A Bologna con entusiasmo – «Sono qui perché ci credo, faccio sempre quello in cui credo. Ho percepito un reale interesse e una forte stima nei miei confronti, per questo ho accettato subito, e la categoria non rappresenta un problema. A Bologna c’è un progetto importante, basti pensare che oltre a me sono arrivati altri giocatori di Serie A o tra i migliori della Serie B, la società è solida e ambiziosa. Diciamo che ho fatto un passo indietro adesso per farne poi due o tre in avanti in futuro, e a questo aggiungiamo anche il fatto di poter stare più vicino alla mia famiglia, che vive a Padova».
Contratto importante – «Ho firmato un triennale, vado per i 32 anni ma sento di poter ancora essere un giocatore determinante, e spero di dimostrarlo in ogni partita. Mi ritengo molto fortunato, faccio il mestiere più bello del mondo e voglio continuare a farlo il più a lungo possibile, finché avrò forza nelle gambe ma soprattutto motivazioni nella testa».
Nazionale più lontana? – «L’anno in cui sono retrocesso in Serie B con la Sampdoria ero nel giro della Nazionale, eppure ho deciso di non muovermi da Genova, perché per me la squadra di club viene prima di tutto: il mio club è la mia Nazionale. Adesso sinceramente penso solo a far bene con la maglia del Bologna, se poi in futuro verrò nuovamente convocato in azzurro ne sarò felice».
Le dritte di Sinisa – «Mihajlovic ha sempre dimostrato un grande rispetto nei miei confronti, gli è dispiaciuto perdermi ma non mi ha mai ostacolato, anzi, una volta preso atto della mia decisione mi ha consigliato caldamente di venire a Bologna, dicendomi che avrei trovato una grande società con un progetto ambizioso».
Testa bassa e lavorare – «Ho sempre pensato che le partite si vincano in settimana più che al sabato o alla domenica. Sono uno che si impegna al massimo in ogni allenamento, che non si risparmia mai, non ho doti tecniche stratosferiche e ho costruito la mia carriera sul lavoro quotidiano. Quello che ho ottenuto in tutti questi anni credo di essermelo sempre meritato proprio per questo motivo».
Da San Siro all’Ezio Scida – «No, i grandi palcoscenici della Serie A non mi mancheranno, e in ogni caso spero di tornarci a giocare già dalla prossima stagione con il Bologna. Ora sono concentrato sul presente, pronto a battagliare sui campi di provincia».
Esperienza al servizio del gruppo – «Mi sono messo fin da subito a disposizione dell’allenatore e del gruppo, che per me viene prima di tutto, a maggior ragione quando hai a che fare con ragazzi che all’inizio hanno superato tanti momenti difficili e adesso sono reduci da quattro vittorie e un pareggio. Sto bene e sono pronto per giocare, ma non avrò problemi a inserirmi in modo graduale, portando la mia esperienza dentro e fuori dal campo. Maietta lo conosco bene, abbiamo giocato insieme proprio a Crotone, è un grande difensore e sa bene come si vincono i campionati di B».
Leader della retroguardia – «Se avrò la possibilità di ergermi a guida della difesa sarò lieto di farlo, perché la comunicazione in campo è fondamentale. Molti ragazzi tendono a fare affidamento soprattutto sul loro istinto, ma in difesa bisogna rispettare dei movimenti precisi, studiati, e non prendersi dei rischi eccessivi. Dieci campionati di A mi sono serviti per capire tante cose, e adesso voglio trasmetterle ai più giovani».
Ancora il 28 sulle spalle – «Sì è vero, il 28 mi ha accompagnato per tutta la mia avventura alla Sampdoria, fu la mia compagna che mi spinse a sceglierlo dicendo che rappresentava un numero fortunato, e in effetti mi ha portato bene. Sono felice di averlo trovato libero anche qui al Bologna e di poter continuare ad indossarlo».
Guardiamo a noi – «Di recente ho guardato con attenzione alcune partite del Bologna, e comunque la Serie B un po’ credo di conoscerla. Quando si gioca in una squadra che parte con i favori del pronostico bisogna sempre avere addosso parecchia cattiveria, intesa come furia agonistica, perché gli avversari proveranno a fare la partita della vita. Noi non dobbiamo pensare al Carpi o alle altre, ma solo ed esclusivamente a noi stessi, provando a fare più punti possibili».
Sintonia con Lopez – «Col mister ho parlato un po’ in questi primi giorni, e mi ha espresso dei concetti basati su valori che sono un po’ il mio pane quotidiano: il rispetto, il gruppo e il lavoro. Me lo ricordo bene come giocatore, un ottimo difensore, e per quanto riguarda la sua carriera da allenatore devo dire che il suo Cagliari era una squadra molto difficile da affrontare. Lo stesso si può dire del Bologna attuale: solido, quadrato, con tanta voglia di lottare e di vincere».
Dal ‘viperetta’ a Joe – «Il presidente Ferrero era spesso in giro per lavoro, a Genova veniva solo una o due volte a settimana. Di lui posso dire che in privato è un po’ diverso da come appare in televisione, certamente è molto simpatico ma soprattutto una persona leale, comprensiva e sveglia, con cui ci si capisce al volo. Tacopina invece non l’ho ancora incontrato, e spero di farlo al più presto perché sono curioso, tutti me lo descrivono come un grandissimo motivatore».
Indecisioni e rifiuti – «Se i vari Ilicic, Giovinco e Saponara hanno detto di no vuol dire che non si sentivano pronti per questo tipo di esperienza, o che proprio non avevano voglia di scendere in Serie B. Tutto sommato meglio così, meglio un no secco e onesto subito che tanti dubbi o ripensamenti dopo, qui c’è bisogno solo di gente serena e motivata».
Tanta Samp nel Bologna – «Certamente nello spogliatoio un po’ ne parlavamo della possibilità di trasferirci qui, ma poi ognuno di noi ha fatto le proprie valutazioni personali. Adesso che ci siamo ritrovati a Casteldebole posso affermare con tranquillità che il Bologna ha acquistato quattro buonissimi giocatori ma soprattutto quattro ragazzi di valore, sono certo che daremo un contributo importante alla causa rossoblù».
L’uomo prima del calciatore – «Non mi è mai interessato diventare un idolo, a dire il vero gli idoli non mi piacciono. Sono contento quando capisco di essere amato e apprezzato per il mio lavoro e il mio impegno, negli ultimi giorni da Genova ho ricevuto tantissimi messaggi di persone che mi rimpiangono come calciatore ma soprattutto come persona, e questo per me vale più di un gol o della vittoria di un campionato».
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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