Quest’oggi il giocatore brasiliano si è racconatato ai microfoni de La Gazzetta Dello Sport.
Il sogno Italia
“Sognavo l’Italia da sempre, persino mio figlio ha un nome italiano: Enzo. Ero già stato vicino alla Serie A, prima con la possibilità Napoli attraverso uno scambio con Edu Vargas, poi lo scorso gennaio per l’interessamento della Fiorentina. Il prestito pareva cosa fatta, ma non è stato così. Io confido molto in Dio e sapevo che avrebbe scelto per me il posto giusto, quando ho saputo che mi voleva la Sampdoria ho accettato di corsa. Qui c’è un presidente speciale come Ferrero, qui hanno giocato grandi campioni e per me è un onore provare a imitarli. Penso a Cerezo e a Silas, quest’ultimo una persona speciale per me: è stato il primo tecnico a scommettere sulle mie capacità al Gremio ed è una persona che sento sempre volentieri”.
L’esperienza allo Shaktar
“Ho trascorso un ultimo anno tremendo in Ucraina: giocavo poco e con l’avvicinarsi della guerra anche la vita fuori dal campo era diventata difficile. Ero sempre triste, teso, mia madre mi chiamava e mi diceva: ‘Torna a casa’. Qui ho trovato un paradiso: una bella città, il mare, un’ottima squadra. Adesso poi ho anche trovato casa in centro per viverci con mia moglie Raphaela e mio figlio. Bellissimo”.
Le qualità balistiche
“Allo Shakhtar tirava solo Srna, il capitano, per me non c’erano possibilità e avevo perso pure il gusto di provare in allenamento. Qui ho trovato subito la fiducia di Zenga, che mi ha invogliato a lavorarci ogni giorno. Già quella sera contro il Vojvodina ho sfiorato il gol, così tutti hanno cominciato a spingermi e contro il Carpi è venuto il gol. Ho sempre avuto questa capacità, anche da ragazzino il tiro è sempre stato un mio punto di forza”.
La scoperta di Cassano
“Cassano? Devo confessare una cosa: io proprio non lo conoscevo, non sapevo chi fosse. Ne ho sentito tanto parlare e ho visto che molti lo consideravano un idolo, così sono andato a vedermi dei video e sono rimasto a bocca aperta. Non vedo l’ora di ritrovarlo al massimo delle sue possibilità. So che è stato molto criticato per la sua personalità, ma a me non è parso così: nello spogliatoio è simpaticissimo e disponibile, mi parla sempre anche se usiamo lingue differenti. Per la sua storia e la sua qualità Antonio deve tornare ad essere il punto di riferimento del nostro gruppo”.
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