Evani: “Samp si affida troppo spesso alle individualità”

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Ospite di lusso a Sampdoria sempre con te, il programma radiofonico di sampdorianews.net in onda su Radio 103 il lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 19.30 alle 20.30. Nell’ultima puntata è intervenuto l’ex centrocampista di Milan e Sampdoria, attualmente selezionatore dell’Italia Under 18 e dell’Italia Under 19, Alberigo Evani.

Quante volte ci pensi a quel gol nella finale di Coppa Intercontinentale (punizione al 119′ in Milan – Nacional Medellín)?: “Sinceramente non ci penso spesso, me lo ricordano i tifosi perché quando li incontro tornano sempre su quell’episodio. Sembra quasi che abbia giocato esclusivamente una partita nella mia carriera. Però lì capisco quanto sia stato importante quel gol per me e per la società”.

Eri allo stadio sabato per vedere l’incontro tra Sampdoria e Cittadella. Che impressione ti ha fatto la Samp e secondo te perché sta faticando così tanto?: “La Samp è composta da grandi giocatori, sicuramente sprecati per la categoria. Sono all’inizio del campionato e quindi devono trovare compattezza e un pochino più di gioco. In questo momento si affidano troppo spesso alle individualità, ma credo che con il tempo l’allenatore riuscità a dare un gioco alla squadra e dopodiché la strada per il ritorno in Serie A sarà più breve”.

Hai avuto la fortuna di giocare nel Milan, ma anche di affrontare con i rossoneri un campionato di serie B. Nessuno più di te, dunque, può sapere quali siano le difficoltà di una grande squadra calata nella realtà della B: “Sono tante le difficoltà, perché è un campionato meno di qualità e più di quantità. Tutte le squadre quando incontrano, ad esempio Sampdoria e Torino, avversarie di maggior blasone, aumentano le loro forze e le loro attenzioni, per cui la squadra più forte incontra qualche difficoltà in più. Le squadre in Serie B cercano più la fase difensiva, si arroccano dietro e sperano in qualche contropiede. Quindi giocare non è semplice, però credo che alla lunga i valori vengano fuori e la Sampdoria ne ha più delle altre squadre”.

Atzori ha cambiato il modulo in corsa, passando dalla difesa a 3 alla difesa a 4. Non credi stia snaturando il suo modo di vedere il calcio?: “Io queste cose non le so. Ho visto la Sampdoria sabato con la difesa a 4. L’allenatore bravo è anche quello che si accorge se un tipo di modulo è idoneo o meno ai giocatori che ha a disposizione. Probabilmente si è accorto che la sua filosofia non era seguita o che i difensori non erano adatti a quel tipo di modulo ed è tornato alla difesa a 4, ma non credo sia questo il problema della Sampdoria”.

A fine estate tutti elogiavano il mercato della Sampdoria, ora però a distanza di qualche mese ci si accorge che manca una pedina importante, ovvero un giocatore in mezzo al campo che sappia dettare i tempi di gioco. Sei d’accordo?: “Dalla partita di sabato sembrerebbe proprio di sì. La Samp ha bravissimi attaccanti e esterni che spingono, ma in mezzo al campo ha due mediani incontristi più che di costruziune. Forse servirebbe un giocatore con più geometrie che detti i tempi di gioco”.

…e infatti se Bertani non salta l’uomo si fa veramente fatica a costruire un’azione…Bertani dribbla e crea azioni pericolose, Piovaccari sabato è stato bravo a difendere una palla, a incunearsi nella difesa ospite e a tirare in porta, però sono giocate individuali e non corali. Ma siamo ancora all’inizio e in più si trovano meno spazi in casa. Credo che la Samp troverà meno difficoltà in trasferta”.

La Sampdoria non rischia di fare la fine del Torino delle ultime stagioni? Una corazzata a cui però manca un’identià di gioco?: “E’ chiaro che non è sufficiente affidarsi alla bravura individuale. E’ necessario trovare un gioco collettivo. Tutte le forze si moltiplicano e più la squadra gioca bene e più le individualità vengono esaltate. Anche una grande individualità in un gioco confusionario finisce sprecata”.

C’è qualche giocatore della Samp che ti ha particolarmente colpito?: “Sono quelli  più di qualità che saltano subito all’occhio. Bertani è svelto, bravo nell’uno contro uno, Foggia e Semioli superano quasi sempre gli avversari. Gli attaccanti sono uno più bravo dell’altro e infatti il mister li alterna molto e ha l’imbarazzo della scelta. Poi ovviamente Palombo, che tutti conosciamo. E’ bravo come incontrista, ma ha bisogno di uno a fianco che lo completi”.

La Samp ha puntato moltissimo su Palombo, pensando forse che potesse risolvere tutti i problemi in mezzo al campo. Paradossalmente, invece, è uno dei giocatori che sta faticando di più in questo inizio di stagione: “I giocatori più forti fisicamente e meno agili vanno in forma più in ritardo. Credo che sia una cosa normale e naturale. La Sampdoria ha bisogno di un leader che abbia personalità al di là delle qualità tecniche e che possa trasmettere forza e sicurezza alla squadra. Palombo è proprio il classico giocatore in grado di tranquillizzare tutto l’ambiente”.

La Sampdoria ha un settore giovanile di grande qualità. Negli anni scorsi la Primavera ha addirittura conquistato Scudetto e Coppa Italia. Molti di quei giocatori ora però stanno faticando. Credi che sia un problema del calcio italiano, che non valorizza i giovani, oppure che invece gli stessi giovani vengano caricati di troppe responsabilità e buttati nella mischia troppo presto?: “Non è ovviamente un problema solo della Sampdoria, ma di tutto il calcio italiano. Ci sono tanti ragazzi interessanti e di talento, ma quando arriva il momento di fare il salto di qualità fanno sempre  fatica. Un pò è colpa loro, perché sono caratterialmente più molli rispetto agli stranieri, e un pò è colpa del nostro calcio, che si affida più a giocatori esperti piuttosto che puntare su qualche ragazzo giovane. Credo che però alla lunga chi ha qualità verrà fuori. C’è magari chi matura un po’ più tardi e il percorso è un po’ più lungo, ma chi ha talento emerge”.

Te la senti di scommettere su un giovane della Sampdoria per il futuro?: “Fare nomi è sempre poco simpatico. La Samp ha dei buoni giocatori giovani, li avevo l’anno scorso nei ’93 e quest’anno nei ’94. Devono continuare la crescita senza pensare di essere ormai arrivati o di aver già raggiunto tutti i miglioramenti possibili. Si può sempre migliorare e i ragazzi devono capirlo. Molti però fanno fatica e se ne accorgono solo quando vengono mandati in un campionato professionistico e scoprono che è dura, molto dura”.

[Mattia Mangraviti – Fonte: www.sampdorianews.net]