Il “fantasma” di Moratti, Prandelli e le scelte (im)popolari. Più Milan che Juve: vi dico perché

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Una volta ad agosto giravo tra l’Italia e l’Europa per costruire la miglior Juve possibile, senza gravare sui bilanci della famiglia Agnelli. Mi divertivo tanto perché era la mia passione, prima ancora che il mio lavoro. Scoprire giovani calciatori ancora sconosciuti era una professione e chiudere le trattative Ibrahimovic, Nedved, Zidane, Vieira, Emerson e tanti altri mi riempiva di gioia perché vedevo quella Juventus crescere negli anni. Si sudava tanto ma si suda anche a fare i giornalisti/opinionisti. La Redazione di Tuttomercatoweb mi fa lavorare anche a Ferragosto ma parlare e scrivere di calcio mi riempie di gioia come il primo giorno in cui iniziai a fare il Direttore Sportivo. Ringrazio i lettori per le 2.250 mail arrivate dopo gli ultimi due editoriali: rispondere a tutti sarebbe impossibile.

In questa mia estate, senza calcio, ho ricevuto diversi premi ed inviti; tra questi anche quello della “Versiliana”, un noto Bar di Forte dei Marmi, che ad agosto organizza dibattiti con diversi personaggi del mondo del calcio, della politica e della cultura. Partecipai già un anno fa, su invito del Direttore della manifestazione, Battaglia. Pochi giorni fa toccava a me, il 7 agosto, mentre il 4 presenziava Massimo Moratti. Pensate che mi è stata cambiata la data perché troppo ravvicinata al Presidente dell’Inter, mi fu detto che quel giorno bisognava parlare di politica a fu invitato Pier Ferdinando Casini. Il Direttore dell’evento mi propose un rinvio di data ma ovviamente alla Versiliana non ci ho messo più piede. Mi chiedo, come mai il Presidente Campione d’Europa, deve temere un confronto calcistico con il sottoscritto?

Tre temi vorrei trattare in questo editoriale pre-ferragostiano: Nazionale, Juve e Milan.

Partendo dal presupposto che l’Italia la guardo sempre volentieri, da tifoso azzurro malinconico e un po’ nostalgico, ho notato diverse defezioni in questo nuovo progetto Prandelli che rischia di nascere sotto suggerimenti sbagliati e scelte popolari. Questa nuova Italia aveva bisogno di un Commissario Tecnico con gli attributi; le convocazioni di Balotelli e Cassano mi sono sembrate troppo mediatiche e poco tattiche, Prandelli cercava il consenso generale, forse lo ha ottenuto se si considerano gli 8 milioni di telespettatori, ma questo è calcio non il Festival di Sanremo! Pensiamo al bel gioco ma ci manca la materia prima. Una società, in questo caso la F.I.G.C., che non saprebbe da dove ripartire. La confusione che regna sovrana in Via Allegri riguarda tutto e tutti: settore giovanile, Nazionale maggiore, rapporti con la Lega di Milano; insomma, un disastro senza precedenti. Ci preoccupiamo degli attaccanti non rendendoci conto dei problemi di centrocampo e, soprattutto, difesa. La prima cosa che si notava era l’imbarazzo di Motta, surclassato dall’avversario ivoriano. Poverino. Mi duole dirlo, o meglio ripeterlo, ma la morte della Juventus ha segnato la morte dell’Italia calcistica perché prima le strategie bianconere erano chiare: si puntava sull’ossatura italiana che facesse anche da serbatoio per la Nazionale, in modo da creare un filo diretto con la Federazione che dalla squadra Campione d’Italia traeva benefici. Oggi Abete da chi va? Da Moratti che non basa le proprie strategie sul bene del sistema ma, giustamente, su quello del proprio club? Il Milan potrebbe essere uno dei pochi club in grado di fornire ancora calciatori alla nostra benamata Italia, ma le difficoltà dei rossoneri sono sotto gli occhi di tutti. Ricordate Brown in Inghilterra? Due anni fa si impaurì quando l’Arsenal giocava con tutti stranieri e iniziò a mettere diversi paletti per il bene del sistema inglese. Adesso in Premier molte cose sono cambiate, anche la nostra Federazione si dovrebbe preoccupare di obbligare le società a schierare almeno 6 italiani in organico, ad esempio, senza fare guerre di potere con i Presidenti per un extracomunitario in più o in meno. Giancarlo Abete parlava di nuovo ciclo, ai microfoni della Rai, prima dell’amichevole di Londra. Per fortuna ero seduto in poltrona… Lasciamo perdere.

La Juventus è un po’ come questa Italia: si preoccupa di rifare l’attacco ma non si guarda alle spalle, dove si ritrova con una mediana fragile e una difesa vulnerabile. Leggo ogni giorno di Dzeko, ma a cosa serve? I bianconeri, finora, non hanno fatto mercato. Sono arrivati giovani e calciatori senza qualità. Lì davanti sono al completo perché tra Trezeguet, Iaquinta, Amauri e Del Piero i gol arrivano; statene certi. A Delneri manca una difesa solida, un giocatore che improvvisi e a centrocampo necessita di un Vieira e di un Emerson, solo così potrà colmare il gap da Inter e Milan. Si, aggiungo anche il Milan perché sono certo che qualcosa Galliani, su permesso di Berlusconi, farà prima del 31 agosto. Mi aspetto il “colpo” in via Turati: Ibra? Oggi considero la squadra di Allegri più completa rispetto alla Juve perché ha più solisti e individualità che ti consentono di vincere una partita se non hai il supporto della squadra, cosa che oggi mancherebbe ad entrambe. Nella Juventus c’è solo Del Piero, capace di cambiare un match con una sua prodezza. Vedi Modena. Il Milan ha Pato, Pirlo, Seedorf e Ronaldinho, anche se quest’ultimo rischia di diventare una “palla al piede” per Allegri.

Godiamoci qualche altro giorno di vacanza, poi via con due settimane frenetiche di mercato e soltanto alle 19 del 31 agosto potremo fare un bilancio definitivo.

[Luciano Moggi – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]