Tre mesi lontani da un grande amore, si sa, sono tanti. Finalmente ci siamo, finalmente si ricomincia: -2 giorni all’esordio del Bologna contro la Fiorentina, la prima gara di un campionato che tutti noi aspettiamo da un po’. Ricominciamo da dove ci siamo lasciati, dallo stadio Artemio Franchi, ultima trasferta del campionato 2010/2011 e prima trasferta del 2011/2012. L’allenatore è cambiato e non solo lui. L’ossatura della squadra è rimasta quella, ma tanti nuovi giocatori sono arrivati in rossoblu. Partendo proprio dalla porta. Si riconosce subito Jean – Francois Gillet, i capelli biondi platino e l’accento quasi più barese che di Liegi, la città belga dov’è nato. Dodici anni in Italia, di cui 10 a Bari, hanno fatto sì che la saracinesca del Bologna si senta a tutti gli effetti cittadino italiano.
È spigliato Gillet, 32 anni compiuti a maggio, 93 partite nella massima serie e l’obiettivo di arrivare presto a 100 con la maglia rossoblu. E’ lui a parlare alla vigilia dell’incontro, l’uomo che per quattro anni sarà il portiere del Bologna: “Finalmente ci siamo, stiamo lavorando da quasi due mesi, questa con la Fiorentina è una partita molto sentita in città: partiamo col botto, l’importante è arrivarci pronti”. Partenza e via dunque, per il tredicesimo campionato da protagonista del nostro portiere: “Dopo dodici anni cambiare tutto vuol dire rimettersi in discussione, questo può arricchirmi molto. Sono contento della scelta che ho fatto, spero in un Bologna forte, che parta con l’approccio giusto”. Ormai Bisoli ha fatto capire di essere intenzionato ad usare il modulo del 4-3-2-1, la cui difesa è formata, escluso Morleo, da giocatori con una media di 32 anni: “E’ gente che conosce bene la serie A, sono nuovi ma esperti, in ritiro abbiamo avuto modo di conoscerci e integrarci l’un l’altro e tutti abbiamo voglia di fare.” Gillet è uno che parla con i compagni: “Anche in campo rimango sempre in contatto con la squadra, non grido, parlo in modo pacato ma cerco sempre di collaborare con loro”.
Ma per un portiere c’è differenza tra giocare con la difesa a tre o a quattro? “Il mio compito è parare, non cambia molto. Io qui invece ho cambiato qualcosa del mio metodo, mi sono concentrato sulla forza fisica, a 32 anni c’è sempre da imparare: il calcio è in continua evoluzione”. Contento del suo rapporto con l’allenatore Bisoli e con l’allenatore dei portieri Paleari, si passa a parlare di rigori e punizioni: “Ho anni in cui paro tiri dal dischetto di continuo e altri invece in cui vado spesso in bianco, ho un record di cinque rigori parati in un campionato. In squadra sulle punizioni i migliori sono Diamanti e Ramirez, che mi ha particolarmente impressionato, ma sui rigori c’è scelta”. Farà caldo a Firenze, lui stesso sottolinea come ci sarà bisogno di tenere alti i ritmi e la concentrazione, e così si ironizza sul suo abbigliamento sempre nero in allenamento. Lui risponde con una risata che contagia tutti: “Mi copro sempre con maglietta e pantaloni lunghi neri, tanto soffro sia che faccia caldo sia che faccia freddo”. Appena tornati dalla nazionale, “in cui abbiamo fatto disastri”, alla prima partita in casa contro il Lecce lo aspetteranno un gruppo di tifosi di Bari che saliranno a Bologna solo per lui. Un uomo semplice e capace di farsi amare dai tifosi. D’altronde, le squadre vincenti iniziano sempre dal numero uno.
[Greta De Cupertinis – Fonte: www.zerocinquantuno.it]