MILANO – Dopo Felipe Melo e Juan Pablo Carrizo, è il turno di Mauro Icardi ai microfoni di Inter Nos, la trasmissione del giovedì sera diInter Channel. FcInterNews.it vi propone la diretta testuale dell’intervista al bomber argentino.
Hai mai pensato di diventare capitano dell’Inter, non appena arrivato?
“Sinceramente non mi aspettavo un futuro del genere, il mio compito era fare gol e basta. Poi queste sono scelte della società. La voce ha iniziato a girare già quando eravamo in ritiro, poi quando è cominciato il campionato mi sono trovato la fascia al mio posto in spogliatoio. Poi quando c’è stato il derby ne ho fatte fare due particolari, una l’ho tenuta per me e una l’ho regalata a lui. La personalizzazione? Per le partite importanti ne farò una ad hoc”.
Cosa vuol dire essere capitano dell’Inter?
“Mi dà soddisfazione perché guido il gruppo, sono un riferimento all’interno dello spogliatoio. Ma siamo tutti capitani, tutti dobbiamo essere coinvolti nel progetto. Mi sento trascinatore non tanto per la fascia che indosso, ma perché sono un attaccante e devo segnare”.
Cosa ci dici delle tue origini italiane?
“Ho origini piemontesi, ma non sono mai stato dove c’erano i miei parenti. Ci voleva andare mio padre, ma io non ho ancora avuto l’occasione”.
Pensi a diventare capocannoniere una seconda volta?
“Io ho sempre questo obiettivo, ogni anno un attaccante deve pensare a questo. Spero di ripetermi, anche se la concorrenza è agguerrita. Toni ed Eder ad esempio, poi ci sono tanti altri attaccanti. Io sono lì, aspetto i palloni”.
Cos’è andato storto contro la Fiorentina?
“Siamo stati in difficoltà dal primo minuto, abbiamo subito un gol dopo pochi minuti e dopo mezz’ora eravamo in dieci. Era difficilissimo recuperare. Io ho provato a correre molto per disturbare i loro difensori, magari commettevano qualche errore e noi potevamo riaprire la partita. Ma non è successo”.
Rimarrai all’Inter come Zanetti?
“Io ho sempre voluto l’Inter, fin da quando ero alla Sampdoria. Tifavo Inter, questa è una grandissima opportunità e io sono contento di questo. Voglio rimanere a lungo”.
La tua carriera è iniziata a Rosario…
“Sì, ho ancora qualche amico lì a Rosario. É la stessa città dove è nato Leo Messi, la cosa bella è stata che ci siamo ritrovati entrambi sulla copertina di FIFA. É una casualità divertente, poi ci sono anche Di Maria, Lavezzi e Mascherano che sono nati lì”.
Come ti stai integrando nel nuovo modulo della squadra?
“Giocare di più per i compagni è una cosa che mi ha chiesto Mancini fin dal primo giorno. Sto imparando a sacrificarmi, anche Mancini giocava allo stesso modo”.
Dopo Rosario, ti trasferisci alle Canarie, dove dicono tu abbia segnato quasi quattrocento gol in due anni…
“Sì, in realtà sono molti di più, quasi cinquecento (ride, ndr). Giocavamo solo nel campionato e noi sfidavamo squadre più forti, come ad esempio quando abbiamo giocato contro l’Espanyol, all’epoca la cantera più forte del mondo”.
Cosa ti manca di Genova e della Sampdoria?
“Il mare e qui fa anche un po’ più freddo. Io soffro un po’ il freddo”.
Con chi ti trovi meglio in spogliatoio? E come va con Ranocchia dopo il passaggio di fascia?
“Con Fredy Guarin c’è un’amicizia che va oltre al campo, siamo compagni di stanza e stiamo bene insieme. Con Ranocchia invece tutto bene, niente di che”.
La sconfitta con la Fiorentina può aiutare per affrontare le altre partite con grinta?
“Questo è ciò che si pensa fuori, per noi non cambia nulla. C’è sempre il massimo impegno in allenamento, quindi sono sicuro che dalla prossima partita torneremo a fare bene”.
Parliamo dei tuoi tempi al Barcellona: che capelli avevi?
“No, dai, c’è una spiegazione: avevo il ciuffo biondo perché alle Canarie ho vinto il campionato e mi sono fatto i capelli biondi, poi mi è rimasto il ciuffo”.
E con la Cantera?
“É stata un’esperienza unica, quel passaggio è stato fondamentale per la mia carriera. Ho imparato molto a livello professionale e come uomo. A scuola andavo bene, studiavo tanto. A Barcellona giocavo con Rafinha, Bartra, Montoya, Sergi Roberto”.
Come vivi l’accanimento dei media nei confronti dell’Inter?
“I giornalisti parlano tanto, c’è sempre qualcosa da dire. Noi siamo una squadra che sa ciò che fa, giorno dopo giorno. Noi siamo tranquilli”.
Qual è l’obiettivo di squadra?
“Fare meglio possibile, sicuramente di più dell’anno scorso. La società ha fatto grandi investimenti, ma non si può dire fino alla fine dove potremo arrivare”.
Dove devi migliorare?
“Devo migliorare tante cose. Con il sinistro, ad esempio. A volte invece mi rilasso troppo e mi faccio anticipare durante la partita. Ma sono giovane, ho tanto tempo per migliorare. Le acrobazie? L’anno scorso ho fatto un gol in rovesciata, poi me l’hanno annullato (ride, ndr). Mi piace tirare anche da fuori, anche se quest’anno l’infortunio alla coscia mi ha un po’ limitato. Ora sono tornato, voglio segnare con il mio destro a giro”.
Ti trovi meglio giocando in un attacco a due o a tre?
“Io sono la punta centrale, chi svaria di più sono quelli dietro di me. Io sono il riferimento alto, quindi non cambia moltissimo”.
Pensi alle prossime Olimpiadi di Rio? Come ti trovi con Martino?
“La Nazionale Argentina ha i migliori attaccanti al mondo, siamo in tantissimi, quasi tutti di Rosario. Io sono tranquillo, sono giovane e penso che quest’opportunità arriverà”.
Perché non hai scelto l’Italia?
“C’è stata la possibilità di giocare per l’Italia, a cui devo tutto a livello di carriera. Però per un argentino giocare per l’albiceleste è un sogno”.
Ti ricordi il derby in cui hai segnato, con la Sampdoria?
“Sì, è stato il mio esordio da titolare. É stata una bella partita la mia, ero in forma. Avevo la maglia 98 perché avevo scelto la 99 ma poi l’hanno data a Graziano Pellè, così io mi sono abbassato di un numero”.
Il tuo gol più bello o più importante?
“Il più importante è stato nel primo derby della Lanterna, mentre a Milano è stato sicuramente il gol alla Juventus, al mio esordio”.
Quando giochi alla playstation usi te stesso?
“Sì, ci gioco. Però non prendo mai me stesso, di solito prendo la mia squadra di Rosario, i Newell’s Old Boy. Il più forte in rosa è Juan Jesus, ci gioca sempre, anche in ritiro. Ha la consolle portatile. Io mi alleno con i bambini, lui con i videogiochi (ride, ndr)”.
Qual è stato un altro 9 numero dell’Inter a cui ti ispiri?
“Ronaldo, senza dubbio. É stato uno dei più grandi”.
Qual è stato il giorno più bello della tua vita?
“Quando mi sono sposato e quando è nata Francesca. Io e Wanda siamo personaggi pubblici, siamo esposti, c’è chi parla bene e chi male. Ma noi facciamo la nostra vita senza ascoltare chi parla”.
Torni a Genova: cosa ti aspetti?
“Due anni fa non è stato il massimo, la gente mi voleva massacrare. L’anno scorso è stato uguale, ma non mi interessa. Noi vogliamo vincere e basta, anche se la Samp ha fatto benissimo. Sarà durissima”.
[Marco Lo Prato – Fonte: www.fcinternews.it]