Giaccherini-Neymar: storie di mercato e curiosità

Uno è piccolo, umile, introverso; l’altro esuberante, eccentrico, stravagante. Uno è molta corsa e tantissimo spirito di sacrificio, l’altro è classe allo stato puro. Giaccherini e Neymar, il calcio visto da due poli opposti, incontratisi in una serata di estate su un prato verde brasiliano, sfioratisi due primavere fa.

Alla Juve, doveva arrivare la stella del Santos, invece giunse la stellina del Cesena. Retroscena che sbuca fuori in queste ore, mentre negli occhi ci sono ancora le immagini di un’Italia-Brasile inaspettatamente equilibrata, dove a segnare sono stati sia il piccolo Emanuele che il nuovo compagno di Messi: uno dopo l’altro, potere democratico del pallone.

Prima, due anni fa, era Neymar candidato a sbarcare a Torino. «Presi l’incarico e stabilii una strategia di massima con i dirigenti bianconeri, poi andai a San Paolo con il mandato in borsa – rivela Franco Zavaglia, agente FIFA ed ai tempi emissario della Juve – Il Santos aveva bisogno di monetizzare, quindi non stava certamente alzando barricate per impedire al suo giocatore migliore, allora ancora diciannove ma già sulla bocca di tutti, di andarsene. Ci accordammo per 35 milioni di euro, una cifra importante che la Juve contava di coprire incrementando gli introiti con operazioni di marketing legate al personaggio, che molti sponsor stavano già corteggiando».

Poi, evidentemente, tutto sfumò per un evento storico: «Il vicepresidente del Santos fu chiaro: se fossero andata avanti in Libertadores l’accordo non sarebbe stato più valido. Neymar ed i suoi compagni, ebbene, la vinsero, quella coppa, cosa che non accadeva da 48 anni. A quel punto, con ingenti entrate nelle proprie casse, il club brasiliano non ne volle più sapere di vendere il suo gioiello e fissò a 60 milioni la clausola, quella pagata questa estate dal Barcellona».

Non diventò juventino per un soffio, il campioncino verdeoro, che sarebbe stato il primo (e grandissimo) acquisto dell’era Conte, da lì a poco ufficializzato sulla panchina bianconera. Ma il tecnico salentino sarebbe stato felice di avere Neymar in squadra? I giocolieri ed i talenti a se stanti non sono gli mai piaciuti. Meglio la concretezza, meglio la grinta, meglio la voglia di emergere.

Meglio Giaccherini, insomma, che fu prelevato dal Cesena, con cui in due anni era passato dalla Lega Pro alla serie A, e che entrò subito nell’ala protettiva di Conte. «Se si chiamava Giaccherinho, tutti lo acclamavate», disse una volta l’allenatore per difenderlo. Quasi una profezia, perché proprio in Brasile, nella patria del calcio, “Giak” sta raccogliendo soddisfazioni ed applausi, a dispetto di critiche immotivate.

Perché dopo il debutto al Maracanà («Mai avrei pensato di arrivare a giocare in questo tempio che fin da bambino ho sempre considerato il Brasile stesso») e l’ottima prova con il Giappone, sabato sera è arrivato anche il gol, proprio nella sfida più nobile. «Mai avrei immaginato di segnare un goal così. Balotelli mi ha passato una gran palla e, quando ho visto che non mi chiudevano, ho pensato al tiro piuttosto che all’assist per Diamanti».

Per una volta egoista, ma nel momento giusto.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]

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