Ma proprio le peculiarità tecnico-tattiche rappresentano una delle perplessità maggiori sul conto di Ambrosini. Che ha sempre fatto della grinta e dell’aggressività i suoi punti di forza. Un vero lottatore, l’ex capitano rossonero garantisce tanta legna e anche tanti falli, ma nella Fiorentina del “tiki taka” che si è imposta all’attenzione di tutti nella scorsa stagione si fa fatica ad immaginarlo tra i palleggiatori viola. E qui il paragone con Migliaccio, improponibile dal punto di vista della carriera e del palmares, torna invece d’attualità per pronosticare il ruolo di Ambrosini nella rosa di Montella: un’alternativa tattica da giocare a gara in corso, quando magari c’è da difendere il risultato. Oppure una soluzione d’affidabilità quando manca uno degli uomini di qualità. Una “riserva di lusso” insomma e una risorsa per lo spogliatoio in termini di carisma ed esperienza, fermo restando che poi sarà il campo ad alterare le previsioni, in un senso o nell’altro. E conoscendo il tecnico viola, non c’è dubbio alcuno che saprà gestire Ambrosini senza farsi condizionare dal ‘nome’ (ne sa qualcosa Sissoko). Del resto a 36 anni compiuti il 29 maggio scorso e con una carriera che lo ha visto spesso soggetto ad infortuni, è difficile immaginarlo come un titolarissimo della squadra gigliata e la media di 20 presenze a campionato dei suoi ultimi 3 anni accredita questo pensiero.
[Simone Bargellini – Fonte: www.violanews.com]
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