Una scommessa e una piccola lacuna. Il mercato della Fiorentina si chiude senza gli ultimi due tasselli che molti invocavano, un portiere e un vice-Pizarro. I pali viola saranno difesi per davvero da Neto, un po’ per scelta e un po’ per inerzia, e affidarsi a colui che per tre anni (e da tre allenatori diversi) non è mai stato considerato un “titolare” è oggettivamente un rischio, tanto più per una squadra che punta sempre più in alto. Scommessa che potrà anche essere vinta, naturalmente, come è accaduto in quasi tutti i precedenti assortiti della gestione Pradè-Macia-Montella: da Ljajic a Toni, da Gonzalo a Pizarro, la lista è lunga. La lacuna è in mezzo al campo, dove lo stesso tecnico gigliato aveva chiesto un’alternativa affidabile in più in un reparto numericamente già ampio. Ne dovrà fare a meno e magari riuscirà a sopperire facendo maturare in fretta almeno uno tra Bakic, Vecino e Wolski, promesse su cui la Fiorentina ha investito; oppure – più difficile – rispolverando Olivera.
Ma se le ultime due situazioni non hanno entusiasmato i tifosi, nessuno deve dimenticarsi cosa è stato il mercato della Fiorentina nel suo complesso. L’operazione Mario Gomez resta un capolavoro realizzato dal club viola con un lavoro di alcuni mesi. E accanto al colpo grosso sono arrivati altri elementi importanti, come Ilicic (10 gol nell’ultimo campionato in un Palermo cadente), come Joaquin (grande protagonista nell’ultima Champions League), come l’esperto Ambrosini e come il promettente Rebic, per finire con qualche scommessa a costo zero. Senza dimenticare l’abilità con cui sono state condotte alcune importanti, e magari anche dolorose, operazioni in uscita. Ecco perchè il giudizio globale non può che essere fortemente positivo per una Fiorentina che ha saputo rinforzarsi, pur concludendo il saldo acquisti-cessioni in attivo, come era accaduto l’estate scorsa (e grazie a quei soldi è arrivato poi Giuseppe Rossi a gennaio).
Guardandosi intorno ci si accorge di quante difficoltà abbiano avuto le altre. La Juventus forse non si sarà indebolita – come ha detto Conte – ma certo non ha fatto un mercato entusiasmante con Tevez unico rinforzo vero, Ogbonna strapagato per fare la panchina e Llorente che sembra già bocciato, per quanto i bianconeri rimangano i favoriti per lo scudetto. Il Milan, dopo un’estate da quasi spettatore con Poli e Saponara unici innesti, ha pensato bene di mettersi in cassa i soldi della qualificazione Champions e di fare mercato con la cessione di Boateng, scommettendo poi su Kakà. E se non riuscirà a resuscitare il brasiliano, non sarà certo una squadra migliore di quella dello scorso torneo. L’Inter si è affidata ad un allenatore di assoluto affidamento, ma il mercato non ha portato nessun rinforzo per fare il salto di qualità. Peggio ancora ha fatto la Lazio, che si è ridotta all’ultimo giorno per provare il colpo (Yilmaz) e si ritrova una rosa piena di centrocampisti validi, ma povera sia in difesa che in attacco. Alti e bassi per la Roma che ha inserito elementi di valore come Strootman, Ljajic e Maicon, ma ha chiuso con oltre 30 milioni di attivo ed è rimasta con Borriello unico centravanti di ruolo in rosa. Infine il Napoli che si è rinnovato con giocatori di livello in tutti i reparti, grazie al maxi-tesoretto della cessione di Cavani e ai soldi della Champions (ma alla fine De Laurentiis ha speso meno della metà dei 60 milioni promessi extra-Cavani). La perfezione, insomma, non è di questo mondo.
[Simone Bargellini – Fonte: www.violanews.com]