fermare il gioco e crearsi il loro spazio di popolarità.
Insoddisfatto, a metà ripresa, Conte ha cambiato: dentro Vidal e Llorente per Isla ed Osvaldo. Applausi per Giovinco (al posto di Marchisio), brividi per tutti al 26′: Buffon è uscito in ritardo su un tacco pregevole di Ozer, il pallone ha ballato per tutta l’area ed è stato buttato dentro da Olçan, dopo però che Yusuf Erdogan aveva recuperato la sfera oltre (di millimetri) la linea laterale. Occasione colossale a parte, l’inerzia dell’incontro andava palesemente tutta a favore dei turchi, in crescendo atletico specie a confronto con il fiatone dei bianconeri, in evidente ritardo su tutti i palloni.
La partita, a quel punto, è scoppiata: Juve spinta avanti dalla voglia del raddoppio per scacciare i fantasmi della trasferta turca, Trab altrettanto sbilanciato perché stimolato dalle disattenzioni ricorrenti degli uomini di Conte. Più di un contropiede avversario, infatti, ha urtato Buffon: «Usiamola», ha spesso urlato il capitano, indicando la testa. E la testa, l’ha usata soprattutto Tevez, che ha preso per mano “Madama”. L’argentino ha provato a calciare verso la porta, è rientrato per recuperare palloni, ha affrontato da solo la difesa ottomana. E quando pure la fortuna sembrava aver voltato le spalle (palo esterno di Pogba, su assist da terra di Llorente), l’”Apache” tanto ha insistito che ha spinto la Juve al raddoppio: corsa forsennata per sradicare la palla dai piedi avversari, scambio con Vidal, fuga sulla destra e servizio arretrato per il francese. Dal limite, in solitaria, per Pogba è stato un gioco da ragazzi. Liberazione per lo Stadium, trasferta più tranquilla in Turchia.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]
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