Flamini goleador…

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Sembra quasi un segnale del destino che il gol che proietta il Milan ad un passo (punto) dal 18° scudetto sia stato segnato non da una punta, non da un trequartista, non da uno dei tanti “piedi buoni” della squadra, ma da un mediano-guerriero simbolo della “rivoluzione di Allegri”, che in un giorno d’autunno decise che il Milan delle stelle ipotizzato in estate non poteva essere competitivo, in quanto troppo sbilanciato e poco equilibrato e varò la formula dei tre mediani nella trasferta di Bari; i rossoneri vinsero e nel tabellino dei marcatori entrò proprio Flamini; da quel momento il Milan iniziò la scalata verso la vetta della classifica, raggiunta poche settimane dopo e mai più lasciata, grazie anche e soprattutto a quel modulo tante volte riveduto e corretto in seguito, a causa di infortuni e squalifiche (nelle ultime settimane, ad esempio, a centrocampo sta giocando Seedorf che mediano non è), ma che ha assicurato ottimo rendimento e tanti punti in classifica.

Flamini è uno dei simboli di questo Milan meno spettacolare ma molto più concreto che si appresta a conquistare il tricolore; il francese non è titolare fisso, spesso parte dalla panchina o non viene impiegato, ma quando è stato chiamato in causa ha sempre dato il suo contributo, perchè una squadra deve essere un gruppo solido e compatto, in cui non si può pretendere di giocare sempre, ma bisogna avere l’intelligenza e la saggezza di mettere gli interessi della squadra davanti a quelli personali. Flamini non ha piedi fatati ma grinta da vendere e un carattere forte e deciso che deriva dalle sue origini corse ma anche da tanti anni di carriera in Inghilterra, dove da sempre si gioca un calcio più ruvido e combattuto; per questo un suo gol è una rarità (da quando è al Milan questa è solo la terza), anche perchè non è suo compito gonfiare la rete ma, piuttosto, garantire corsa e concretezza abbinate a qualità e lucidità e ciò gli riesce egregiamente.

Comunque la sua rete è stata di pregevole fattura, visto che si è inserito come un consumato trequartista nella difesa bolognese, dettando il passaggio a Robinho; poi, una volta davanti a Viviano, ha sì sbagliato la prima conclusione facendosela respingere dal portiere, ma è stato veloce e fulmineo come il miglior Inzaghi nel riprendere la corta respinta e depositare il pallone in rete. In seguito ha addirittura sfiorato la clamorosa doppietta, ma il suo gol è bastato per consegnare al Milan i tre punti praticamente decisivi per la vittoria dello scudetto. Il francese è uno dei giocatori più apprezzati dal pubblico di San Siro, soprattutto da chi è pronto a perdonare una non eccelsa qualità nei piedi se il giocatore in questione è generoso e mette in campo grinta, impegno e determinazione; da questo punto di vista Flamini è impeccabile e un esempio per tutti e, quindi, il gol contro il Bologna è il giusto premio per una stagione da “gregario di lusso” di una squadra diventata vincente quando ha capito che gente come Flamini può essere più decisiva di un Ronaldinho poco motivato e conivolto nel progetto.

…ROBINHO ANNEBBIATO – A dimostrazione che i piedi buoni aiutano ma non bastano, c’è la prestazione di Robinho contro il Bologna; niente di particolarmente negativo, diciamolo subito a scanso di equivoci, ma visto che siamo qui per giudicare e scegliere un flop, a qualcuno doveva pur toccare e ho scelto il simpatico giocoliere brasiliano perchè ancora una volta è stato sciagurato davanti alla porta e, in più, questa volta ci ha aggiunto il fatto di aver perso molti palloni con troppa facilità al cospetto dei difensori avversari, intestardendosi in complicati dribbling in cui, come si suol dire, spesso si scartava da solo. Come già sottolineato più volte nel corso della stagione, a sua discolpa c’è il fatto che in ogni partita Robinho è sempre il più dinamico, lo trovi dappertutto e sembra l’orsetto della Duracell che non si scarica mai, ma ciò compromette la sua lucidità davanti alla porta, visto che arriva sempre annebbiato dalla fatica di fronte al portiere avversario e quasi inesorabilmente spara palloni fuori dallo specchio della porta o addosso all’estremo difensore.

Nonostante ciò ha segnato ben dodici gol in campionato e visto che qualcuno ha calcolato che ha tirato una novantina di volte in porta, la percentuale di errore è comunque molto alta e viene da chiedersi quante reti avrebbe fatto se fosse stato un po’ più preciso e spietato in zona gol; forse ora sarebbe capocannoniere incontrastato con una cifra record di segnature, invece deve accontentarsi di essere in doppia cifra, con il rimorso di aver tante volte fatto disperare i suoi tifosi con errori clamorosi, anche in momenti decisivi delle partite. Comunque il popolo rossonero è benevolo e generoso, apprezza molto l’impegno e ha capito che in ogni caso Robinho è stato fondamentale in questa stagione vincente, perchè ha interpretato vari ruoli sempre con il massimo impegno e il suo movimento perpetuo da trottolino impazzito è sempre stato molto utile per mettere in crisi le difese avversarie.

Per questo lo si può perdonare volentieri e spedirlo “dietro la lavagna” con il sorriso sulle labbra, quel sorriso che non manca mai sul suo volto, sia quando si tratta di ballare il samba dopo un gol, sia quando bisogna a malincuore subire le inevitabili critiche per un gol divorato in modo allucinante, perchè per Robinho il calcio è allegria e come tale va vissuto, nella buona e nella cattiva sorte. Nella prossima stagione speriamo di vedere un Robinho più implacabile davanti alla porta, ma anche questa versione da “adorabile scaiagurato” va benissimo, se poi alla fine arrivano vittorie e trofei in cui il suo contributo è fondamentale.

[Davide Bin – Fonte: www.ilveromilanista.it]