Genoa, Nela: “Gara molto aperta contro la Roma, Borriello è il mio prototipo di centravanti”

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Nella settimana che precede Genoa-Roma, Pianetagenoa1893.net ha chiesto un parere a Sebastiano Nela, grande ex di entrambe le squadre (tre stagioni con 70 presenze e 6 reti in rossoblù, undici campionati con 281 presenze, 19 gol e uno scudetto in giallorosso) che domenica sarà al “Ferraris” a commentare la partita per Mediaset Premium. «Sarò come sempre imparziale», precisa l’ex difensore.

Che partita sarà?
«Vedo una gara aperta. Le due squadre non si sono ancora espresse, di zemaniano nella Roma si è visto poco. Lo ha ammesso anche Zeman che i giocatori fanno fatica ad assimilare i suoi schemi. Maggiore responsabilità ce l’avrà proprio la Roma che ora è chiamata a sbagliare il meno possibile. Il Genoa, che devo ancora capire che squadra sia, domenica dovrà anche sfruttare l’aspetto mentale di confusione nei giallorossi che devono risolvere anche i casi De Rossi e Osvaldo».

Immobile, che conosce bene Zeman, potrebbe essere l’arma in più per il Genoa per scardinare la difesa della Roma apparsa finora il punto debole?
«Non sono d’accordo nel definire la difesa come punto debole della Roma. Zeman anche l’anno scorso a Pescara ha dimostrato di curare anche gli aspetti difensivi. Immobile conosce il tecnico boemo ma non basta: per battere i giallorossi ci vuole comunque una grande prestazione».

Parliamo di Borriello. Cosa ne pensa della sua mancata convocazione in Nazionale?
«Lo considero il mio prototipo di centravanti: lotta sempre su ogni pallone, ha senso del gol. Insomma, come si dice, fa reparto da solo. Penso che domenica possa essere animato anche da uno spirito di rivincita verso una società che non ha creduto in lui».

Prandelli però ha preferito chiamare Gilardino.
«Molto forti entrambi ma tra i due preferisco Borriello, Gilardino per ora ha fatto qualche gol in più».

Lei commentò quel famoso Genoa-Roma 4-3 di due anni fa. Secondo lei i giocatori giallorossi persero apposta per far esonerare Ranieri?
«E’ assurdo pensare che un giocatore vada in campo per perdere: quella fu una partita vera. La Roma sul 3-0 pensava già di avere vinto e invece venne rimontata».

Facciamo qualche previsione. Il Genoa che campionato farà?
«Lo vedo da 7°-8° posto, poi se qualche altra squadra sulla carta più forte dovesse fallire chissà che non possa fare anche meglio».

Lo scudetto?
«E’ un discorso tra Juventus e Napoli: sono due squadre che giocano a memoria. Forse potrebbero inserirsi nella lotta anche Lazio e Inter che stanno facendo un’ottima politica sui giovani. Ormai il calcio italiano, mancando degli stadi privati, può competere in Europa puntando solo sui giovani».

Un po’ di nostalgia del calcio dei suoi tempi?
«Quello in cui ho giocato io era un calcio normale, ora il calcio si è imbruttito: è diventato una scienza. La gente va allo stadio sapendo tutto di tutti compreso quanto guadagnano i direttori sportivi, ai miei tempi c’era più spontaneità. Anche andare alla partita è diventato difficile: troppe restrizioni. L’unica soluzione sono gli stadi di proprietà. Le società hanno maggiori introiti e possono permettersi di puntare di più sul merchandising. In Inghilterra, ad esempio, le maglie ufficiali delle squadre costano la metà rispetto all’Italia».

L’Inghilterra come modello quindi?
«Beh c’è solo da imparare. Ad esempio non riesco proprio a capire perché le squadre italiane siano le uniche che snobbano l’Europa League. Gli allenatori mandano in campo le riserve e facciamo solo figuracce. Gli inglesi, ma anche gli altri, ci tengono fin da subito».

Lo stesso discorso vale per la Coppa Italia.
«Andrebbe totalmente rivisitata. Perché le “grandi” devono giocare solo dagli ottavi e in casa per di più? Anche qui bisognerebbe prendere da esempio la Coppa di Lega inglese dove le “grandi” giocano sin da subito e in trasferta».

[Francesco Patrone – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]