Fortissimamente Ibra. Un’autobiografia di fuoco non è sufficiente, se a muovere le proprie scelte si ha una verve come quella dello svedese. Volontà di essere sempre protagonista, ribadita anche in questa intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.
“Anche se non facevo nulla in passato mi hanno dato sempre del bad boy. Certo lo ero ed anche adesso ogni tanto qualcosa la combino. Ma poi penso anche che ho 30 anni e rappresento il Milan e mi controllo. Comunque da sempre faccio quello che sento, non mi nascondo. Raiola faceva il pizzaiolo, è vero, ma mi ha sempre aiutato, non ha pensato solamente a guadagnare su di me. Ad uno così dò il cuore. Temo sempre però che possa fare saltare le trattative, come quando stavo per passare alla Juventus. Lì ho incontrato Capello, mi ha trasformato da uno che gioca ad uno che segna. Mi faceva fare 100 tiri in porta dopo l’allenamento e mi faceva studiare le cassette di Van Basten”.
Da segnalare, però, anche alcune risse storiche che hanno contraddistinto la carriera di Zlatan. Due, in particolare: “Quando ho litigato con Zebina è stato solo un incidente di allenamento, poi è tutto finito lì. Lui con una testata è andato giù subito, non come quell’animale americano, ci siamo rotolati per terra e ci ho rimesso una costola. Ci sono volute venti persone per separarmi da lui. Dopo lo scudetto alla Juventus ci prendemmo una sbronza epocale: colpa di Trezeguet che mi fece bere troppa vodka, mi addormentai dentro la vasca da bagno”.
Si entra nel dettaglio anche per quanto concerne la difesa ad oltranza di Luciano Moggi, condannato giusto ieri dal Tribunale di Napoli: “Moggi con me si è sempre comportato bene. Non so se siano vere o meno le cose che gli hanno attribuito, mi dispiace per lui. Una cosa comunque è certa, quando ero alla Juve eravamo i più forti. Gli scudetti con la Juventus sono veri. Poi non potevo rimanere in serie B quando la mia carriera era appena iniziata. Del Piero? Non sono come lui, ho bisogno di avventure diverse e di posti diversi. In quell’estate stavo per andare da Giannino a cenare con Berlusconi e sarei diventato milanista. Ma poi si presentò Branca e diventai interista. Lì sono riuscito a cercare di creare una squadra unita, c’erano troppi gruppetti. Balotelli? Quando era all’Inter mi disse che sarebbe diventato più forte di me, ma ancora non lo è. In questo momento al Milan non c’è posto per lui, siamo in troppi. Però mi piacerebbe ritrovare Mario prima o poi”.
Poi l’oggetto del discorso diventa Josè Mourinho: “Mi mandava sms prima che ci incontrasimo. Si informava di tutto di me, mi ha riempito di attenzioni. Per lui avrei fatto di tutto. Era incredibile come non esultasse mai ai miei goal, sono riuscito a fargli fare un salto dalla panchina solamente l’ultima giornata”.
[Gianluigi Longari – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]