Gabriele Remaggi: «La società deve dare fiducia totale a Malesani»

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Missione “riscatto” fallita. Chi si aspettava una reazione decisa da parte del Genoa dopo le due sconfitte consecutive, non può che rimanere deluso dal pareggio interno contro il Lecce, uno scialbo 0-0 che infastidisce più per com’è avvenuto che per il risultato in sé. Nonostante le due settimane di lavoro, si sono ancora evidenziati i problemi visti con Chievo e Parma, ovvero il centrocampo compassato e l’attacco letteralmente spuntato, nonostante le prodezze di Rodrigo Palacio costretto a cantare e portare la croce.

Se una vittoria avrebbe spazzato via i dubbi su Malesani, questo pareggio non può che aumentare il brusio alle spalle del tecnico veronese date le odierne voci su alcuni nomi papabili per la panchina rossoblù, come Gigi De Canio e Delio Rossi. Per la nostra rubrica settimanale “Giornalista della settimana”, Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Gabriele Remaggi, giornalista de “La Stampa” ed esperto del calcio genovese, per parlare dell’attuale momento del Grifone, dalla squadra a Malesani, dalla partita con il Lecce alle prossime avversarie dei rossoblù.

Il Genoa sceso in campo contro il Lecce è sembrato una squadra senza gioco, senza idee e senza personalità: che cosa non è andato nel confronto con i salentini?
Sembra sempre che manchi un centesimo per fare un euro. Mi spiego: credo che ci siano le qualità nella rosa rossoblù, ma manca quel qualcosa per renderle solide. Non so cosa sia quel qualcosa, da quanto visto non lo sa neanche Malesani. Sarà l’atteggiamento dei giocatori o il modo sbagliato di scendere in campo, ma manca quel valore aggiunto. In attacco c’è solo Palacio che, per quanto possa essere decisivo, ha comunque bisogno di una spalla, possibilmente una prima punta che dia un riferimento alla quale lui possa girare attorno. Caracciolo finora è stato evanescente, anche se c’è da dire che non si è visto nemmeno un cross adatto alle sue doti di elevazione. Pratto è stato addirittura schierato sulla fascia, con Jankovic posizionato più avanti. Credo che manchi proprio un riferimento.

Lo stesso Jankovic non potrebbe rappresentare un’alternativa più che valida per il ruolo di prima punta?
Questa è una risposta che può dare solo dire l’allenatore: è l’unico che vede i giocatori tutti i giorni, anche perché i cancelli del campo sono quasi sempre ad occhi chiusi. Sembrerebbe che Jankovic abbia riacquistato la forma, ma credo che se né Malesani né Ballardini abbiano deciso di puntare su di lui dall’inizio, qualche motivo ci sarà. Tra l’altro, il serbo ha un ruolo non ben definito: con Gasperini non andava bene, neanche come trequartista mentre lui sostiene di aver bisogno di correre. E’ chiaro che non si possa costruire la squadra attorno a Jankovic: nella rosa c’è un giocatore davvero promettente come Jorquera che ha già dimostrato con la vittoria sulla Lazio di poter cambiare la partita con una delle sue giocate.

Kucka invece, sembra sempre di più il lontano parente del “trattore” che l’anno scorso arava i campi della Serie A.
Quando era arrivato a gennaio dallo Sparta Praga era in gran forma. Ora appare svogliato, meno incisivo, meno pesante, meno importante nel gioco della squadra. I fischi di ieri non sono dovuti solamente all’opaca prestazione: le dichiarazioni uscite ultimamente non hanno certo fatto piacere alla tifoseria. Le situazioni di mercato createsi in estate, vendendone la metà all’Inter, devono avere destabilizzato il giocatore slovacco che in un discorso prettamente tattico, dati alla mano, sembra rendere di più con un centrocampo a quattro, con un Milanetto al fianco, anziché nella mediana a tre di Malesani. Non credo però che un semplice cambio di schema possa condizionare così radicalmente le prestazioni di un giocatore. Alla fine, per quanto ne sappiamo noi, potrebbe essere semplicemente fuori forma.

Dopo la partita con il Lecce, Malesani ha dichiarato di aver concluso con il sorriso il confronto al termine dei 90′ con Preziosi. Il momento del tecnico veronese però non sembrerebbe dei più felici.
Se il Genoa avesse vinto sarebbe a 10 punti, secondo o terzo in classifica. Con il pareggio, è rimasto a quota 8 nel gruppone non ben definito di metà classifica. Credo che nell’ambiente rossoblù ci siano sempre picchi di entusiasmo o depressione a seconda dei risultati inanellati dal Grifone. Un po’ di misura non guasterebbe. Ricordiamoci che Preziosi ha scelto Malesani già da marzo, quando Ballardini doveva ancora finire la stagione. Esonerando Malesani, si butterebbe via tutto il lavoro svolto fino ad ora. La trasferta con la Juventus sarà uno spartiacque: vincendo, si acquisterà fiducia ed entusiasmo; qualora perdesse non saprei dire se Preziosi possa essere intenzionato ad ingaggiare un nuovo allenatore.

Alla luce delle prossime partite che il Genoa dovrà disputare, quanto può convenire il cambio di allenatore in un momento della stagione così delicato?
L’esonero di un tecnico avviene quando si registra una mancanza di fiducia da parte dei giocatori e della società. A volte va bene, a volte va male, ma credo che il cambio in panchina non sia la panacea di tutti i mali. La cosa migliore per il Genoa è dare la fiducia totale a Malesani. Gli stessi giocatori sono degli animali strani: quando si vince non c’è nessun problema, quando i risultati sono perlopiù negativi invece, viene messa in discussione la figura fino a quel momento salda dell’allenatore. La società deve, almeno apparentemente, essere sempre dalla parte del tecnico fino a quando non si opta per un esonero. Preziosi non parla, Malesani garantisce di avere la fiducia del presidente, come quella dei giocatori che non è mai stata messa in discussione. Serve che tutti quanti si diano una mossa, in tempi brevi: le capacità ci sono.

La trasferta con la Juventus è solo l’inizio di questo “autunno caldo” per i rossoblù: dopo la partita di Torino, ecco Roma, Fiorentina, il confronto col Novara da non sbagliare e all’inizio di novembre l’Inter al Ferraris. E di fieno in cascina ne è stato raccolto ben poco.
Il Genoa è a quota 8 punti. Esattamente a metà: avrebbero potuto essere di più, di meno, ma sono questi. La partita con gli uomini di Conte potrà dare quelli stimoli in più rispetto ad altre sfide e quella voglia di esserci che non possono che motivare i giocatori. Il ciclo di questi incontri sarà condizionato dal risultato di sabato sera: portando dei punti a casa, si infonderebbe una grande entusiasmo nell’ambiente.

Intanto però Kaladze è stato fermato per quattro turni dal giudice sportivo.
Ora sono quattro ma con un ricorso potrebbero, ottimisticamente parlando, ridursi a due giornate. Diamo le giuste colpe a Gava, ma anche a Kaladze: ammonito per aver tirato via il pallone a gioco fermo, ha esagerato nella protesta costringendo l’arbitro ad assegnargli il secondo giallo, forse troppo severo, ma a termini di regolamento, sacrosanto. L’errore più grande però è stato commesso dal difensore georgiano che avrebbe potuto evitare senza problemi un’ingenuità molto grave, data la sua lunga ed importante esperienza.

[Daniele Zanardi – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]