Cosa ha dato Mihajlovic alla Fiorentina? E’ questa la domanda da farsi in vista di una conferma – che sembra ormai scontata – che assolve il tecnico serbo dalla stagione deludente in termini di risultati, gioco e classifica.
I fattori che determinano l’andamento di una stagione sono tantissimi e non si ha mai la controprova di cosa sarebbe successo con un tecnico diverso. Ma se, ai fini del risultato complessivo, non sempre i meriti e i demeriti sono da ricondurre alla guida tecnica, ci sono alcune situazioni specifiche (che qui sotto analizziamo) nelle quali la mano dell’allenatore conta eccome.
Partiamo dai giocatori da inserire, cioè i nuovi acquisti estivi o quelli di gennaio in cerca di un rilancio dopo i primi mesi difficili. Tranne Boruc (che in quanto portiere fa storia a sè), Mihajlovic non è riuscito a valorizzare gli investimenti della Fiorentina, anzi. Nè Bolatti nè Felipe (che a Cortina paragonò a se stesso, evidentemente sbagliando valutazione) sono stati recuperati, tanto che a gennaio entrambi sono stati rispediti lontano da Firenze. Ma decisamente maggiore è la responsabilità del tecnico viola nel fallimento in viola – in questi primi 9 mesi – sia di D’Agostino che di Cerci, dei quali non è riuscito a fare emergere neanche una parte delle loro qualità. E pensare che un regista dai piedi buoni era stata la sua prima richiesta in sede di mercato – così almeno rivelò Corvino -, segno che problemi di convivenza tattica con Montolivo neppure lo sfioravano. E che di Cerci disse “è un giocatore che mi è sempre piaciuto tantissimo” salvo poi non riuscire mai a farlo giocare decentemente. Tutta colpa dei giocatori?
Di certo è un luogo comune pensare che la figura del mister sia determinante nella crescita dei giovani. Ruolo in cui peraltro lo stesso Mihajlovic si è spesso elogiato. Ma quali sono stati i risultati? Nella rosa della prima squadra viola di questa stagione c’erano 3 giovani, oltre allo sfortunato Jovetic: De Silvestri, Ljajic e Babacar. Il primo già esperto per età anagrafica (’88) e per ‘vissuto calcistico’ (tre stagioni in serie A alle spalle e la fascia di capitano nell’Under 21 italiana), era chiamato alla stagione della consacrazione. Ma di progressi tecnico-tattici non se ne sono visti e anzi Lollo ha finito col perdere il posto a vantaggio di Comotto. Ljajic doveva essere la stellina della squadra, dopo i 7 milioni versati per lui al Partizan e le incoraggianti apparizioni del campionato scorso. Su di lui Miha puntava tantissimo… forse troppo, tanto da assegnargli il ruolo di vice-Jovetic. E sappiamo com’è andata. Babacar era invece il ‘bambino’ del gruppo, ma per la società già pronto per fare il vice-Gilardino, e pure in questo caso segnali di crescita, dopo quasi una stagione intera passata in panchina, non se ne vedono.
Menomale che c’è stato Camporese, un altro giovane – su cui però le aspettative erano nulle – con il quale Mihajlovic è stato coraggioso ed è stato ripagato. Anche se poi alla prima partita non impeccabile se ne sono perse le tracce. E’ comunque lui la nota di merito più significativa dell’attuale gestione tecnica, forse l’unica. Eppure la società non sembra insoddisfatta del lavoro di Mihajlovic tanto da averne già, di fatto, decretato la conferma. Forse perchè i vertici della Fiorentina fanno parte di quella schiera che considera il ruolo dell’allenatore se non marginale, sicuramente non determinante. La stagione d’oro del Napoli? L’Udinese e il Parma che vanno all’opposto dopo essersi scambiati i tecnici? Il Lecce pieno di giovani e scarti che si salva bene? Tutto dipende dal caso, o per dirla con le parole di Andrea Della Valle sul Napoli, sta alla fortuna di “pescare jolly come Cavani”… Siamo sicuri?
[Simone Bargellini – Fonte: www.violanews.com]
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