La generazione verde

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I nuovi “giovani”: possibilità e prospettive dei nuovi nomi del calcio italiano

Da qualche anno eravamo abituati a sentire parlare di un calcio italiano in crisi, senza idee, senza progettazione e quindi senza futuro.

“Le società non investono nei settori giovanili, e molti giovani talenti diventano preda dei club stranieri che ancora credono nel potenziale delle academy”.

Frasi del genere hanno riempito fino a ieri le pagine di molti giornali, ma oggi si è costretti a ricredersi.

La verità è che il calcio italiano ha continuato a sfornare talenti da sempre. Ma quello che sta accadendo in questo periodo è un evento senza precedenti. Un’esplosione di giovani talentuosi, capaci di ritagliarsi ruoli di primo piano nelle compagini più titolate del nostro campionato.

Le domande da porci, però, sono tante. É solo frutto del caso? Ci sono motivi endemici che hanno indotto questo fenomeno? C’è stato un cambio di rotta, nella progettazione, da parte dei club italiani?

Facciamo un po’ di chiarezza

Il caso c’entra poco e niente con l’emergere di questa nuova generazione di fenomeni. Più di ogni altra cosa sembra aver inciso la congiuntura storico-economica che ha sta attraversando il nostro paese e che ha intaccato anche il sistema calcio. Le società italiane hanno, da qualche anno, sempre meno liquidità da investire nell’acquisto di giocatori, quasi sempre dall’estero.

La necessità di far quadrare i conti ha quindi permesso, o se volete imposto, a molte società di guardare alle proprie cantere.

É questo il caso del Milan, che ha lanciato giovani già capaci di ritagliarsi un ruolo da protagonisti nella prima squadra come Donnarumma e Locatelli. O, ancora, la Fiorentina, che si è ritrovata ad affidarsi alle doti e alle qualità di Bernardeschi e Chiesa, figlio d’arte.

L’esplosione maggiore è senza alcun dubbio quella di Belotti del Torino. Capocannoniere di serie A a 23 anni e già valutato 100 milioni di euro dal presidente Cairo.

Le squadre che però hanno reso questa esplosione senza precedenti sono l’Atalanta e il Sassuolo. Entrambe hanno sempre puntato sui loro giovani promettenti, ma mai come questo periodo, si è avuta una crescita esponenziale, sia quantitativa che qualitativa, dei loro giovani.

Chiaro che nulla sarebbe potuto accadere senza l’avallo, e un pizzico di azzardo, degli allenatori. Di Francesco e Gasperini hanno saputo valorizzare talenti del calibro di Conti, Caldara, Gagliardini, Pellegrini, Mazzitelli, solo per citarne alcuni, senza far perdere alla propria squadra competitività.

Hanno tirato fuori da questi ragazzi il loro potenziale ed ora sono diventati “patrimonio” del nostro calcio, da tutelare e valorizzare.

Il più contento di tutti è senza dubbio Ventura, ct della nazionale, che si trova ad avere, come mai prima d’ora, una generazione verde, di talenti, che vanno senza dubbio plasmati, ma che rappresentano il futuro ed anche il presente del movimento calcio italiano.

Una generazione del genere sarà forse irripetibile da vedere, ma la situazione attuale, che vede il nostro calcio in difficoltà, può essere vista come una opportunità senza precedenti per dare un cambio di rotta alla progettazione delle società italiane riguardo i propri vivai.