Prendere esempio dal Barcellona è un’aspirazione tanto diffusa quanto difficile da realizzare. Il club blaugrana è al top da tre anni sia per i risultati ottenuti che per la capacità di arrivarci attraverso il calcio-spettacolo.
Anche Mihajlovic e D’Agostino nello scorso ritiro di Cortina avevano indicato (incautamente, viene da dire oggi) il Barça come modello a cui doveva ispirarsi il gioco della Fiorentina.
Qui invece si vuol sottolineare un aspetto della società blaugrana ben più facile da imitare, con le dovute proporzioni naturalmente. Riguarda l’ampiezza della rosa: secondo un recente studio, infatti, il Barcellona è tra le big d’Europa, quella con la prima squadra meno numerosa. Appena 21 gli effettivi a disposizione di Guardiola, compresi i 3 portieri, quindi meno di due giocatori per ruolo contro i 24 elementi del Real Madrid, i 31 del Milan, i 30 del Manchester City e – addirittura – i 37 del Manchester United. In un calcio in cui il turnover viene considerato, da molti, come uno strumento indispensabile, Messi e compagni di partite ne saltano ben poche ma i risultati non ne risentono. Anzi… E se manca qualcuno? Dentro i giovani talenti della ‘cantera’, senza timori, come accaduto anche nella semifinale di Champions col Real, dove c’è stato spazio per una manciata di minuti per Sergi Roberto (’92).
Pochi ma buoni: potrebbe essere questa la ricetta della ‘nuova’ Fiorentina, che si appresta a rivoluzionare la propria squadra giunta ormai a “fine ciclo”. Ad oggi la rosa a disposizione di Mihajlovic non è troppo ampia: 24 giocatori (escludendo Camporese), un numero già calato rispetto ad inizio stagione grazie a 4 cessioni – Bolatti, Zanetti, Felipe e Papa Waigo – e 2 nuovi innesti – Behrami e Neto. Ma se al Barça ne bastano 21 per giocare su più fronti – aspirando peraltro a vincere tutto – la Fiorentina impegnata solo in campionato e Coppa Italia potrebbe ridurre ancora un po’ il suo parco giocatori. Puntando così ad abbassare il monte ingaggi, senza diminuire il valore medio dei suoi elementi. Serve qualche giocatore duttile e un po’ di coraggio per puntare anche sui propri giovani. Sennò a che serve averli bravi?
[Simone Bargellini – Fonte: www.violanews.com]
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