Juventus-Inter non è il derby d’Italia. Quando nel finale di stagione 1966-67 Gianni Brera coniò questa definizione per la sfida di ritorno a Torino fra le due squadre, lo fece perché in quel momento bianconeri e nerazzurri erano primi e secondi in classifica ed erano le squadre che fino a quel momento avevano vinto il maggior numero di scudetti.
Il criterio di giudizio del Brera era solo e soltanto quello. Pertanto chi giustifica la definizione di derby d’Italia citando Giovanni Luigi Brera di San Zenone al Po, abbia almeno la decenza di non fare confusione. Eviti allora di fare riferimento al non essere stati in Serie B, perché nel 1966-67, anno della prima definizione del Brera, anche Milan e Bologna non erano mai state, come si diceva una volta, fra i cadetti. Ma restiamo al criterio breriano: lotta per lo scudetto e più scudetti vinti. Bene, nel 1994 il Milan ha vinto il suo Scudetto numero 14, mentre l’Inter era a 13. Quindi, di fatto, dal 1994, con il Milan che ha lottato per lo scudetto contro la Juventus anche nel 1995, perdendo, e nel 1996 (vincendo), il derby d’Italia, seguendo il dettato breriano era diventato Juventus-Milan. A maggior ragione il concetto si è rafforzato nel 2003, quando Juventus-Milan è passata alla storia come la prima, e unica ad oggi, Finale tutta italiana di Champions League.
Dal 1994, per molti anni, Juventus e Milan sono state le squadre con più titoli internazionali (lo sono ancora oggi) e italiani (oggi l’Inter è a 17+1, mentre il Milan è a 17), insomma a tutti gli effetti sono state le protagoniste del derby d’Italia. Anche la storia parla a favore di Juventus-Milan: è la sfida più antica, e quindi più disputata, del calcio italiano, la prima volta che si è giocata risale infatti al 28 aprile 1901 (l’Inter non esisteva ancora, sarebbe stata fondata sette anni più tardi) in una Semifinale Scudetto vinta dal Milan 3-2 sulla Piazza d’Armi di Torino. Rispetto alla carta che canta, per tentare affannosamente, e solo per fare un dispetto al Milan di Silvio Berlusconi, di accreditare Juventus-Inter come derby d’Italia, se ne sono inventate di ogni: tra Juventus e Milan c’era l’alleanza mentre fra le altre due squadre c’era più rivalità, sono le due squadre con piu’ tifosi. Intanto, non sono concetti aderenti al dettato breriano. Poi, andiamo a vedere: tra Juventus e Milan c’è una rivalità storica, di pelle, molto forte.
Altro che alleanza, gli episodi fra le due squadre sono un lenzuolo: gli scudetti del 1972 e del 1973 andati alla Juventus in circostanze molto particolari ed entrambe riconducibili a Rosario Lo Bello, il grave e ingiusto episodio del petardo al buon Anastasi, lo scudetto del 1979 rivendicato dalla Juventus per un gol ingiustamente annullato a Tardelli nella sfida di ritorno a San Siro, i tantissimi falli della sfida di ritorno a Torino nel 1995-96 (scudetto poi andato al Milan, Albertini out per due mesi), la squadra bianconera che infierisce sul Milan in crisi nel 1997 arrivando a farne sei a San Siro, Carlo Ancelotti (non trattato bene al Delle Alpi da tecnico bianconero, nonostante i suoi 144 punti in due campionati) che guarda la Curva della Juventus all’Old Trafford dopo l’ultimo rigore di Shevchenko, le scintille fra Capello e il Milan nella fase finale del Campionato 2004-2005. Qualcosa che non era alleanza ma che le assomiglia molto, invece, c’era stata nell’Estate 2006 quando la Juventus, per scelta, decide di cedere Zlatan Ibrahimovic all’Inter e non al Milan.
I successivi anni di calcio italiano sono stati indirizzati e condizionati da quella scelta, di fatto favorita proprio dalla società torinese. E l’obiezione degli interisti, l’abbiamo pagato e nessuno ci ha regalato niente, regge fino ad un certo punto. Alla cifra, né più né meno, cui l’ha pagato l’Inter l’avrebbe acquistato anche il Milan. Ma la Juventus di allora, scelse l’Inter. In barba, naturalmente, alla rivalità del derby d’Italia!
Quanto al numero dei tifosi, la Juventus ha certamente più supporters in Italia, ma le ricerche di mercato danno ancora oggi verdetti alterni fra Milan e Inter e non esiste un dato certo e definitivo. Insomma, la storia è storia e nessuno la può cambiare. Ma preso atto dell’assiduità quasi militante con cui ogni mezzo di comunicazione sbeffeggia il Milan insistendo su Juventus-Inter come derby d’Italia, sarà così. Fate pure. Vorrà dire che i tifosi Milanisti saranno onorati dal disputare il Derby d’Europa con il Real Madrid. Nove Coppe dei Campioni gli spagnoli e Sette Coppe dei Campioni il Milan. Qui, sulla grande scena europea, in un contesto diverso dal giardino di casa, è un po’ dura cambiare le carte in tavola…
Sempre a questo proposito, sappiamo tutti bene che quando il presidente Moratti tenta di comunicare che per lui la partita più importante dell’anno sia Juventus-Inter e non Milan-Inter, lo fa proprio per la sua grande rivalità con i rossoneri. E’ un semplice tentativo di fare una battuta sul Milan, ma sanno tutti perfettamente che la gara più sentita per il numero uno interista è quella con i rossoneri. In questo contesto, è molto da apprezzare quello che ha dichiarato in questi giorni Gianfelice Facchetti: “Sì, Juve-Inter è la partita dell’anno, assieme a quella contro il Milan”. Bravo Gianfelice, è vero ed è giusto così. I milanisti sentono moltissimo le partite con Inter e Juve, gli interisti quelle con Milan e Juve e gli juventini quelle con le milanesi. Ci vuole così tanto a dire la verità?
Kaladze, onore delle armi. Chi segue le cose rossonere, sa che personalmente, e probabilmente in conflitto con la carica di Direttore responsabile del Canale tematico ufficiale rossonero e me ne dispiace, non sono stato tenerissimo con l’ultimo Kaladze al Milan. Dopo averlo difeso con convinzione e con cuore soprattutto all’epoca, Settembre 2009, delle due autoreti con la Georgia a favore dell’Italia, ero giunto con il passare dei mesi a pensare che non fosse più da corsa, che fosse diventato troppo brontolone, addirittura ingiusto nelle sue interviste al Corriere della Sera contro il Milan. E che rabbia per quell’errore nella prima amichevole dell’anno, Varese-Milan 2-0 con un primo tempo da dimenticare per la difesa rossonera proprio con lo stesso Kala nel mezzo. La stagione che sta facendo al Genoa, invece, è una grande dimostrazione di riscatto agli occhi di chi la pensava così, del sottoscritto in primis. In silenzio, con dignità, con continuità, Kala si è assolutamente ricostruito. E’ diventato un punto di riferimento saggio e sano per il Genoa, le sue prestazioni sono di cuore e di sostanza. Con ogni probabilità, lui aveva proprio bisogno di una squadra di questo tipo, dove riprendersi senza assilli e dover poter giocare con continuità, cosa che al Milan con Nesta e Thiago Silva sarebbe stata molto più difficile. Continuo a pensare che non fosse opportuno quel suo riferimento, l’estate scorsa, all’età di Mario Yepes che, al tempo, era un suo compagno di squadra. Yepes sta disputando una grande stagione, di rendimento e di qualita’ difensiva. Al di là di questo, che di fronte alla prova del campo può tranquillamente essere configurato come un dettaglio, complimenti Kala. Bella risposta. Niente da dire.
[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]
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