MILANO – Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna del Corriere della Sera. Queste le sue parole: “Non esco di casa dall’8 marzo ma non vivo con paura: mi sono abituato al nuovo modo di lavorare. Anche al lunedì, invece del tradizionale pranzo di Arcore, ci si collega su Zoom con il presidente Berlusconi. Governo, Coni, Figc e Lega spaccati sulla ripartenza? Non credo che il problema risieda nelle figure che presiedono queste istituzioni. L’origine di tutti i mali è l’imposizione della UEFA di far terminare tutti i campionati entro il 2 agosto per dare spazio nelle settimane seguenti alle finestre europee. Sarebbe stato meglio assecondare le osservazioni della Fifa e consentire ai singoli campionati di poter concludere i tornei con le squadre sì al lavoro, ma da agosto e in campo da settembre. Poi la nuova stagione si sarebbe disputata nell’anno solare 2021, magari spostando gli Europei a novembre-dicembre”.
L’ex amministratore delegato del Milan ha, poi, aggiunto: “Non c’è dubbio che in questo momento la priorità sia la salute ma altrettanto dobbiamo essere consapevoli di vivere in un sistema globale. Se i nostri tre principali competitor in Europa, Inghilterra, Spagna e Germania, riprendono l’attività, rischiamo di non essere più competitivi con loro. Il calcio italiano subirebbe danni da 700 milioni e si avvierebbe a una ‘decrescita felice’, mentre gli altri continuerebbero a incassare”.
E infine: “La decisione finale sarà presa in un’assemblea del 7 maggio. Tralasciando i costi per l’attuazione dei protocolli (risolvibili con una serie di contributi) penso che giocando anche molto più tardi, cioè in agosto parallelamente alle date europee, ci sarebbe il tempo per finire la stagione. Pur avendo il Monza 16 punti di vantaggio sulla seconda (e una ragionevole sicurezza di andare in B) preferirei giocarmela fino in fondo. Parliamo di sport, mai dimenticarlo: è il campo a determinare i risultati, non le riunioni. Un giochetto da ragazzi la cavalcata del Monza? Non direi. Il presidente Berlusconi mi ha affidato la mission di portare il club in due anni in A e speravo in questo periodo di allestire una grande rosa per ottenere la promozione nella massima serie. Pensavo di essere quasi in B, vediamo. Scudetto? Ma non scherziamo, siamo una piccola città e per vincere il campionato servono strutture”.
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