Sconfitta meritata? Perdere al 94′ va oltre a qualsiasi giudizio tecnico, ma sì, il Genoa ha fatto di più rispetto alla Lazio. I biancocelesti hanno regalato un tempo alla squadra dell’ex Ballardini, che non poteva sperare una domenica vendicatrice più soddisfacente. Il 2-2 raggiunto all’81’ – grazie al rigore concesso da Tagliavento – avrebbe garantito un punticino utile ai fini della classifica, ma soprattutto insperato per quanto visto nei primi 45 minuti. Il colpo di testa di Rigoni è stata invece una doccia fredda, una mazzata tra capo e collo, un campanello d’allarme per le condizioni attuali della formazione biancoceleste.
MALE IL TRIO DIFENSIVO – In piena emergenza difensiva, Petkovic vara la difesa a tre: è la prima volta in campionato a partire dal primo minuto. L’assetto Ciani-Cana-Radu, però, si rivela poco compatto e in troppe occasioni distratto. Le folate offensive del Genoa hanno messo più volte alle corde il trio arretrato biancoceleste. Dal canto loro, gli stessi Konko e Lulic hanno offerto poco supporto in fase difensiva, permettendo ai rossoblù di rendersi più volte pericolosi in contropiede. A centrocampo, Ledesma vive una delle sue giornate peggiori: il pressing di Matuzalem e Kucka da una parte, di Bertolacci dall’altra hanno ingabbiato il regista laziale. Al suo fianco, Mauri ha dimostrato di non trovarsi a proprio agio agendo sulla linea mediana, anziché sulla trequarti. In attacco, invece, Sergio Floccari si è dimostrato fin da subito più in palla rispetto a Miroslav Klose: il tedesco spaziava tra la trequarti e l’out destro, ma non è mai entrato in partita.
COPERTA CORTA – Nei primi 15 minuti, in realtà, l’undici di Petkovic aveva concesso qualche scampolo di fraseggio. La rete di Borriello, però, ha tagliato le gambe ai biancocelesti: per tutto il resto della prima frazione, la formazione laziale è apparsa abulica, disorganizzata, incapace senza Hernanes di imprimere le giuste geometrie alla manovra. E’ impensabile provare a rendersi pericolosi se gli unici tentativi offensivi vengono affidati ai lanci lunghi dei difensori. Troppi passaggi sbagliati, soprattutto troppi passaggi in orizzontale, che spesso finivano preda dei centrocampisti rossoblù. Prima frazione, quindi, all’insegna della confusione, oltre che di un evidente deficit di condizione fisica: la battaglia di quasi 100 minuti contro la Juventus si è fatta sentire, Petkovic non ha disposizione le giuste alternative per supplire alle assenze di ieri.
PASSAGGIO AL ROMBO – Nel secondo tempo si è vista – se non la solita Lazio – almeno una squadra vogliosa di riacciuffare il risultato. Niente di trascendentale per quanto riguarda la qualità della manovra, ma sicuramente più dinamismo da parte dei centrocampisti. Petkovic ha messo in cantina la difesa a tre, passando fin da subito al 4-3-1-2. Konko e Lulic si sono abbassati in difesa, con Ciani e Radu a formare un’inedita coppia centrale. Cana è stato avanzato a centrocampo, con Ledesma spostato più sulla sinistra. Mauri è tornato a giocare sulla trequarti, dimostrando di essere in grado di essere più incisivo in quella posizione.
In attacco, l’ingresso di Kozak ha portato Floccari ad agire più da punta mobile che da centravanti. Man mano che passavano i minuti, poi, il modulo a rombo si è avvicinato sempre di più a un tridente, con Mauri alto sulla linea dei due attaccanti. Con la difesa a quattro, la Lazio è apparsa più quadrata, ma la poca concentrazione del primo tempo non ha abbandonato Konko e compagni: emblematica la fuga palla al piede di Olivera, su palla persa malamente dallo stesso francese. Il gol del 3-2 finale è stato poi il suggello alla giornata no del reparto arretrato biancoceleste: per ben due volte Marco Rigoni è stato lasciato libero di colpire di testa, a pochi metri dalla porta. Solo un miracolo del solito Marchetti ha permesso di salvare il risultato sul primo tentativo: dopo pochi secondi, però, la mollezza generale in fase di marcatura è stata pagata cara.
[Stefano Fiori – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]