CURCI: in tanti l’avevano messo in croce ancora prima che firmasse il contratto, facendo riferimento alla montagna di goal incassati l’anno scorso con il retrocesso Siena (allora l’anno prima era un fenomeno?), ma un portiere va valutato sulla base di altri valori. Anche gente del calibro di Storari in passato, vedi a Messina, ha vissuto stagioni tribolate, costretto a riprendere la palla nel sacco fin troppe volte, ma il tempo ha dato modo a tutti quanti di attribuirgli il vero valore. Forse a Roma molti tifosi non lo vorrebbero più in giallorosso, a causa di errori compiuti da giovanissimo per inesperienza, ma la società capitolina finora non ha mai ceduto l’intera proprietà del cartellino, forse ci crede ancora, forse vuole monetizzare al massimo. A parte l’errore compiuto a Brescia, il rendimento di Curci è stato elevato, costante, garantendo sicurezza e tranquillità all’intero reparto. Se la difesa blucerchiata si è confermata un bunker, buona parte del merito va all’estremo difensore doriano. Voto: 7, il giocatore che non ti aspetti.
ZAURI: ha sudato con i suoi compagni per raggiungere il quarto posto, in estate si è allenato con la Lazio, è ritornato poi alla Samp in ritardo, per colpe non sue, senza poter contribuire alla causa nella doppia sfida contro il Werder Brema. Rendimento costante tra campionato e coppe, come da tradizione senza picchi elevati, né clamorosi cali. Affidabile, tatticamente prezioso, esperto, peccato per qualche guaio fisico di troppo che lo ha tolto di scena negli ultimi tempi. Voto: 6, uomo fidato.
GASTALDELLO: era e si è confermato tuttora uno dei nostri baluardi difensivi. Elegante, preciso, puntuale, professionista serio, uno che dà sempre tutto in campo, senza “se”, senza “ma”. Sta giocando alla grande, se ne sono accorti anche fuori Genova, soprattutto una delle persone più importanti, ovvero il Ct azzurro Cesare Prandelli che l’ha convocato più volte. Mazzarri, Del Neri, Di Carlo: sono cambiati gli allenatori, talvolta pure i moduli, ma il Gasta c’è sempre e la sua presenza si fa sentire eccome. Voto: 7, onnipresente.
LUCCHINI: ogni tanto qualche acciacco cerca di mettergli il bastone tra le ruote, ma lui non si demoralizza mai, non getta mai la spugna, va sempre avanti per la propria strada, la Samp ne ha avuto giovamento, Prandelli non l’ha perso di vista e l’ha convocato, dandogli il giusto riconoscimento. Forse meno dotato tecnicamente del Gasta, è più un difensore di “vecchio stampo”, ma poco importa, ce ne fossero…. La sua presenza non manca mai di farsi notare sugli attaccanti di turno, che devono sudare le proverbiali sette camicie per rendere vana la sua marcatura. Voto: 7, colonna.
ZIEGLER: in passato l’avevo criticato per non curare a dovere la fase difensiva e per qualche errore troppo clamoroso per poter passare inosservato (per es. il derby d’andata dello scorso anno). Grazie al proprio impegno e al lavoro dei tecnici passati in blucerchiato, l’esterno svizzero è migliorato notevolmente, garantendo non solo cross, spinta e sovrapposizioni, ma anche una copertura difensiva fatta con i fiocchi, oltre a bolidi su punizione. Qualche tifoso aveva ipotizzato un calo di rendimento e concentrazione visto il contratto in scadenza a giugno, invece, a prescindere da quale sarà il suo futuro e da quanto richiesto per l’eventuale rinnovo, in campo non si è mai risparmiato, confermandosi un professionista ineccepibile. Voto: 6,5, jolly.
CACCIATORE: il goal realizzato ad Eindhoven rappresenta l’apice di uno scorcio di stagione basato eccessivamente su alti e bassi. Alla seconda stagione consecutiva nella massima serie gli viene richiesta maggiore continuità di rendimento e attenzione in fase di marcatura, in modo da evitare svarioni, o disattenzioni pagate a caro prezzo, l’1-1 di Toivonen a Marassi rappresenta l’esempio più recente. Se dovesse terminare la stagione in blucerchiato, è chiamato a farsi trovare pronto, perché certi treni non passano tutti i giorni… Voto: 5,5, incerto.
VOLTA: l’anno passato era stato considerato dagli addetti ai lavori come il miglior difensore della serie B, niente da dire, ma la serie A e le gare europee sono proprio un’altra musica. L’ex cesenate non si è però fatto prendere dall’emozione e si è dimostrato una valida alternativa ai titolari. Nessuna grave sbavatura da ricordare, ma soltanto tante prestazioni da incorniciare. Voto: 7, autoritario.
ACCARDI: come troppo spesso gli accade da diversi anni a questa parte, gli infortuni ne hanno condizionato il rendimento e talmente centellinato le presenze in campo, da rendere impossibile una valutazione complessiva di quanto fatto nella prima parte di stagione. A Pietro auguro soltanto di poter tornare il fior di difensore ammirato con Novellino e Mazzarri. Voto: n.g., in cerca di fortuna.
SEMIOLI: un infortunio l’ha messo k.o. nel cuore della stagione, perdendo gli ultimi mesi di gare ufficiali del 2010. Anche lui, come il resto della squadra, ha tirato fuori il 110% del proprio potenziale nella gara di ritorno contro il Werder, poi il suo rendimento è calato in maniera evidente e costante, senza trovare un guizzo, una svolta, una giocata che potesse invertire la tendenza. Di Carlo lo ha spesso presentato come interno di centrocampo, un ruolo che sicuramente non si addice sicuramente all’ex viola. Voto: 5,5, l’ala che volava…
PALOMBO: il Capitano. Con il Werder ha dato tutto e di più, a Torino contro la Juve ha tirato fuori dal cilindro una delle migliori prestazioni da quando è arrivato alla Sampdoria nell’estate 2002: non “soltanto” corsa, grinta e interdizione, ma verticalizzazioni, cambi di gioco e assist da regista, fantasista. Sono state due occasioni da ricordare in uno scorcio di stagione stranamente altalenante: non sta riuscendo a migliorare in zona goal, eppure le conclusioni da fuori e i calci piazzati capitano frequentemente anche da occasioni favorevoli. Ha la stoffa per lasciare il segno, è un Nazionale, da lui ci si aspetta non “soltanto” la fame, la voglia, l’attaccamento del Capitano, ma un salto di qualità – quantità finora venuto talvolta a mancare in termini di continuità ed efficacia. Voto: 6,5, da lui ci si aspetta sempre di più.
TISSONE: sarà anche lento, ma forse è il centrocampista centrale più dotato tecnicamente in organico e sicuramente il più pericoloso, o il meno innocuo in fase di conclusione da fuori. Rispetto alla passata stagione gli infortuni l’hanno fatto respirare maggiormente e in campo la Samp ha trovato giovamento. Talvolta s’intestardisce nel possesso palla, non soltanto per uno dei principali difetti sudamericani o per la lentezza, ma spesso e volentieri per lo scarso movimento dei compagni, e finisce per perdere palle in zone assai pericolose, come avvenuto per esempio a Brema. Ha i mezzi tecnici e fisici per crescere ulteriormente, può essere la stagione per affermarsi davvero in blucerchiato. Voto: 6,5 il nostro sudamericano, grinta e qualità.
DESSENA: il suo impatto bis con l’ambiente blucerchiato non poteva essere migliore. Spazio nell’11 titolare, prestazioni gagliarde, nelle quali, come un vero uomo mai domo, ha lottato su ogni pallone, è uscito stremato dal terreno di gioco, facendo sentire il peso del vero incontrista. Con il passare delle giornate però il suo apporto si è rivelato sempre meno efficace e lo spazio, visto anche il ritorno di Tissone, si è ridotto fortemente. Ha l’occasione d’oro per smentire chi non lo vedeva in passato, ma deve sfruttarla a dovere per non essere costretto a vivere di rimpianti. Voto: 5,5 ad un bivio.
POLI: numerosi problemi fisici, il buon rendimento di Tissone e qualche scelta tattica di mister Di Carlo ne hanno fortemente ridotto lo spazio, perdendo di fatto il posto da titolare conquistato con pieno merito nella scorsa stagione. Nelle ultime apparizioni ha fatto intravedere qualche lento segno di ripresa, ma il vero Poli è un altro. D’altra parte è anche vero che non giocando con continuità dal 1’, sarà anche difficile dimostrare tutto il proprio valore. Il gioiellino blucerchiato dovrà continuare a guadagnarsi maggiore spazio durante ogni allenamento e, quando verrà chiamato dal mister per gare ufficiali, giocare da Andrea Poli, senza farsi prendere da eccessiva voglia di strafare, ma lasciando il segno come lui sa fare. Voto: 5,5, diamante da rispolverare.
GUBERTI: assieme a Pazzini è stato l’uomo in più delle prime apparizioni ufficiali. Devastante e capace di non dare punti di riferimento agli avversari nel ruolo di fantasista, sgusciante ed imprendibile da esterno. Dopo qualche mese di fisiologico e prevedibile calo psicofisico, sta tornando pian piano il giocatore che può fare la differenza, come dimostrato con il goal gioiello contro il suo ex Bari. La Samp si affida anche alle sue giocate per scardinare le difese avversarie; se non si intestardisce nel possesso palla e mette la grande qualità al servizio della squadra, lui andrà verso la definitiva consacrazione e avremo una freccia in più nel nostro arco, altrimenti le intenzioni resteranno tali e i sogni si perderanno per strada. Voto: 6,5, l’imprevedibile.
KOMAN: da un giovane, alla prima stagione di serie A nella quale può giocare con continuità, sono previsti picchi e cali di rendimento, grandi prestazioni sopra la media e prove sotto tono. L’importante è non esaltarsi eccessivamente nei momenti di euforia, non nascondere la testa sotto la sabbia quando le cose non girano per il verso giusto. Koman non è caduto in questi errori, ha seguito la strada dell’umiltà e del lavoro, rendendosi spesso utile per la causa blucerchiata, grazie al suo dinamismo, alla duttilità tattica e ai guizzi nello stretto. Ha tempo e modo per migliorare, ma la basi, non unicamente tecniche, ci sono. Voto: 6,5 Chi ben comincia, è a metà dell’opera…
MANNINI: dopo gli straordinari picchi ad inizio e al termine della scorsa stagione e i mesi di buio nella fase centrale, la piazza blucerchiata attendeva la seconda annata in blucerchiato per comprendere quale fosse il vero Mannini: quello devastante dei bei tempi, o quello impalpabile nelle giornate no? Forse, la verità sta, come spesso accade, a metà strada. Quest’anno ha fatto più fatica a ritagliarsi spazio nell’11 titolare, nonostante gli infortuni subiti da altri esterni. Soltanto in alcune occasioni e nelle ultime gare ha evidenziato qualche guizzo ammirato nelle migliori giornate, altrimenti è andato troppo a corrente alternata. Voto: 5,5 da decifrare.
PAZZINI: straripante, immarcabile, trascinato da una voglia di vincere senza confini, uomo singolo dell’impresa sfiorata contro il Werder. La grinta mostrata nell’esultanza per il goal speranza in Germania è l’emblema del suo modo di essere. Capita a tutti gli attaccanti un periodo nel quale la palla non ne vuole sapere di entrare, a lui è capitato, in concomitanza con le difficoltà della squadra a creare gioco e con l’assenza di Cassano. Tutto sembrava andare storto, ma non si è perso d’animo, ha capitalizzato in oro ogni palla giocabile, è tornato a gonfiare la rete, come prima, meglio di prima, in tutti i modi, di rapina come contro il Milan, con qualità e freddezza come a Lecce, strappando applausi a scena aperta contro il PSV. Voto: 8 Semplicemente “Pazzo”.
CASSANO: devastante contro le grandi (Juventus, Inter, Fiorentina), talvolta irritante ma talvolta delizioso (contro il Werder), impalpabile in Europa League, poi il caso e la cessione. In questo scorcio di stagione non ha collezionato numerose presenze, l’ha potuto fare fino alla trasferta contro l’Inter, prima che si arrivasse ad un punto di non ritorno. Quando aveva la voglia giusta, era davvero il valore aggiunto, il giocatore che da solo valeva il prezzo del biglietto, ma in questa parte di stagione pause prolungate, o gare prive del mordente richiesto hanno finito per renderlo talvolta quasi “normale”. Voto: 7, finchè c’è stato.
POZZI: in estate la società ha fortemente investito su di lui, prelevando l’intero cartellino dall’Empoli e la doppietta di ottima fattura realizzata contro la Juventus sembrava aver dato ragione a chi ha creduto sulle sue potenzialità. Da quel giorno però non è più andato in goal e sia quando il Pazzo ha perso momentaneamente la tradizionale vena realizzativa, che con Cassano fuori squadra, gli spazi sono incrementati, ma non è riuscito a lasciare il segno, andandoci davvero vicino soltanto con il Milan, Abbiati gli ha detto di no con un grande intervento, e a Kharkiv, dove ha sbagliato un goal già fatto. Voto: 5,5, per la serie “cosa vuoi fare da grande…”.
MARILUNGO: la società ha fatto bene a farlo rientrare alla base dove la positiva esperienza di Lecce, la prima da protagonista tra i professionisti. In cadetteria ha fatto la differenza, in serie A sta faticando come ci si poteva anche aspettare, ma non deve né abbattersi, né farsi prendere da episodi di nervosismo, vedi PSV. Questa stagione servirà per dargli un assaggio del calcio che conta, una volta terminata l’annata si valuterà se gli conviene restare un’alternativa di valore in blucerchiato, oppure disputare un’altra annata altrove per farsi le ossa. In campo si danna l’anima, ma, vista l’astinenza da goal e la discontinuità mostrata nell’arco dello stesso match, non raggiunge la sufficienza. Voto: 5,5, un fiore da far sbocciare.
DI CARLO: la cocente e beffarda eliminazione contro il Werder, gli infortuni di Semioli e Poli e il caso Cassano rappresentano fattori di grande rilevanza, giustificazioni più che valide, ma da soli non sufficienti comunque per spiegare frequenti carenze in termini di gioco e carattere, oltre ad un utilizzo non sempre adeguato del turnover. Si ha spesso la sensazione di non vedere una chiara identità di gioco e il mordente richiesto per evitare errati approcci alla gara, improvvisi black-out, oppure rimonte subite o soltanto rischiate. Trovato ormai lo schema da seguire e azzeccate le sostituzioni in corsa, le cose possono soltanto che migliorare con il mercato alle porte, anche se resta l’interrogativo di chi sostituirà Cassano. Voto: 5,5, bicchiere mezzo pieno, bicchiere mezzo vuoto.
LA SOCIETA’: in estate forse ha fatto il massimo mantenendo con i fatti la promessa di non cedere alcun pezzo pregiato, in estate forse non ha fatto tutto il necessario non andando a rinforzare l’organico laddove era necessario. Numericamente e qualitativamente l’organico era sicuramente in grado di superare il girone di Europa League, obiettivo però non raggiunto in campo dalla compagine allenata da Di Carlo. Al di là delle infinite opinioni sul caso Cassano, sulle modalità della sua cessione e sulla partenza di Gasparin, a gennaio la società si giocherà tanto in termini di ambizioni. Le dichiarazioni del Presidente Garrone fanno ben sperare, non resta che attendere, anche se la mancanza di un Direttore Generale potrebbe diventare un vuoto difficile da colmare. Voto: 6. Con l’obiettivo di diventare fonte e destinataria di entusiasmo.
DA COSTA, FIORILLO, ROSSINI, PADALINO, SAMMARCO, FORNAROLI n.g.
[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]
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