RENDIMENTO – Partiamo dai numeri: Higuain ha messo a segno finora 12 reti in 20 incontri. La sua media è di 0.6 gol a partita, proiettandola per 50 partite stagionali (ma potrebbero essere molte di più) crea uno scenario da 30 marcature tonde tonde. Certo, Cavani da questo punto di vista non era assolutamente da meno, ma il Pipita – considerando anche la sua condizione fisica non perfetta – può puntare a raggiungere cifre che non lo faranno rimpiangere nemmeno un minuto. A questi già esaltanti dati vanno aggiunti i 6 assist messi a segno, quasi pareggiando gli 8 di Cavani nell’intera stagione scorsa. E proprio quest’aspetto porta al secondo punto.
GENEROSITÁ – Higuain è una prima punta, certo, ma la sua tecnica è quasi sempre al servizio della squadra: oltre agli assist (indimenticabile quello per Callejon contro la Fiorentina) sono frequentissimi i suoi passaggi in profondità e le sue aperture. L’azione del gol di Mertens contro l’Inter, ad esempio, è nata proprio da una sua grandissima giocata. Se magari il Matador era più appariscente nelle sue improvvise diagonali difensive, l’argentino si fa notare invece per il suo continuo apporto alla manovra, che come sottolineato da Benitez (“L’anno scorso si puntava sulle ripartenze giocando per Cavani, ora è tutto diverso”) oggi cerca di creare gioco rendendo devastante ogni elemento dell’attacco. Un contributo spesso decisivo.
SOGNI – Dulcis in fundo, un aspetto che deve far riflettere e tanto i tifosi partenopei. Cavani, sin dai suoi primi giorni in azzurro, ha sempre dichiarato di sognare squadre come Barcellona o Real Madrid. La sensazione che un giorno sarebbe andato via, in fondo, c’è sempre stata. Higuain nel Real Madrid ci ha giocato 262 partita ed ha deciso di lasciarlo per il Napoli. Attenzione, è stata una scelta totalmente sua: il club spagnolo non aveva alcuna intenzione di privarsene (tanto da creare una polemica con il padre-agente del calciatore ad inizio mercato). E, ricordiamolo, parliamo di un calciatore che ha solo 26 anni, non certo un Matusalemme a fine carriera. Un attaccamento alla causa partenopea dimostrato con le lacrime versate dopo la gara con l’Arsenal e con le sue rabbiose esultanze battendosi forte il già amato stemma azzurro. Già solo questo punto sarebbe dovuto bastare a convincere ogni scettico, ma il Pipita ha dovuto sfoderare un rendimento da Top-Player immediatamente (nonostante un infortunio) per spegnere certe polemiche. Meglio così, in fondo.
[Mirko Calemme – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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