E’ chiamata la “classica delle foglie morte”, ad indicare il suo posizionamento nel calendario ciclistico internazionale, la quinta delle gare in linea definite “monumento”, di maggior prestigio. E se si ricordano tante edizioni, anche recenti, nelle quali le condizioni atmosferiche sono state del tutto consone al periodo autunnale, quando non proibitive, le temperature registrate in questi giorni ci fanno dubitare che proprio del Giro di Lombardia si possa trattare, la corsa alla quale viene affidato il compito di mettere il sigillo sull’annata del ciclismo.
Ben 4400 metri di dislivello lungo i 238 km che condurranno i corridori da Como a Bergamo, dal celebre Colle del Ghisallo allo strappo di Bergamo alta, posto a ridosso del traguardo, prima della picchiata finale su un arrivo collaudato già in tante occasioni.
Si annuncia quindi una sfida a tre fra il vincitore delle ultime due edizioni della gara Tadej Pogacar, il suo connazionale Primoz Roglic, e fresco fresco di un contratto biennale da 5,5 milioni di euro a stagione con la tedesca Bora Hansgrohe, col quale lancerà il suo ultimo assalto al Tour de France (Roglic veleggia, pur in piena competitività, verso i 35 anni). Il duo sloveno troverà nel belga Remco Evanepoel, che in questa gara nel 2020 rischiò seriamente non solo di concludere in maniera del tutto prematura la propria fulminante carriera (è un classe 2000) ma anche di rimetterci definitivamente la salute, cadendo rovinosamente nella discesa del Sormano, non presente in quest’edizione della gara, un agguerritissimo avversario.
Cerchiamo di valutarne lo stato di condizione, alla luce degli ultimi risultati.
Capitolo Slovenia: Pogacar, dopo il secondo posto al Tour, si è ripresentato in questo finale di stagione prendendo parte al calendario delle corse italiane di fine estate, palesando una condizione certamente buona ma non ottimale. Non ha conseguito successi ed è reduce dalla sconfitta inflittagli proprio da Roglic, lo scorso sabato, sul Muro di San Luca, nel finale del Giro dell’Emilia. Proprio Roglic arriva da una Vuelta nella quale assieme al co-capitano della Jumbo Visma, Jonas Vingegaard, ha accompagnato sui gradini più bassi il loro “gregario” più forte, lo statunitense Sepp Kuss, in una corsa che ha suscitato scalpore e molte polemiche per il fatto di essere stata chiusa, tatticamente e tecnicamente, dallo strapotere della corazzata olandese vincitrice, con gli stessi ciclisti, di tutti i grandi giri del 2023 (il Giro d’Italia era andato a Roglic, quello di Francia a Vingegaard).
Evanepoel ha invece raccolto nella Vuelta tanto la soddisfazione di ben tre successi di tappa personali, quanto la dimostrazione che, sulle grandi montagne, il suo rendimento non è da ritenersi al momento del tutto affidabile al cospetto dei mostri sacri di cui sopra. Una corsa in linea non è però una gara a tappe, non ci sono salite da 20 km e non c’è la fatica che si stratifica, un giorno sopra l’altro.
A pancia diamo il vincitore uscente un gradino sotto gli altri due.
Capitolo outsider e italiani: l’olimpionico Carapaz su tutti. Per lo stato di condizione e per le grandissime capacità di leggere la corsa e cogliere l’attimo. Vengono poi i fratelli Simon e Adam Yates (quest’ultimo compagno di squdra di Pogacar) il regolarista spagnolo Enrique Mas, il francese adottivo Pavel Sivakov e il giovane e pimpante irlandese Ben Healy. Fra gli italiani, venuto meno il chietino Giulio Ciccone (che bene aveva figurato al Giro dell’Emilia) per una rovinosa caduta nella 3 Valli Varesine di mercoledì scorso, vinta dal sorprendente giovane belga Van Wilder, che ha beffato tutti i favoriti, le speranze sono riposte sul bravo Andrea Bagioli, che ieri ha trionfato sul traguardo del Gran Piemonte, battendo il forte elvetico Marc Hirshi (recentemente vincitore a sua volta a Peccioli della Coppa Sabatini) dando una dimostrazione delle sue attitudini per le corse in linea più impegnative.
Detto che della partita sarà pure Thibaut Pinot, vincitore nel 2018 davanti a Nibali e alla sua ultima recita fra i professionisti, avendo scelto di ritirarsi a soli 33 anni, un’età nella quale nello sport contemporaneo si è spesso ancora nel pieno delle proprie possibilità, diamo conto di altri due risultati maturati in questo inizio ottobre sulle strade italiane. Si è già detto della 3 Valli Varesine, la corsa più importante del “Trittico Lombardo”. Alla Coppa Agostoni il successo è arriso al solidissimo Davide Formolo, che sabato vedremo sgobbare da par suo per propiziare il successo del suo capitano Pogacar, mentre il traguardo di Lissone della Coppa Bernocchi ha visto il ritorno al successo dello straordinario, quanto finora abbonatissimo alle piazze d’onore nelle corse che contano, Wout Van Aert. Nel calcio romantico di una volta, a proposito di squadre che conquistano un pareggio dopo alcune sconfitte, si sarebbe parlato di un brodino.
A cura di Fabio Alfonsetti
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