FIRENZE – Vincenzo Italiano, allenatore della Fiorentina, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club Viola. Queste le sue parole: “L’unica mia aspirazione è sempre stata quella di fare il calciatore, fin da quando ero bambino. Quindi anche se vivi e nasci al Sud, dove è molto difficile, penso che la grande passione, il grande amore che uno può avere per questo sport riesca a far ottenere l’impossibile. Vi garantisco che venire fuori dal paesino in Sicilia dove sono nato io è un qualcosa di straordinario. E’ un paesino vicino ad Agrigento, si chiama Ribera. Io sono solo il terzo, di tutta la storia, a diventare un calciatore professionista. La passione ti spinge a fare sacrifici. A 15 anni sono andato via di casa, a studiare lontano, vivere lontano dalla famiglia, abbandonare amicizie. Lasciare tutto quello che a quell’età pensi di non poter mai abbandonare. Quindi sono diventato un giocatore professionista. E’ stata una carriera bella, con tanti anni in A ed in B, e tante soddisfazioni. Nella zona dove sono cresciuto le difficoltà sono date dalle strutture, l’organizzazione. Di squadre professionistiche ce ne sono molte meno rispetto al Nord, così come le opportunità. Devi essere veramente “malato”, appassionato, avere grande amore per questo sport. E chiaramente le qualità le devi avere, quelle te le dà il Padre Eterno”.
Italiano ha, poi, aggiunto: “Durante il mio percorso ho sviluppato il richiamo a fare l’allenatore, grazie anche a tanti allenatori che mi hanno ispirato, e che mi hanno spinto a fare questa scelta. Poi piano piano ho iniziato, facendo negli anni una scalata incredibile, ottenendo vittorie in D, in C, in B ed in A, una dietro l’altra. Un percorso netto, completo, con poi la salvezza lo scorso anno con lo Spezia in Serie A, che ha chiuso questo cerchio di quattro anni fantastici. L’anno scorso ci davano tutti per retrocessi. E cosa abbiamo fatto? Un grande risultato. Ma se ti accontenti, come fai a fare questo lavoro? Non riesco a godermi tante cose, faccio fatica a dormire. Questo può essere il mio segreto, che sta facendo la differenza, insieme alla sicurezza nei propri mezzi. Qualche volta il mio staff o i giocatori sono soddisfatti, ma io gli rispondo che non va bene e che si deve fare meglio. Non mi accontento mai, sono malato di calcio”.
Sullo Spezia: “Sono stati quattro anni in quattro categorie diverse e con quattro gruppi diversi. Cambiare categoria ogni anno non è semplice: aumenta la qualità, aumenta la fisicità, aumentano le difficoltà. Riuscire ad ottenere questi risultati è difficile. Riparti sempre da zero, il gruppo è nuovo e devi inculcare le tue idee, il tuo pensiero, il tuo modo di essere. La parte più difficile per un allenatore è quella di cercare di portare le idee, convincere i calciatori a seguire la propria idea di calcio. Una volta ottenuto quello tutto diventa più semplice. E’ la cosa su cui bisogna perdere più tempo. Devi avere sempre una mentalità vincente, mai dare nulla per scontato, curare il dettaglio. Anche se ottieni qualche vittoria non devi mai cullarti, perché è uno sport che ti castiga da un momento all’altro. Devi battere il ferro nel quotidiano”.
Sulle ambizioni: “Ancora la fame di vincere ed ottenere risultati importanti c’è, e l’ho dimostrato anche accettando la sfida di Firenze, la sfida di allenare questa squadra che ho affrontato da avversario, che ha qualità, che è di altissimo livello in tanti componenti. Ha sei nazionali, di cui tre hanno vinto la Coppa America, uno ha vinto l’Europeo, Erick Pulgar col Cile, Christian Kouame con la Costa D’Avorio. C’è qualità e spero di tirarla fuori. Se c’è qualcosa che deve regnare e che porta le vittorie, è la qualità in tutto ciò che si propone”.
Sulla Fiorentina: “Devo ringraziare la società, Rocco Commisso, Joe Barone, Daniele Pradé. Mi hanno fortemente voluto. Questo per chi la pensa come me è troppo importante. Vuol dire che la gente ti stima, vuol dire che crede in te. Vuol dire che ha fiducia in te. Così la responsabilità uno se la prende volentieri, per cercare di ripagare tutto questo. Piano piano sto iniziando a conoscere tutti. Ho trovato un ambiente straordinario, un ambiente di livello. E’ una sfida che ho accettato perché penso che questa sia una squadra di qualità, ha tanti giocatori forti, giocatori che forse non hanno ancora espresso il proprio valore. E per me è una sfida. E’ una sfida con me stesso il cercare di ottenere qualcosa di importante. Mi auguro soddisfazioni da tutti i punti di vista. Nella crescita dei calciatori, migliorare quello che abbiamo fatto la scorsa stagione, a livello personale mio e per la Fiorentina. Da parte mia c’è tutto l’impegno possibile ed immaginabile. Ci metto il cuore. Come in tutte le squadre in cui sono stato. Sono qui per ottenere risultati”.
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