È ufficialmente tornata la Milano da bere. Mica quella del Ramazzotti e delle belle figliole però, qui semmai si registra il momento più basso del calcio meneghino degli ultimi trent’anni: affronti il Milan, sfidi l’Inter, e te li sorseggi come aperitivi freschi. Ti va male? Porti a casa un pareggio. Volete la verità signore e signori? Non è un caso, proprio no: le squadre della capitale pallonara hanno fatto di tutto quest’estate per ritrovarsi nelle putride sabbie mobili. Volete un’altra verità? Non finirà così. Milan e Inter torneranno presto in cima alla classifica, ma solo perché alla lunga i rimasugli degli squadroni che furono basteranno per far la differenza nella povera serie A. Scordiamoci l’Europa però belli miei: quella è roba per clubboni col pedigree, magari non il Trabzonspor delle mezze pippe, di sicuro il Barcellona di quelli che se giochicchiano puoi anche strappare un pareggio (vedi Pato e fratelli) ma se s’incavolano ne fanno otto in un colpo solo (vedi Osasuna).
Presto per far processi? Col cavolo. L’Inter campione del mondo è una squadra senza senso. Ha un allenatore che non può essere esonerato semplicemente perché in realtà non è mai stato assunto, ha un presidente che non può essere esonerato semplicemente perché un auto-esonero non s’è mai visto, ha dei giocatori che non possono essere esonerati anche se in campo giocano con la flemma dei monaci benedettini, avevano un dirigente capace di tenere insieme tutti i pezzi e… l’hanno esonerato. Si chiama Oriali Lele, di recente ha detto e nessuno se l’è filato. Se questa è logica…
Questa sera Gasperini torna in pista. A Novara deve vincere e non è detto che gli basti per salvare la cadrega. In caso di “tanti saluti e arrivederci” dovrà recitare il mea culpa: è vero che Moratti ha fatto di tutto per metterlo in difficoltà, ma è anche vero che accettare di far salpare una nave crivellata è una scelta sciagurata. Una persona sensata in quel caso sceglie: o impone che vengano tappate le falle prima della partenza o se ne sta al bar del porto. Per capirci: meglio un vaporetto domani che il Titanic oggi. Gasperini, illuso, ha sperato nella buona sorte, quella che magari ti dà una mano ma non se contro ogni tipo di logica decidi di schierare il giocatore più odiato in tutti gli Inter club da Aosta a Lipari (Muntari) e tieni in panca uno dei più amati (Pazzini). E allora sotto col giochino più becero del momento: l’elenco dei possibili sostituti del Gasp. Al momento Figo è davanti a Ranieri che è davanti a Delio Rossi che è davanti a Baggio che è davanti a tutti gli altri. Zenga? Non se lo fila nessuno nonostante il gran cuore nerazzurro, quello che, al momento, servirebbe alla rosa più di una lavagnetta riempita con tanti schemi pallonari.
Non va meglio al Milan, del resto non è un caso se le milanesi insieme mettono a referto due soli punti dopo altrettante giornate. Allegri s’attacca all’infermeria e non ha tutti i torti (nelle ultime due settimane a Milanello ha visto più cerotti che giocatori), ma se a Napoli per cambiar rotta si vede costretto a mettere in campo la temibile coppia Emanuelson-Antonini allora son veramente dolori. Di chi è la colpa? Del multone agostano capitato a Berlusconi (500 e passa milioncini di euro). Galliani sapeva che la squadra andava rinforzata, lo sapeva anche il mister: il salasso nelle casse però ha impedito di completare un centrocampo composto da giocatori che non possono garantire presenza continua. Dice: . Vero, complimenti al diavolo. Il punto preso al Nou Camp però è più un colpo di fortuna che un colpo di classe e la verità sta nei numeri: 7 gol subiti nelle prime tre partite ufficiali (lasciamo perdere la Supercoppa pechinese) son la prova che il fortino costruito l’anno scorso da Allegri ha bisogno di una bella imbiancata.
Per parlare di Juve torniamo al giochino delle panchine. A Siena Conte aveva accanto a sé: Elia, Del Piero, Krasic, Bonucci, Quagliarella, Vidal. Allegri: Yepes, Taiwo, Antonini, Emanuelson, El Shaarawy, Valoti. Gasperini: Jonathan, BIanchetti, Castaignos, Muntari, Zarate, Pazzini. Mazzarri: Zuniga, Dzemaili, Fernndez, Pandev, Santana, Mascara. Se vale la legge trita e ritrita promossa da quelli “che ne sanno” (), allora i giochi son belli e fatti: i bianconeri sono la squadra più completa. Certo, se i bianconeri avessero a disposizione un difensore centrale in più non sarebbe male… Domani la Signora può far filotto contro il “materasso” Bologna, troppo brutto per essere vero. Conte è vicino al “tre su tre” che gli farebbe raggiungere il primo obiettivo: ridare entusiasmo a una piazza che a giugno sembrava il centro di Bagdad.
Chiusura “profetica” in pillole: le romane son cantieri (più i giallorossi della Lazio nonostante il “caso Reja”) e balbetteranno almeno fino a Natale, l’Udinese ha il mister più inglese della A e può ripetere le meraviglie dello scorso campionato, la zona retrocessione mai come quest’anno interesserà tante squadre ma non l’Atalanta (magistralmente costruita da Marino), il Napoli è già passato dallo status di “possibile sorpresa del campionato” a quello di “certezza”: è una banda costruita a giugno e luglio (sinonimo di programmazione), ha un tecnico che sa preparare le partite come nessuno, un centrocampo da urlo (Inler, Dzemaili e Gargano fan spavento) e soprattutto dispone degli ingredienti fondamentali per far la differenza sia che la difesa sia “a tre”, “a quattro”, “a cinque” o a “trentasette”: entusiasmo da bambini al campo dell’oratorio e attributi alla Chuck Norris, quello che guarda la videocassetta di “The ring” tutte le sere ma il suo telefono non squilla mai…
[Fabrizio Biasin – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]