Una rivalità atavica, la più solida e duratura del calcio italiano, rinverdita dagli avvenimenti degli ultimi anni sino a essere diventata l’emblema della nobiltà del nostro calcio. Il derby d’Italia, per intenderci, una sfida alla quale l’Inter arriva leccandosi ferite che derivano da mesi oscuri, in aperta controtendenza con lo stato d’animo che aveva portato la Strama band alla sfida dello Juventus Stadium un girone fa.
Allora i sogni raccontavano velleità di scudetto incrementate da un successo che mise fine ad una leggenda di imbattibilità che aleggiava sulla casa bianconera, un girone più tardi la realtà è ben diversa. La maledizione di un campionato mediocre partì proprio da quel 3 novembre, data in cui venero a galla tutti i problemi di una squadra in costruzione e troppo fragile per essere competitiva ai massimi livelli. La pausa per le nazionali porta in realtà in dote a Stramaccioni una squadra più riposata rispetto a quanto si sarebbe temuto alla vigilia, con Guarin rimasto a guardare la sconfitta della sua Colombia, così come Gargano e Ranocchia per Uruguay ed Italia.
Preoccupano invece le condizioni di Pereira e soprattutto Rodrigo Palacio. Al di lá del ritardo nel volo dell’Uruguay rimasto bloccato in Cile un giorno in più rispetto alla tabella di marcia, lo strapazzo di giocare a La Paz a quasi 4mila metri di altitudine, impone alcune valutazioni in merito alla possibilità di recuperare El Trenza in uno stato di forma accettabile. Decisamente più confortanti, invece, i segnali giunti dalla selezione croata di Stimac: Kovacic è riuscito ad imporsi nella nazionale dei grandi mostrando una qualità di leadership e personalità fuori dal comune. Lui all’andata non c’era, adesso potrebbe essere chiamato a prendere per mano la riscossa nerazzurra.
[Gianluigi Longari – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]