Il Genoa espugna il proprio campo e ritorna a sorridere assieme al suo splendido pubblico. E’ stata la vittoria dell’orgoglio, del cuore, ma anche della saggezza tattica di Gian Piero Gasperini. Prima di parlare della partita i miei lettori mi devono consentire una “licenza poetica” sull’arbitraggio di Giannoccaro. Il direttore di gara leccese oggi pomeriggio non ne ha imbroccata una, compresa l’ammonizione a Rafinha. E’ vero che il brasiliano ha malamente reagito su un avversario dopo aver subito un fallo, ma fino a quel momento l’arbitro aveva esacerbato gli animi dei giocatori rossoblù fischiando falli a sfavore a senso unico. Da segnalare anche, per onestà intellettuale, il fallo di mano di Toni nell’azione del gol di Palacio.
Poi sono giunte una ciliegina e una fragola sulla torta di Marassi con il rigore inesistente provocato dal fallo di Moretti (che c’era sicuramente) su Castillo: il contatto era avvenuto all’esterno dell’area dei 16 metri. Ecco l’altro frutto: l’errore dell’ammonizione del barese Parisi al posto di Gazzi che già aveva ricevuto un cartellino giallo e sarebbe quindi dovuto andare anzitempo sotto la doccia. Dunque sarebbe stata ristabilita la parità numerica.
Subito dopo Giampiero Ventura, il tecnico dei “Galletti”, ha sostituito Gazzi prima che l’arbitro potesse essere avvisato del suo enorme sbaglio. Penso che si stia avvicinando sempre più il momento in cui chiederò le dimissioni dei vertici dell’Aia e del capo dei designatori Stefano Braschi: la sensazione è che neppure la moviola potrebbe dare una mano alla raffica di pasticci delle giacchette (un tempo) nere. Ripeto ancora una volta: quando si capirà che l’arbitro è un elemento che influenza il gioco?
Torniamo alla partita. Gasperini ha cercato di far uscire il Bari dal suo “arrocco” difensivo con una mossa iniziale: Mesto che spaziava su tutto il fronte d’attacco senza restare fermo a sinistra. Su questa fascia Criscito è stato un vero e proprio Panzer che travolgeva tutto: strameritato il suo ritorno in Nazionale per la partita a Genova contro la Serbia. Invece a destra Rafinha e Palacio cercavano con i cross e le iniziative personali di scardinare il bunker di Ventura. E così è arrivato il gol di pregevole fattura dell’attaccante argentino con una “palombella” velenosa. Bisogna osservare però che rispetto alla scorsa stagione il Grifo ha cambiato pelle: ha perso velocità, ma è diventata una squadra molto tecnica e, a tratti, cinica e pragmatica. Ciò soprattutto per la presenza di due centrali a centocampo, Kharja e Veloso, che non accelerano il gioco ma lo accendono e lo ispirano con giocate di ottimo livello. Il contropiede del Bari ha messo in difficoltà due volte la difesa del Genoa, apparsa sbilanciata: ci ha pensato Eduardo con interventi da grande professionista qual è.
Dopo il pareggio dei pugliesi e l’espulsione di Moretti, c’è stata un’altra lieta sorpresa. Nè la squadra e neppure il suo tecnico hanno perso la “trebisonda”: anzi, i rossoblù hanno cominciato a picchiare inesorabilmente come un martello, con una serie di occasioni. Senza troppa velocità, come ho detto prima, ma con straordinaria razionalità hanno messo alle corde i biancorossi in superiorità numerica. Rafinha è stato spostato come frangiflutti a centrocampo con ottimi risultati: Gasp è tornato il “signore dei cambi” con l’ingresso di Milanetto e Rudolf nel finale. Dai e dai anche il ferro si squaglia: dopo una raffica di occasione è arrivato il gol di Luca Toni sotto la Nord che è letteralmente esplosa.
Adesso c’è la pausa per la gara della Nazionale al Ferraris per gli Europei. E’ giunta con perfetto tempismo: servirà per il recupero di Dainelli e Veloso (sempre che non sia presente col suo Portogallo) dagli infortuni in vista dell’impegnativa gara con la Roma all’Olimpico del 17 ottobre. Un’ultima annotazione: anche oggi le condizioni del prato del Ferraris erano insoddisfacenti. Comune di Genova e Sportingenova se ci siete, battete un colpo!
[Marco Liguori – Fonte: www.pianetagenoa1893.net ]
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