In fondo lo si sapeva. A questo Bari manca nafta, benzina. La partita contro la Fiorentina non ha fatto altro che rimarcare, ribadire a chi non lo avesse ancora capito, che le forze biancorosse son vicine alla fine. Nonostante il recupero in extremis di pedine importanti quali Almiron e Barreto, il collettivo di mister Ventura non incute alcuna paura all’avversario di turno. A dire il vero, è parecchio che il galletto non spaventa come una volta. E’, praticamente, la quarta partita che non si tira per nulla, o quasi, in porta; la terza, per giunta consecutiva, che non si portano punti a casa dopo la stessa. Se a questi dati desolanti si aggiunge anche una tristezza di gioco mai parente prima d’ora alla squadra di Ventura, si capisce facilmente che ci si trova d’avanti ad un problema serio, di difficilissima soluzione effettiva. Crisi? Per carità, non ne parliamo nemmeno. I risultati negativi delle ultime partite lascerebbero presagire proprio quello, ma non lanciamoci a capo fitto in uno stato di depressione, tentazione assai forte per la maggior parte dei supporter, che vedeno la loro creatuta indifesa e piena di frustrazione.
Emblematiche e, finalmente, vicine alla realtà le parole espresse da Ventura nel dopo-gara. Il Bari non è più quello di una volta, recita il mister, che sembra quasi rassegnato alla cosa. Si riprende, poi, quando dice di essere comunque fiducioso per il futuro, perchè conscio degl’obittivi reali del galletto. La sua compagine ambisce alla salvezza, e basta, e c’è tempo e modo per raggiungerla. D’accordo mister, e chi le dice nulla. Il problema qui, è un altro, di altra natura. I ragazzi sembrano svogliati, appagati, con poco voglia di lottare in campo. Le loro menti svuotate e prive di concentrazione, quella stessa concentrazione che li fece grandi la scorsa stagione. Il problema è questo, mister. I suoi soldati sembrano pugili in pensione, incapaci di difendersi da uno schiaffo di un bambino.
Il discorso tattico, come detto già in diversi altri editoriali, c’entra poco. Sono i singoli il problema, è il come si intende e si mette in pratica un detreminato modo di fare gioco. La cosa che rattrista maggiormente è vedere i galletti guardarsi negl’occhi tra di loro e abbasare la china, a dimostrazione d’impotenza. Se non fosse per la grinta pronunciata dell’algerino Ghezzal, i biancorossi si noterebbero poco in campo. C’è sufficenza nelle loro gesta, c’è appagamento nei loro sguardi. Gl’occhi della tigre sembrano svaniti nel nulla. La fame terminata con l’ultimo boccone, guarda caso proprio la Fiorentina, la passata stagione.
Una crisi quesi preannunciata, dunque, ma evitabile comunque. Si era a conoscenza del fatto che quest’anno sarebbe stata più dura, special modo se ad agosto non si fosse intervenuti sul mercato con bravura. Adesso la palla, come sempre, passa al mister. Allo stato attuale delle cose sarebbe difficile, se non impossibile, metter mani allo schieramento tattico della squadra. Ecco perchè, forse, è arrivato il momento di far sentire meno intoccabile qualche prima donna, che vive sugli allori di quanto consumato nel recente passato, e smetterla di essere grati ad oltranza a giocatori che nulla più possono garantire alla causa biancorossa come Castillo. E’ ingeneroso fare il nome dell’argentino, ma inevitabile. In panca che un certo Caputo che sarebbe certamente in grado, almeno, di arrivare sereno fisicamente al novantesimo.
Basta così, per il momento, anche perchè, altrimenti, bisognerebbe tirare in ballo i giocatori del Bari uno ad uno. Tutti bocciati sin’ora, sperando che presto ritornino gli eroi della passata stagione, che con le loro gesta eroiche contribuirono a rendere felici le domeniche dei tifosi del galletto.
[Andrea Dipalo – Fonte: www.tuttobari.com]