Forse il vero macigno sulla testa del Bari lo si sta mettendo adesso

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Gol negato a parte (derubricabile come risarcimento al non trascendentale Genoa per il palo avverso), il Bari non sembra avere le energie per risalire la china. 9 punti di distacco dalla quartultima piazza significa salvezza a condizione di ottenere tre vittorie mentre le 3 rivali non fanno punti, ovviamente a patto che nelle rimanenti gare (che frattanto si riducono in numero) il bottino sia lo stesso. Pura formalità l’acquisizione di un dato, quello matematico, che sancisce una retrocessione ormai annunciata.

Probabilità salvezza al cinque per cento, dichiara Bortolo Mutti. E qualcuno ne elogia il realismo, se è vero che quella con il Genoa sarebbe forse stata definita dal predecessore Ventura una gara “dominata con 7/ 8 palle gol nitide”. Altra novità: un Bari molto all’inglese, con lanci lunghi che scavalchino il centrocampo a favore di un attacco ancora orfano di Barreto ma che ritrova Ghezzal, neanche negativo nella prova terminata a reti bianche contro la formazione di Ballardini. Il problema è, però, che la soluzione anglosassone è più o meno una dichiarazione di incapacità di gestire o costruire palla a terra, una bocciatura della zona nevralgica della squadra, quel centrocampo che – come si suol udire anche da osservatori spassionati – non è nemmeno il punto debole di questo Bari piccolo piccolo. “I lanci lunghi sono palle che non sono di nessuno”, si obietta, ed a giusta ragione: quei palloni sono affidati al caso, in un caso su due sono palle perse.

Solo carbone, dunque, in uno 0-0 che non serve a nessuno. Ed un dubbio: supponiamo che prevalga quel 95 per cento, che il prossimo anno (se il calcio ancora esisterà a Bari, direbbe qualche occhiuto revisore dei conti) si debba disputare un estenuante campionato di serie B, con il “macigno sulla testa” di memoria “venturiana” di una retrocessione e conseguente abbattimento morale e di immagine. Non si retrodaterà all’arruolamento di Bortolo Mutti, retrocesso con l’Atalanta, a Bari fino a giugno, una cattiva gestione dell’AS Bari, una mancata programmazione del futuro: insomma, quello che invece accadde all’indomani di Bari- Lecce 0-4, allorché – in auto – raggiunse contrada Torrebella un certo Antonio Conte?

[David Giampetruzzi – Fonte: www.tuttobari.com]