ROMA – Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha rilasciato un’interessante intervista ai microfoni di Radio Anch’io Sport. Queste le sue parole a cominciare dal timore di non poter riprendere a giocare: “Sì, il giorno in cui la Francia ha annunciato la chiusura. La Francia è una delle big five e ha staccato la spina. In quel momento tutto diventava più difficile ma grazie alla UEFA e alle altre Federazioni abbiamo cercato di portare avanti con determinazione e con prudenza, stando attenti alla tutela della salute, il percorso per ripartire. Ne siamo venuti fuori tutti insieme, la Federazione francese è l’unica oggi rimasta fuori”.
Sul lavoro di Spadafora e Malagò ha dichiarato: “Con il Ministro abbiamo avuto un rapporto costante e collaborativo. La sua prudenza ai più è apparsa eccessiva ma ci ha consentito di ripartire nel momento giusto. C’è stato grande rispetto per tutto. Il presidente del CONI l’ho visto distaccato, forse eccessivamente preoccupato dall’idea che la nostra potesse essere l’unica federazione a ripartire, per quel che riguarda i giochi di squadra. Avrà avuto le sue motivazioni. Devo ringraziare anche Dal Pino, presidente della Lega Serie A. Abbiamo scoperto insieme la possibilità di fare squadra e spero che tutto questo possa andare avanti”.
Sul fondo salva calcio: “L’iniziativa è importante e senza precedenti. Quando si vive un momento di difficoltà si deve prendere tutto quello che si ha per far ripartire il calcio. Noi lo abbiamo fatto. Mi dispiace che qualcuno voglia strumentalizzare tutti, abbiamo messo a disposizione soldi reali per un totale di 23,5 milioni di euro. Qualcuno ha voluto sminuire e ridicolizzare la cifra, contro i 500 milioni della Spagna che però sono un prestito che i club dovranno restituire in cinque anni. L’unica Federazione che ha investito senza chiedere niente in cambio è stata la FIGC”.
Sulle riforme: “Adesso è arrivato il momento di dare senso a questa crisi. Dobbiamo creare i presupposti per una vera e propria riforma: in Consiglio Federale ho fatto una premessa, non ci dobbiamo focalizzare solo sul numero di squadre che prenderanno parte ai campionati professionistici e dilettantistici, dobbiamo capire che tutti insieme abbiamo una grande responsabilità verso il calcio come sistema. La riforma deve essere a livello culturale. Ognuno deve fare un passo indietro per farne poi tanti in avanti. La riforma è di sistema e non è più procrastinabile: è urgente”.
Infine, la chiosa sull’algoritmo: “Questa parola ha dato adito a forme di interpretazione ma in realtà si parla di una media ponderata per mettere tutti nella stessa condizione. Non si possono prendere classifiche con squadre che hanno gare in meno. A fine stagione tireremo le somme e capiremo tutti che quella formula potrebbe accontentare tutti. Chiaramente il campo è un’altra cosa”.
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